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HAL

Un racconto di Flavio De Angelis


Giro.
Avete presente quei film di fine secondo millennio dove gli astronauti venivano espulsi dalla navicella e cominciavano a viaggiare nello spazio infinito rinchiusi nelle loro tute spaziali?
Molti erano già morti, ma gli altri, che fine hanno fatto?
Una domanda alla quale ora, finalmente, potrò dare una risposta.
Sto valutando le alternative, ma prima di prendere una decisione lasciate che vi racconti cosa ci faccio nel sistema stellare di Alpha Ognonis a 4.5 parsec dalla terra, a 300.000 chilometri dal pianeta dei Nispaz, viaggiando nella mia esotuta a 45 Chilometri al secondo.
Il mio nome è HAL. No, non quel HAL, di artificiale non ho nulla, se si eccettua ovviamente l'innesto macroglobulare di protocarnetina, scoperta nel 2058 da Ernst Rubbenauer e che ha elevato la vita media dei terrestri a 265 anni. Ma quello è ormai obbligatorio dalla nascita ed è stato difficile opporvisi.
Sono nato nell'Europa unita nel gennaio del 2165. Mio padre mi contrabbandò per qualche migliaio di euro ad un mercante americano a sei mesi. Gli disse chi mi chiamavo Alfredo, ma che in realtà, poteva chiamarmi come gli pareva. Il mercante, uomo di superba immaginazione, decise che Al andava bene, ma con l'acca davanti.
Tutto questo, ovviamente lo venni a sapere molto tempo dopo. Me lo disse prime di morire, proprio il mercante americano, quando, a diciotto anni gli piantai a titolo di ringraziamento per i bei anni passati al suo servizio, un vecchio alare, di un vecchio camino, proprio nel cuore.
Avrete certo capito che la mia non è stata una vita facile. La forma di riscatto dal proprietario che avevo scelto non era certo la più legale, ma si sa, chi non è rivoluzionario a diciotto anni, non sarà conservatore a centosessanta.
E così, quando diciotto mesi fa, i Nispaz atterrarono contemporaneamente sul Cibali di Catania, sul Three River Stadium di Filadelfia ed in altri ottocentotrentadue stadi sparsi su tutto il globo, stavo proprio per mettere in piedi il più grosso traffico di Hostess a livello mondiale.
Erano fatti abbastanza come noi. Certo, con gli occhialetti tridimensionali che davano a Disneyland nel 1999 si potevano vedere meglio, ma anche in 2D non erano malvagi.
Ci somigliavano abbastanza. A parte la lunga proboscide che gli usciva dallo sterno ed al fatto che era difficile distinguere i tre sessi.
E, ne sarete convinti, questo era l'handicap più importante per il mio business.
Vi ricorderete tutti che in segno di pace e di fratellanza tra le nostre razze ci portarono la pillola macrobiotica autoriproduttrice che in tre mesi risolse il problema della fame nel nostro, ormai piccolo, mondo.
Era così struggente vedere quelle tensostrutture impiantate proprio dai Nispaz nei villaggi più sperduti dell'Africa nera che accoglievano migliaia di piccoli bimbi in coda per la loro razione, sufficiente a nutrirli per una settimana.
Ed eravamo così riconoscenti delle strutture civili che stavano impiantando per accogliere le loro famiglie. Case, palazzi, piscine, palestre, rete elettrica e fognaria. Tutto quello insomma che non era mai stato fatto da nessuno del nostro mondo.
Negli Stati uniti, ovviamente, in quattro mesi erano sorte più di venti sette religiose che vedevano nei Nispaz il segno dell'intervento divino ed il Culto della Proboscide, come veniva ormai comunemente chiamato, riceveva nuovi adepti a percentuali di crescita degni delle vecchie elezioni ungheresi.
Ma, sarà stato per la mia educazione, sarà perché sono diffidente di natura, che non riuscivo ad unirmi al coro degli entusiasti dei Nispaz.
Un po', forse e devo ammetterlo, perché tutta questo buonismo imperante, aveva spinto sempre più i miei clienti ad un uso minore del mio, peraltro qualificatissimo, personale. Non passava giorno che non ricevessi almeno una telefonata di disdetta, con la scusa che… beh, stasera ceno con mia moglie, …. stasera esco con i bimbi,….. stasera leggo un bel libro. Insomma gli affari andavano male, sembrava che le puttane non interessassero più a nessuno.
E così decisi di scavare un po' a fondo. Le mie conoscenze altolocate mi permisero di entrare nel gruppo di contatto creato appositamente per il reciproco miglioramento degli scambi interculturali fra le due razze. Divenni anzi uno dei membri più in vista e più attivi. Presi ad uscire con loro anche di sera, e.. mi vergogno un po' a dirlo ebbi anche alcuni rapporti che definire sessuali è certamente una esagerazione data la mancanza di apparati riproduttivi esterni nei Nispaz, ma che mi lasciarono soddisfatto ed appagato.
Stavo quindi per cambiare la mia idea negativa sul popolo di oltre galassia, quando una sera tornando a casa cominciai a chiedermi del perché non utilizzassero mai la proboscide, che rappresentava a prima vista la loro peculiarità più importante. Niasapeg, il capo delegazione, mi aveva spiegato che si trattava di un retaggio della specie derivante dalle condizioni ambientali del loro pianeta natale e che la regressione genetica non aveva fatto ancora il suo corso, ma a me quella proboscide sembrava ben attiva e sempre in movimento.
Avevo tentato, durante gli approcci di cui vi parlavo prima, di eccitare la parte in questione pensando di fare cosa gradita, ma il rifiuto sdegnoso che avevo ricevuto mi aveva consigliato di lasciar perdere tali pratiche.
Eppure e ne ero sempre più convinto, a qualche cosa doveva servire.
La soluzione arrivò, come sempre accade, facendo due più due, o meglio tre più tre considerato il sistema numerico a base sei dei Nispaz, vedendo Niasapeg tornare soddisfatta dal bagno delle signore in un ristorante in cui, come al solito aveva ingerito o finto di ingerire, ora ne sono convinto, la solita pillola macrobiotica e basta.
Ed era la più ovvia di tutte, la ruota attorno a cui girano tutte le trentasettemila, ora lo sapevamo, razze conosciute dell'Universo.
Io mi rifiutai. Smisi di mangiare, o meglio, mangiai solo riso, cominciai a bere solo limone spremuto senza acqua di contorno, mi ribellai in sostanza.
Cercai di fare comunicati, di portare altri sulla mia strada, ma fu tutto inutile. Sembrava che non importasse nulla a nessuno, che…beh….insomma era solo un modo per ringraziarli della loro venuta e di quanto stavano facendo per tutta l'umanità.
Ed allora fuggii. Presi una delle loro navi, per raggiungere il loro pianeta di origine e vendicarmi, portai con me tutto il necessario, ma a 400.000 chilometri da Nispaz, ovviamente, venni abbattuto.
Ed ora giro e giro,….. e giro.
Ma ora ho la mia libertà, non sono e non diventerò un animale da allevamento produttore di rifiuti organici per il sostentamento dei Nispaz.
La mia esotuta a riciclo continuo delle scorie, ora mi viene da ridere a chiamarle così, mi assicura un nutrimento continuo per altri settantadue giorni
E la mia pipì, una volta riciclata, non è così male.