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Il Ristorante Natura

Fra tutte le specie senzienti, le specie erbivore o vegetariane sono la maggioranza (non assoluta però), le specie esclusivamente carnivore una minoranza e le specie onnivore circa un terzo del totale conosciuto. Le ultime sono le più attive, sul piano dei rapporti interspecie: evidentemente l'erbivoro è legato al proprio pianeta, alla "terra", al suolo; il carnivoro agli erbivori del suo pianeta; l'onnivoro può mangiare di tutto ed è goloso di tutto, quindi, più cibi conosce, meglio è. Per sopravvivere sviluppa una specifica curiosità alimentare: se tutto può essere cibo, prima si assaggia e poi si decide se è o no cibo.

Gli onnivori sono più curiosi, quindi avvantaggiati nell'evoluzione. Per lo meno a constatare i risultati a livello di Agorà e a livello di raggiungimento della capacita di essere "senzienti". Se alla lunga questo poi sia o meno un vantaggio, è ancora tutto da dimostrare. Dato che ci aspettano circa altri 15 miliardi di anni prima della fine di tutto, e che noi e gli altri siamo qui da meno di due milioni di anni, beh, è un gioco ancora tutto da giocare.

Resta però drammaticamente vero che, come ho avuto modo di dire altrove, la vita, tutta la vita, si nutre di altra vita. E' vero che esistono le piante che si nutrono solo di minerali e di sole, ma è anche vero che esistono piante che si nutrono di altre piante, e piante che si nutrono, parzialmente o totalmente (non sulla Terra, quest'ultima cosa, o per lo meno non ancora nell'ecosistema terrestre) di carne di animali.

Sembra che la vita, tutta, e quella senziente a maggior ragione, sia una scommessa fatta da qualcuno (il Caso o il Creatore, scegliete voi) per combattere e vincere l'Entropia. Una scommessa più o meno in questi termini: questo universo finirà, qualunque cosa vi accada; la vita produce prima o poi l'intelligenza che tenta di sottrarsi a questo destino, aspirando e provando in vari modi a realizzare l'immortalità, propria e, necessariamente, dell'Universo; nel corso del gioco, la vita, per durare, accelera l'Entropia distruggendo in qualche modo se stessa. E' una ben strana contraddizione, ma a me sembra innegabile.

E per sopravvivere dobbiamo mangiare, e per mangiare ci dobbiamo nutrire di altra vita, fosse anche solo quella vegetale. Del resto, se un moderno computer vive, e siamo in molti a crederlo, anche lui si "nutre" di energia, che, se anche non viene sottratta alla vita, viene sottratta alla quantità globale dell'energia dell'universo.

...L'unico vero crimine, o il più grave, è lo spreco di energia: che assume due forme essenziali, il cibo buttato via (perché troppo o mal cucinato o per ingordigia o inappetenza) e le guerre. Il fatto che non sappiamo con certezza cosa sia accaduto prima di "questa" Agorà, non ci permette di nasconderci dietro un dito: la o le versioni precedenti dell'Agorà si sono autoestinte in guerre catastrofiche, questo è certo.

E la fonte di tali guerre è stata, molto probabilmente, l'incapacità di masse di esseri senzienti di reggere la paura del diverso. Ma la soluzione non sta nel combattere questa paura.Sta nell'accettarla, nel tollerarla, nel garantire il diritto alla paura, insieme all'imposizione del dovere della tolleranza, o almeno delle leggi che impediscono quei gesti di intolleranza che sono lesivi dei diritti altrui. Ma soprattutto nel dire a tutti: se hai paura, non temere; almeno il diritto alla paura, per te, è intoccabile. Personalmente ritengo che, alla fine di tutto, questa paura sia solo la paura di essere mangiati.

(Tratto da "Specie senzienti, catastrofe finale e paura", di R.Turturro)

Il sistema dei Talponi aveva molti pianeti abitati. Ci dirigemmo su un pianeta dal nome abbastanza strano, "Riserva di Caccia" era la traduzione in koiné che gli dava il popolo che lo possedeva e che si trovava a sole due ore di navigazione in over-drive dalla parte opposta del sistema rispetto a Bookohdeetulpuh, il pianeta base dei Talponi. Dovevamo pulire a fondo la nave e sebbene ultrasuoni e radiazioni innocue per gli umani siano un ottimo sistema per eliminare batteri e polvere in condizioni normali, considerando quanto "materiale" ci avevano lasciato i nostri ultimi ospiti, l'unico mezzo veramente adatto a pulire era la buona vecchia acqua. Su Riserva ce n'era tanta, mentre su Bookohdeetulpuh praticamente niente. L'incredibile abbondanza di acqua sui pianeti fuori del sistema solare era stata una grossa sorpresa per i primi scienziati terrestri che vi erano atterrati o che ne avevano avuto le prime notizie da parte degli Zingari; ma pare proprio che l'acqua sia, insieme ad ossigeno e metano, fra gli elementi più comuni dovunque; non che ce ne sia tanto da meravigliarsene, visto che uno dei suoi componenti principali, l'idrogeno, è in assoluto la materia più abbondante nell'universo.

In realtà, per lo meno nella nostra Galassia, tutti i pianeti abitati da forme di vita evolute, anche se non necessariamente senzienti, sono pianeti ad atmosfera o prevalentemente a base di ossigeno o prevalentemente a base di metano; intendiamoci, "a base di ossigeno" non vuol dire necessariamente respirabile per gli esseri umani o per tutte le specie Ox, anzi: questo succede ad un pianeta su mille. Per questo volendo creare colonie conviene mondoformare un pianeta sterile sulla base delle proprie esigenze, anche perché contemporaneamente alla liberazione dell'ossigeno dalle rocce, si può creare anche un ecosistema microbico di base (batteri, funghi, virus, microvegetali, eccetera) su misura della propria biologia. D'altra parte uno su mille non vuol mica dire che sono pochi, anzi: l'un per mille di centinaia di milioni, significa che i pianeti adatti sono relativamente comuni. Secondo gli archeogalattologi questo accade perché la nostra galassia ha dato una specie di "impronta genetica" ai suoi pianeti; come se ci fossero galassie a base di pianeti con ossigeno e galassie a base di pianeti con, che ne so, argon o ammoniaca. Per saperlo dovremmo avere dati di almeno un'altra galassia da confrontare con la nostra; ma la più vicina, anche in overdrive, è ancora troppo lontana!

Ci mettemmo a lavare l'astronave a fondo e con calma: non avevamo fretta perché la deviazione su Altair IV aveva fatto saltare alcuni degli appuntamenti che avevamo e per i quali eravamo stati sostituiti da altre navi della Compagnia. Saremmo stati raggiunti lì da un'altra astronave per un incarico simile a quello appena svolto, ci avevano detto, ma sicuramente più facile. Nel frattempo pulissimo l'astronave e ci riposassimo.

Fu fatto. Con gli shuttle scendemmo a prendere l'acqua ad un paio di tonnellate alla volta e bastarono due voli. La stiva fu pulita dai robot e svuotata in volo atmosferico. Poi ognuno di noi cominciò le pulizie di stretta pertinenza; io pensai alle cucine ed alla mia stanza.

Cancellare l'odore di cacca dall'aria fu infine possibile con un ricambio totale dell'aria di bordo, effettuato fuori dell'atmosfera di Riserva: cioè fummo costretti ad uscire dall'atmosfera, sigillare tutto ciò che doveva restare sotto atmosfera e non poteva indossare una tuta (gli animali e le serre, per dire) , indossare tutti le tute da spaziofondo ed aprire boccaporti, hangar ed ogni apertura possibile per disperdere ogni molecola d'aria nello spazio; manovra che i manuali di bordo prevedevano solo in casi tipo inquinamento da gas nervini; ma noi c'eravamo stati vicini!

A quel punto ci potemmo dedicare al riposo. Dopo un paio di giorni di dolce far niente, quando a parte gli addetti ai turni di bordo, erano quasi tutti scesi sul pianeta, chiesi, trepitando, il permesso per una franchigia.

La prassi per la richiesta di un permesso era semplice: si inoltrava la richiesta sul proprio terminale al computer di bordo che automaticamente controllava turni, incarichi di lavoro, eventuali punizioni ecc. e, se non c'era nulla in contrario, concedeva il permesso, previa l'approvazione tacita del comandante sul cui terminale venivano automaticamente inviate tutte le richieste concesse. Normalmente Chaka non li guardava nemmeno. Stavolta però, insieme al permesso trovai un suo messaggio sul mio terminale.Diceva:

"Badi a non mettersi nei guai,Turturro. Stavolta per lei c'é la corte marziale."

"O-la-là! E' quasi un messaggio d'amorve." si impicciò Chef.

"Fottiti!"

"Non posso, non ho alcun requisito sessuale fruibile."

"Si che ce l'hai, sei una forsennata checca isterica!"

"Moi? Gay? Ah, bien, peut-etre...non lo saprvemo mai, mon petit-choux. Rviguardati e aurevoir."

Scesi, finalmente, e stavolta solo. L'atmosfera di Riserva era respirabile per gli umani a patto di prendere regolarmente degli immuno-rafforzatori e di iper-ossigenarsi tutte le sere per una ventina di minuti. La cosa non era difficile perché sul pianeta c'era una grossa base scientifica mista ma a prevalenza terrestre, con intorno una minicittà a fornire servizi di tutti i tipi.

Il pianeta derivava il suo nome dall'uso che ne facevano gli Oocch-aellee; questi erano una specie senziente che aveva acquistato il pianeta secoli prima dai Talponi ( che essendo animali sotterranei abituati a vivere in un pianeta roccioso e povero d'aria e d'acqua, di uno ricco d'aria, d'acqua e di foreste, non sapevano proprio cosa farsene) e l'adibiva appunto a riserva di caccia. Gli Oocch-aellee erano veri e propri volatili, simili ai grandi predatori terrestri come le aquile o gli avvoltoi ma con una apertura alare di sei, sette metri ed un corpo lungo due, escluso il becco che, da solo, erano altri 80 centimetri. Pur civili e nello spazio da millenni, gli Oocch-aellee amavano cacciare, né più né meno come avevano fatto per eoni interi sul loro pianeta d'origine.

Avevo fatto amicizia con Aldus, il mio omologo alla base, a cui mi ero presentato per i soliti contatti fra formalità, interesse e buona educazione. Aldus era simpatico, giovane anche lui ed anche lui come me appassionato di cucina, al punto di preferire di lasciare la Terra pur di lavorare seriamente nelle colonie. E mi ci trovai molto bene dato che aveva un bel giro di amicizie, fra cui diversi alieni ox, fra i quali spiccava (non fosse altro per mole) Mario, un giovane cacciatore Oocch-aellee (ovviamente non si chiamava Mario, ma mi aveva detto che, dato che il suo nome vero era troppo lungo e praticamente impronunziabile, nei suoi rapporti con la nostra specie aveva scelto quello, come nome ufficiale, quindi di chiamarlo cosi. Una sera, dopo alcuni giorni che ero sul pianeta, discutevo con lui di comportamenti simili fra le nostre specie.

"Anche noi sulla terra cacciavamo per necessità e per un certo periodo anche per sport, ma consideriamo ormai la cosa non solo fuori moda, ma addirittura disdicevole ed anti-ecologica; in pratica non lo fa più nessuno dal vero; lo si fa solo in appositi spazi molto ampi attrezzati con robot, ologrammi e bersagli mobili. Gli animali in libertà sono rispettati e controllati, e mai uccisi per puro divertimento. Ti dirò che ormai lo consideriamo non solo un comportamento primitivo, ma una vera e propria nevrosi da curare."

"Anche noi Oocch-aellee, sul nostro pianeta, non cacciamo più per motivi di rispetto ecologico, ma che c'entra la nevrosi?"

"Non so che dirti, a noi sembra che cacciare significa solo dare sfogo ai propri istinti omicidi in un modo barbaro ed ai danni di tutti, anche se soprattutto di animali che non possono difendersi."

"Non possono difendersi? Ma che cosa stai dicendo, come e cosa cacciate o cacciavate voi sul vostro pianeta?"

"Beh..." stavo per dirgli "per lo più uccelli" , ma mi fermai in tempo.Non si sa mai quanto un alieno possa essere permaloso e se è più grosso e più pericoloso di te, fai bene ad essere moooolto educato! "...animali di tutti i tipi e dimensioni con armi lancia proiettili a lunga gittata."

"Ma questa non è caccia, è sterminio. Noi Oocch-aellee cerchiamo sempre prede grosse e pericolose e le uccidiamo o con gli artigli o con una lancia. Per un Oocch-aellee, quella di cui parli tu, non è una forma di caccia legittima nemmeno in caso di morte per fame!"

Gli Oocch-aellee, mi disse, cacciavano in questo modo. Arrivati nella zona prescelta per la battuta con le astronavi della loro razza, scendevano con gli shuttle sul pianeta dove venivano raccolti da speciali mongolfiere, che erano in realtà un tipo di animale del loro pianeta, enormi e abitabili. Lì restavano usando la mongolfiera come base di partenza; pur essendo abili al volo, per non stancarsi usavano le mongolfiere stesse o degli alianti con i quali spaziare il più possibile sul pianeta. Restavano a cacciare anche venti giorni di seguito, nutrendosi della cacciagione che riuscivano a catturare, cacciando sempre e solo esemplari più grossi di loro, o comunque pericolosi ed in grado di difendersi in qualche modo efficace, a rischio quindi della vita. Praticamente cacciavano "corpo a corpo", per il quale fra becco, artigli e rostri sulle ali, erano più che ben attrezzati! Riserva era stato comprato secoli prima perché si trattava di un pianeta pieno di un incredibile numero di forme di vita.

Intervenne Aldus:

"Che è il motivo per cui ci siamo noi terrestri. Ricerche biologiche, anzi xenobiologiche. Vedi, questo pianeta ha un volume, e quindi una superficie, molto più vasti della Terra, ma una densità inferiore, con un nucleo fatto di pochi metalli pesanti. Quindi la gravità è inferiore a quello che ci si potrebbe aspettare, inferiore a quella terrestre. Ma ha anche una storia evoluzionistica tutta sua. L'evoluzione ha seguito, sui vari pianeti abitati, linee diversissime, con risultati diversissimi, ma con alcune linee guida essenziali. Ad esempio, la sopravvivenza del più adatto all'ambiente, del più adatto, bada bene, non del più forte, e la creazione di specie predatorie e specie predate, con una gerarchia alimentare che comprende le famose piramidi alimentari che abbiamo scoperto noi sulla Terra 5 secoli fa. Tutte queste specie si collegano in una catena d'alimentazione che normalmente ha alla base una qualche forma di vegetazione, da cui tutto parte, o comunque una forma di vita che sfrutta direttamente l'energia solare o quella termica dei pianeti stessi e che è la base della piramide. Anche qui, su Riserva, queste linee di massima sono state rispettate ma con alcune particolarità veramente eccezionali. Le specie predatorie e predate ci sono ma sono un numero enorme, implausibile; vegetali ed insetti ci sono anch'essi in milioni e milioni di specie; e noi siamo qui proprio per capire perché. Pensa che non ci sono deserti su questo pianeta, solo foreste o oceani, che per una specie di contrappasso sono sterili!"

"Sterili?" chiesi "ma come è possibile?"

"Sono quattro anni che ce lo stiamo chiedendo!"

"Si, in effetti voi terrestri siete molto curiosi, spesso anche per cose sciocche!" disse Mario ridendo, cioè emettendo un ripetuto cigolio di cardine arrugginito.

Ammise, però, che le ricerche erano utili ed interessanti e che lo "zoo" dei ricercatori era senza dubbio uno spettacolo da non perdere. Ci andai e ammisi che aveva ragione. Lo "zoo" era in realtà un campionario di animali e piante del pianeta, tutti in stasi, alcune migliaia di scatoloni trasparenti con dentro veramente di tutto.

Passammo insieme un paio di gradevolissimi giorni, anzi devo dire che, grazie alla capacità degli Oocch-aellee di sopportare bene l'alcool e di trovarlo di loro gradimento, ci ubriacammo insieme e cementammo con il whiskey la mia prima amicizia con un Alieno. Poi Mario partì per le sue battute di caccia.

Conobbi poco dopo Cathrine, una giovane xenobiologa Neos molto intelligente e molto carina e dotata di molti argomenti in molti sensi. Oltre a farci molta compagnia ( finimmo a letto molto facilmente, quasi senza accorgercene, tanto stavamo bene insieme), negli intervalli, parlavamo molto: io di cucina e lei del suo lavoro. Mi spiegò come lo studio della flora e fauna del pianeta fosse non solo affascinante ma di fondamentale importanza per lo sviluppo di nuove teorie evoluzionistiche. Infatti sembrava che sul pianeta questi milioni e milioni di specie con milioni di individui l'una, vivessero predandosi l'un l'altra in un ciclo in cui nessuna sembrava essere mai solo preda, ma era sempre predatrice di qualcos' altro, ma in un equilibrio perfetto ed apparentemente stabile da milioni di anni. Era questa la cosa più importante; gli xenobiologi, terrestri ed alieni, avevano una teoria: c'era qualcosa qui che poteva forse dare tranquillità ai popoli dell'Agorà. Tutti infatti sapevano ( o meglio, nel giro degli xenobiologi da qualche hanno era di moda parlarne) che l'attuale stato di equilibrio interspecie era destinato a finire, come era già successo almeno altre due volte, a dar retta agli archeologi.

"Intendi dire...guerra?" chiesi smettendo di fare una cosa molto più interessante ai suoi...beh, smettendo."Fra popoli dell'Agorà?"

"No. Intendo catastrofe totale.'disse lei sospirando, non so se per la preoccupazione o perché avevo smesso di... insomma perché avevo smesso.

"Probabilmente è già successo qualcosa del genere oltre 150.000 anni fa ed ha causato la fine della civiltà interspecie per 148.000 anni, oltre la distruzione di un numero non precisato di specie e di pianeti. E probabilmente, da certi segni trovati qua e là, sui pianeti più antichi, deve essere successo almeno un'altra volta, oltre 250.000 anni or sono. Ora, se è una tendenza delle specie Senzienti quella di provocare prima o poi una megacatastrofe interplanetaria (noi umani la chiamiamo Apocalisse Galattica), scoprirne i perché ed i percome potrebbe, forse, evitare le prossima. E su questo pianeta, unico nel suo genere, forse c'é la risposta...ah, si, continua così..."

L'ultima frase ovviamente aveva poco a che vedere con la sopravvivenza delle specie dell'Agorà. Tranne una, tecnicamente parlando.

Probabilmente avrei passato tutta la franchigia a cucinare i miei piatti forti per Cathrine e a preparare molti zabaglioni per me, se cinque giorni dopo la partenza di Mario, Aldus non mi avesse chiamato. Mario era nei guai e agli Oocch-aellee servivano dei volontari umani per un tentativo di salvataggio, volevo essere della partita? Dissi ovviamente di sì e mi feci accompagnare da Cathrine alla sede centrale dei laboratori umani.In una grande sala piena di umani e di Oocch-aellee, vidi anche Chaka e mi chiesi che ci stava a fare li, ben soddisfatto di non essere io il responsabile.

Un Oocch-aellee stava parlando:

"...stava volando per la sua battuta di caccia ad una distanza di circa tre ore di volo dalla piattaforma.Ha visto una preda, in cima ad una piccola collina quasi libera da ogni vegetazione, ed ha lasciato l'aliante per catturarla. Quando è stato a livello di terreno ha colpito sì la sua preda, ma ne è stato a sua volta ferito, seppure in modo non grave; non era però in grado di volare e in questa condizione di vulnerabilità è stato aggredito da altre forme di vita locale; si è difeso validamente e si è visto costretto ad entrare nel folto della foresta, ma non ha potuto evitare che una di queste forme, una pianta carnivora, lo catturasse, trascinandolo sempre più verso il folto ed il sottobosco. Ha ucciso anche la pianta ed ora è momentaneamente fuori pericolo ma in condizioni pressoché disperate: e ferito, non si può quasi più muovere, senza cibo ed esposto a tutti i predatori della zona, anche se ha trovato rifugio temporaneo all'interno del corpo cavernoso della pianta stessa..."

Fece una pausa.

"Sappiamo dov'é, la sua radio ed il suo tracker funzionano perfettamente ma..." aprì le ali in un gesto di impotenza incredibilmente umano, come se stesse stringendosi nelle spalle "...noi Oocch-aellee non possiamo fare nulla per lui ed abbiamo bisogno di aiuto per il recupero."

Fece un segno , le luci si abbassarono ed apparvero degli ologrammi della zona.

"Vedete? La foresta è troppo folta. Non solo non possiamo volare al suo interno, non possiamo neppure inoltrarci a piedi, a meno di scavare un tunnel nel verde, tanto grande da permetterci di volare o di saltellare: noi infatti non siamo capaci di "camminare" come i bipedi e saremmo esposti a mille forme di attacco. Non abbiamo veicoli adatti alla bisogna su questo pianeta e non c'è tempo di farne venire dal Pianeta Nido. Non possiamo inoltre sterilizzare la zona con i laser od altri mezzi iperdistruttivi, perché potremmo danneggiare chi vogliamo salvare, non sapendo dove è, se non in linea di massima e non al centimetro. E rischieremmo comunque: il problema è che non solo non abbiamo i mezzi meccanici per farlo, non abbiamo nemmeno il tempo. Ci serve l'aiuto di qualcuno che possa inoltrarsi nel folto ed il più presto possibile: non sappiamo quanto Rhradkwyzzdad possa resistere". Rhradkwyzzdad era il nome vero di "Mario", avrete capito perché lo avevamo ribattezzato.

Iniziò una discussione breve ed intensa. Gli Oocch-aellee chiedevano l'aiuto degli umani: eravamo l'unica altra specie sul pianeta in grado di organizzare una spedizione. Chiesero specificamente l'aiuto dei marines della Mummenuh, sia in nome dell'ospitalità concessaci ( in fondo il pianeta era loro, e non avevano chiesto un centesimo per ospitare la stazione scientifica, solo di essere informati sui risultati delle ricerche) sia in nome della solidarietà fra senzienti.

Chaka prese la parola.

"Non c'é alcun problema, Grandi Ali. Se finora non sono intervenuto, era solo per aspettare che venisse delineato il quadro della situazione.Uno shuttle già staziona sopra il luogo dove il vostro compagno è prigioniero, ed una pattuglia di marines è già diretta verso la zona con un altro shuttle. Stavamo solo aspettando una sintesi dei problemi ad opera dei nostri xenobiologi. Signor Runjo?"

Runjo stava confabulando con gli scienziati della base scientifica. Chiese alcune conferme e prese la parola a sua volta.

"Credo che l'unica soluzione sia calare un mezzo corazzato con a bordo una diecina di marines in tuta corazzata da combattimento da spaziofondo. Per evitare spore, spine, temperature e gas venefici dovranno avere autonomia respiratoria e protezione come se fossero sulla paratia esterna di una astronave. Da quello che mi dicono i miei colleghi l'unica speranza di farcela è essere molto rapidi."

"Perché rapidi?" chiese Chaka

"Perché ne sappiamo pochissimo delle forme di vita di questo pianeta. Sappiamo solo che sono milioni e ne sono state censite sinora oltre 250.000, anche se si ritiene di essere intorno all'uno per cento del totale. Non sappiamo realmente cosa troveranno i marines quando saranno lì."

Chaka non era affatto contento della situazione.

Il secondo shuttle con a bordo uomini e mezzi arrivò in zona nel giro di pochi minuti e cominciò a calare gli uni e gli altri. Noi seguivamo tutto in un grande schermo nella sala, direttamente dalle telecamere montate sugli elmetti dei marines.

Scesero sulla collina in cui Mario aveva attaccato la sua prima preda e si inoltrarono nel folto.Sullo schermo era un susseguirsi di visioni di verde e di movimenti di animali piccoli e grandi di tutti i tipi, i quali per lo più si tenevano lontani dai nostri uomini; quelli che si provavano ad attaccarglisi, per lo più, dopo poco, venivano attaccati da altri o se ne andavano da soli.Era un bailamme di movimenti ed era uno strano vedere. Avete presente un caleidoscopio? Beh, immaginate di esserci dentro e che il caleidoscopio sia tutto lo spazio che vedete intorno a voi, per molti metri, e tutto intorno a voi si muove più o meno velocemente. Faceva paura ed affascinava al tempo stesso; era davvero un serpente con il becco e con le ali quello che avevo visto attraversare il campo visivo di una delle telecamere? E quel masso coperto di muschio che si era alzato improvvisamente allontanandosi su una ventina di zampe da cicogna, che animale era? Ed erano solo due animali che ero riuscito a vedere abbastanza bene e a lungo da poterli fissare sulla retina!

"Procediamo con qualche difficoltà, signore, sembra che tutti gli animaletti della zona ci vogliano assaggiare" disse faticosamente Mc Cones.

"Direi che è letteralmente vero." disse Runjo.

Fu un avvicinamento di due ore, e furono le due ore più tremende che una pattuglia di marines della Mummenuh avesse mai affrontato: migliaia di animali, animaletti e piante tentò di aggredire, avvolgere, divorare gli uomini. Due uomini furono feriti da cadute improvvise ed uno si sentì male per un crollo psicologico. Furono rinviati allo shuttle tramite funi metalliche calate dall'alto fra non poche difficoltà. Chiesi a Runjo come era possibile che Mario ce l'avesse fatta da solo e lui mi rispose che gli Oocch-aellee avevano una pelle estremamente resistente, un vero e proprio cuoio, inoltre, in caso di pericolo, emettevano una specie di sudore, che oltre a permettere il raffreddamento del corpo aveva l'ulteriore funzione di difenderli da aggressioni di vario tipo dato che era velenosissimo per qualunque essere vivente che respirasse ossigeno e al quale ovviamente loro erano autoimmuni: non c'è niente da dire, avevano veramente un metabolismo da perfetti cacciatori.

La situazione precipitò all'improvviso. Erano vicinissimi al segnale di Mario quando Mc Cones si inoltrò in una piccolissima radura, che sembrava di roccia coperta di muschio verde, improvvisamente nel giro di pochi secondi lui e sei dei suoi dieci uomini si trovarono coperti da quel verde che si mosse come una coperta semovente, li fece cadere a terra e li immobilizzò. Stendendosi di nuovo, lasciò apparire sette piccoli cumuli.

I quattro al bordo della radura rimasero impietriti dall'orrore, poi presero a sparare nel muschio.

"Fermi!" urlò Chaka "Sergente, mi sente?"

La voce ansante di Mc Cones ci raggiunse dallo schermo.

"Sì, signore, nessun pericolo immediato, signore, ma siamo immobilizzati..."

Fece un controllo in locale "Anche gli altri uomini sono nella mia stessa situazione: non ci possiamo muovere ma stiamo bene."

"Runjo?" chiese Chaka

"E' una specie di animale-muschio, capitano, un animale e non una pianta. Non lo avevamo riconosciuto perché in questa parte del pianeta le sottospecie hanno tutt'altri colori e sono più piccole.Si nutre di elementi minerali e di luce, come il muschio terrestre, ma si sposta e non disdegna integrare la dieta con insetti e piante; è praticamente onnivoro."

"Perché li ha attaccati?"

"Non li ha attaccati. Erano solo una superficie in più sulla quale estendersi, lo fa anche con altri animali, che normalmente muoiono soffocati e non vengono digeriti. I nostri uomini hanno una autonomia respiratoria di almeno otto ore, giusto?, quindi non corrono rischi immediati."

"Shuttle Beta!"

"Sì, signore?"

"Pronti a calare altri uomini..."

Mi era venuta una idea.

Mi rivolsi a Runjo e gli feci alcune domande; gli esposi la mia idea e per una diecina di minuti ne parlammo con gli altri scienziati della base. Runjo, a questo punto, si rivolse al Capitano che stava progettando una seconda spedizione di recupero per la prima.

"Signore, credo che andando avanti così, prima o poi, i nostri uomini e l'Oocch-aellee ci lasceranno la pelle. Ne sappiamo troppo poco sulla vita del pianeta."

"Cosa suggerisce, signor Runjo?"

"Ecco... Mastro Turturro ha avuto una idea." Chaka mi guardò storto e mentre Runjo stava per continuare:

"La faccia esporre a lui, allora."

Runjo lo guardò perplesso, poi si strinse nelle spalle.Io mi raschiai la gola e:

"Ecco, signore, l'idea è di rischiare un po'..."

"Non avevo dubbi."

"Sì.Ecco.Vede, la situazione è pericolosa e irresolubile al tempo stesso.Non sappiamo cosa possa ancora succedere, né quali animali o piante incontreranno, né se ce la faranno a ritornare. Rischiamo di perdere l'Oocch-aellee ed i nostri uomini e per salvarne uno, perderne venti."

"Arrivi al dunque."

"Credo che l'unica soluzione sia mettere la natura , "questa" natura, contro se stessa."

"Come?"

"Usando i molti esemplari dello "zoo", già catturati altrove e simili a quelli che abbiamo visto sinora, tirandoli fuori dalla stasi ed immettendoli in quella zona."

"E quale sarebbe il vantaggio?"

"Concorrenza alimentare, signore, e probabilmente anche riproduttiva. In altre parole se immettiamo specie affini,ma diverse, in quella zona, la loro somiglianza farà si che entrino in competizione. Dati i ritmi di questo pianeta, probabilmente varie forme di lotta si scateneranno immediatamente. Il muschio, ad esempio, probabilmente lascerà liberi gli uomini e tutte le altre forme di vita saranno troppo occupate a combattere fra loro per preoccuparsi di noi."

"Runjo?" chiese il malfidato.

"Ci siamo consultati e riteniamo si possa fare. Purché si agisca con estrema rapidità. Quello che può succedere dopo i primi cinque - dieci minuti non lo sappiamo.Anzi, lo sospettiamo e ci fa paura."

"Sarebbe a dire?"

"Beh, il crollo di un ecosistema così delicato, complesso ed equilibrato potrebbe essere un vero e proprio dramma."

Chaka chiese il permesso agli Oocch-aellee, che lo concessero.Venne fuori perché erano così disponibili: "Mario" era l'equivalente di un loro principe. Doveva essere salvato anche a costo di distruggere mezzo pianeta.

Shuttle Beta tornò alla base e caricò diverse casse di esemplari che gli scienziati avevano già catalogato e che stavano per spedire ai vari centri ricerca sui pianeti, più altro materiale che venne raccolto al volo in quella ed in altre zone. Dopo due ore, le specie importate furono immesse nella zona dove erano prigionieri Mc Cones ed i suoi. In particolare tre diversi tipi di muschio, di tre diversi colori, furono messi a contatto con quello verde.

Fu impressionante: il muschio si agitò come un lenzuolo in una tempesta, lasciando immediatamente liberi gli uomini, e cominciò a lottare contro gli altri tre. Sembrava di vedere delle coperte che si facevano a pezzi. Se non fosse stato pericolosissimo sarebbe stato comico.

Mc Cones, preavvertito, appena libero si precipitò verso la pianta carnivora dove era nascosto Mario; tagliarono, aprirono, lo tirarono fuori, lo imbracarono alle funi, ci si attaccarono tutti e via, fuori dalla foresta in tre minuti e mezzo in totale. Una operazione da manuale, dinanzi alla quale gli Oocch-aellee emisero suoni e commenti di apprezzamento.Devo dire che pur facendo finta di fare l'indifferente, Chaka gongolava...

Mc Cones e gli altri fecero appena in tempo. Le specie immesse erano state in tutto 14, le "cugine", per così dire, di quelle che ci avevano attaccato in quelle due ore.

Bastarono ad alterare l'ecosistema di quella zona, in un raggio di due chilometri.

Detto così, "alterare l'ecosistema" , non rende però bene l'idea, anzi, è l'eufemismo di un eufemismo.

Tutti cominciarono a mangiare tutti.

"E' stato tremendo!" mi disse Cathrine due giorni dopo "non credevamo ai nostri occhi: delle 14 specie importate 6 sono state eliminate da quelle locali, ma le altre 8 hanno vinto loro sulle locali eliminandole completamente in tre ore. Senonché, le locali erano in qualche modo in simbiosi con tutte le forme di vita della zona, le nuove no; il che ha provocato una reazione a catena. Le telecamere che abbiamo lasciato sul posto ci hanno mostrato scene da incubo in cui letteralmente tutti hanno cominciato a mangiare tutti, o anche semplicemente ad uccidere. Le telecamere a terra sono andate distrutte dopo 2 ore, ma dall'alto si può ancora vedere cosa accade; o meglio: ciò che galleggia. E' come un enorme calderone ribollente di duecento metri di diametro che si allarga e si restringe, e "bolle" di una vita e di una violenza contronatura!"

"No, contro natura no." dissi io "Tu hai una idea della natura come di una specie di mamma benigna, il che è profondamente sbagliato."Madre natura " non esiste, è una idea romantica del XIX secolo, nutrita e coccolata dopo di allora da tutti. In realtà nella migliore delle ipotesi la natura è una matrigna indifferente. Nella peggiore è solo un enorme, immenso, interplanetario ristorante."

Lei mi guardò strano e:

"Cos'é, deformazione professionale?"

"Ma no! Dai, pensaci un attimo. Parliamo per comodità della Terra. Il ciclo è: batteri e piante che si nutrono di minerali, luce e acqua; gli animali erbivori che si nutrono di luce, acqua e piante; i carnivori che si nutrono di erbivori, luce ed acqua; al'interno di ogni gruppo ci sono i parassiti che si nutrono del cibo prodotto da qualcun altro. La vita si nutre della vita: ci sono piante parassite che si nutrono di altre piante; e siamo tutti sul menù, compresi noi esseri umani. Lo siamo stati per lo meno per milioni di anni e come hai visto due giorni fa, potenzialmente lo siamo ancora. Credimi: la natura è un ristorante in cui tutti sono al tempo stesso al tavolo e sul menu. In realtà, in questo niente di nuovo.Ciò che è successo ti dovrebbe far pensare rispetto all'altro problema che dovete risolvere."

"Sarebbe a dire?"

"Beh, quello delle Apocalissi Galattiche."

"Non ti capisco..."

"Io credo che una possibile spiegazione sia proprio l'immissione di specie troppo simili fra di loro nell'Agorà. Su questo pianeta, ad esempio, si è creato un perfetto equilibrio che permette a milioni di specie diverse di vivere, predandosi sì, ma senza scatenare quel bailamme che abbiamo scatenato noi. E perché? Perché il muschio verde ha la sua zona, il suo territorio in cui vive e si riproduce mantenendosi identico a se stesso, che è la quintessenza dell'istinto di conservazione. Ha però eliminato completamente dal suo territorio i muschi marrone, rosso e blu. Quando noi li abbiamo messi a contatto, si sono distrutti a vicenda. Non avevano alternative, perché avevano le stesse abitudini alimentari e riproduttive, ma erano diversi e simili al tempo stesso. Il muschio poteva convivere con gli alberi ed i funghi o con gli animali della sua zona, ma con altri muschi no."

"Dove vuoi arrivare?" mi disse lei freddamente.

Ed io che avevo capito benissimo cosa stava per succedere, non fui capace di tacere:

"Io credo che le Apocalissi nell'Agorà siano state provocate dal contatto troppo ravvicinato fra specie troppo simili fra di loro. Credo che sia necessario, per il futuro, controllare e regolamentare seriamente l'immissione di razze nuove nell'Agorà. E ad ogni buon conto rivedere anche l'immissione di razze già accettate."

"Ti rendi conto che quello che stai dicendo è razzismo puro?"

"Forse, ma forse no. Per ora va tutto bene. Ma cosa accadrà fra diecimila anni, quando le razze dell'Agorà saranno non 2000 come è ora ma 20.000?"

"Sarà una bellissima società multirazziale e multietnica."

"Forse. Speriamo. Anzi costruiamola. Ma pensa a Riserva. E' bastato spostare 14 specie, per altro affini, da un territorio ad un altro per scatenare un inferno.14 su 250.000 censite sinora su un numero probabile di 2.500.000!"

Finimmo con il litigare di brutto. E finì anche malamente la nostra breve storia. Cosa volete?Io non sono mai stato disposto a dire bugie per fare l'amore. Per questo forse non ne ho fatto mai quanto volevo. Ero sicuro di aver ragione anche per un motivo molto semplice. Cathrine era una Neos, di Kumpawdaepheeawree, e si considerava una illuminata antirazzista perché sul suo pianeta viveva a contatto con gli alieni Kumpaws e con le due razze pseudo-umane degli Alfa e dei Beta. In realtà su Kumpawdaepheeawree non lo sanno se sono o no razzisti: il razzismo è un fatto individuale, né di razza né di cultura. E se io so di non essere razzista, lo so solo perché da bambino sono stato ipno-vaccinato. Come tutti gli spaziali del resto. Non mi potrei permettere di lavorare a contatto con degli alieni , altrimenti.

I Neos non lo fanno, non praticano l'ipno-vaccino, sostenendo che è un mezzo artificiale, forzato, non volontario, non culturale. Spesso, quindi, reagiscono da razzisti, dato che le reazioni di base di autodifesa sono alla base del razzismo. Ma la loro cultura rifiuta il razzismo come incivile, specie per gli intellettuali. I quali per non cadere indietro cadono avanti e diventano fanatici antirazzisti per nascondere quel tanto di razzismo che si portano dentro.

La mia teoria poteva benissimo essere sbagliata.Ma non perché l'avevo costruita intorno al mio (inesistente) razzismo: io "non potevo" essere razzista, per lo meno rispetto a specie diverse dalla mia. Spaventato, razionalmente preoccupato rispetto a certe tematiche sì, ma razzista no. Questo per lo meno mi avevano detto i dottori e questo, però, constatavo io stesso ogni giorno da quando ero salito sulla Mummeenuh. Cathrine ad esempio si dichiarava antirazzista, accusava me di razzismo, ma non aveva piacere a stare vicino ai Neoumanisti, che accusava di essere razzisti, ma soprattutto di "puzzare, di avere un odore diverso e sgradevole, anche se si lavavano, per via di come si nutrono" e via discriminando, con razionalizzazioni di una ingenuità tale da far sorridere qualunque terrestre, che i razzismi li conosceva bene.

Lasciammo il pianeta una settimana dopo. Cena, addii, ringraziamenti, alcuni interessanti assaggi di cucina Oocch-aellee, in un banchetto preparato in onore dei salvatori ecc.

Il "calderone" come era stato battezzato si stava raffreddando. Al centro, dove tutto era cominciato, in un raggio di duecento metri non c'era più niente di vivo, nemmeno i batteri. Certo lo spazio sarebbe stato presto rioccupato dalla vita, ma una bomba ai neutroni non avrebbe ottenuto un effetto inferiore.

Olla Podrida

Ricetta tratta da " Il Turturro, Manuale di Cucina Spaziale, 8va Edizione" di Rudy "Basilico" Turturro

Dosi

Variabilissime

Note e variazioni

E' un piatto ultra-terrestre ma si presta a qualunque tipo di carne e di ingrediente si possa trovare su qualunque pianeta purché con metabolismi e basi chimiche compatibili con quelli umani.

E' il piatto che cucinai personalmente nel corso di una delle cene di addio prima di lasciare Riserva. Mi era venuto in mente quando avevo pensato al "calderone" come avevano chiamato il bailamme provocato sul pianeta.

"Olla podrida" vuol dire letteralmente "pentola putrida": la pentola è quella di coccio tipica di tutti i paesi costieri del Mediterraneo dell'antichità e che diventava puzzolente per tutta la roba che vi veniva cucinata in generale (spesso era l'unico tegame da cucina delle case dei pescatori o dei poveri tout court) ed è anche in particolare il piatto che così si chiamava; piatto che in realtà è buonissimo anche se è possibile che nell'uso popolare dei poveri le carni usate non fossero delle migliori ( e di qui la puzza). Il piatto è di origine spagnola.

Se lo volete fare "alla terrestre" scegliete i pezzi che preferite di manzo, maiale, agnello, montone, pollo, selvaggina ed aggiungete le frattaglie, le verdure che preferite, fagioli, tanti, tantissimi ceci, le spezie che preferite ed immergete il tutto nella pentolaccia di coccio, coprendo con poca acqua e fate andare a fuoco lento, per il periodo di tempo che vi pare il più adatto.

Se lo volete fare "all'aliena" sostituite le carni terrestri con carni aliene usando solo l'accortezza di usare carni e verdure dello stesso pianeta: se usate carni di pianeti diversi non potete sapere cosa può accadere.

L'"olla podrida" è uno dei piatti al tempo stesso più facili e più difficili da fare; farlo e basta e farlo in modo commestibile è facilissimo. Veramente mettete tutto a freddo e lasciate cuocere lentamente ed è fatta. Ma si può fare in modo tale da dare come risultato uno specifico mix di sapori. E' evidente che è difficile fare due "olla podrida" uguali ed è altresì vero che si tratta di un piatto molto creativo ed "a rischio" al tempo stesso. Ma come tutti i piatti delle cucine popolari è un piatto geniale; con il tempo e l'esperienza troverete la vostra ricetta personale. Nel frattempo sperimentate pure.

Non lo dovrei dire ma secondo me le zuppe di pesce migliori si fanno più o meno allo stesso modo...

 

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