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Prenderli per la gola

Per vivere non è essenziale cucinare. Certo si vive male, ma si può mangiare verdura e frutta crude e perfino la carne cruda è commestibile (può non piacere, ma resta commestibile). Intendendo, quindi, per cucinare qualunque atto più o meno complesso (ad esempio anche solo condire di sale l'insalata tagliata in pezzetti) che alteri lo stato naturale del cibo, beh, cucinare non è un atto essenziale alla sopravvivenza.

Lo è alla felicità. Mangiare cucinando e preparando i cibi, li rende più gradevoli, molto più gradevoli e quindi rende più gradevole la vita. Ci dà più motivi per vivere.

E allora il cuoco merita di essere pagato, adeguatamente retribuito nella misura in cui il suo lavoro è un lavoro complesso, raffinato, soddisfacente.

E' lecito arricchire? Domanda alla quale gli esseri umani ( e molti non umani) danno risposte di tutti i tipi, con mille se, e ma, e distinguo vari.

Se (come io ritengo) è lecito arricchire onestamente, non c'è altro limite al margine di ricchezze che si può raggiungere che la propria abilità.

(Tratto da "Il lavoro del cuoco come attività professionale integrale" di R.Turturro)

"La corte marziale della Mummeenuh è in riunione sotto la presidenza del Comandante Chaka 'Nkomai."

La voce di Boss, il computer centrale era sempre stata molto poco personalizzata. Dipendeva soprattutto dal fatto che era molto "giovane": era stato "montato" all'inizio del viaggio e ancora non aveva una personalità da esprimere. Come Chef, ad esempio, anche se Chef aveva una personalità disturbata, certo.

Disbrigate le formalità di rito, Chaka mi rivolse la parola.

"Allora, signor Turturro, lei è accusato di diserzione e di aver subornato una civiltà umana; ha già dichiarato di non volere l'assistenza di un legale. Conferma?"

"Sì, signore."

"E' sicuro che sia una buona scelta?"

"Signore, lascerò giudicare a lei. Ritengo di poter spiegare tutto quanto è accaduto semplicemente raccontandolo. Mi permetta di farlo."

"Va bene, cominci allora, e ricordi che quanto dirà verrà registrato e potrà essere usato contro di lei.Lei è assente ingiustificato dalla Mummeenuh a partire dall'atterraggio sul satellite, di ...., otto mesi fa.Cominci da lì."

Ok.

"Allora... dopo l'atterraggio sul satellite, io mi sono trovato isolato dallo shuttle all'interno del velivolo atmosferico in compagnia di Browne..."

"La interrompo subito, mi scusi. Conferma la morte di Browne, secondo le modalità del rapporto preliminare?"

"Sì, signore."

"Proceda"

"Beh, è presto detto, quando abbiamo visto la Mummeenuh allontanarsi e lo shuttle lanciarglisi dietro, abbiamo capito che c'era qualcosa che non andava. Il radar di bordo ci ha avvertito della tempesta solare in arrivo e allora abbiamo dovuto prendere una decisione molto veloce: il satellite non aveva né atmosfera respirabile, né fonti di cibo; la tempesta avrebbe sicuramente messo fuori uso il velivolo, o per lo meno i suoi impianti elettronici. Dato che avevamo aria per un paio di giorni al massimo e voi di sicuro non sareste tornati prima della fine della tempesta, che sarebbe sicuramente durata di più, beh eravamo evidentemente destinati a morire. L'unica speranza era cercare di raggiungere, fuori dell'atmosfera del satellite, il punto zero fra le due gravità, quella del pianeta e quella del satellite, e cercare di atterrare sul pianeta, planando se possibile in ampie orbite."

"Cioé, usare un velivolo per il volo atmosferico per un volo interplanetario. Impossibile."

"No, signore, solo improbabile. Le gravità dei due corpi sono tali che, con un po' di fortuna, ci si poteva riuscire. Infatti ci siamo riusciti facilmente. Il problema vero non era raggiungere l'atmosfera del pianeta di fronte a noi, ma di riuscire ad atterrarci senza prendere fuoco per l'attrito."

"Chi ha fatto i calcoli per le orbite?"

"Browne, con l'aiuto del calcolatore di bordo, ed improvvisando ad occhio molte variabili. Non era convinto, ma sapete com'era: amava scommettere, e quando gli ho chiesto quali erano secondo lui le nostre probabilità di sopravvivere sul satellite, dopo la tempesta, ha detto zero; e quelle di farcela a passare intatti l'atmosfera del pianeta?, una su mille , disse. Poi si mise a ridere e disse che, in confronto, erano ottime. Insomma ce l'ha fatta. Ha calcolato le orbite , siamo partiti, e , assistiti da tutti gli dei degli spaziali, ce l'abbiamo fatta, sia pure per il rotto della cuffia. Siamo sopravvissuti solo perché nelle ultime ore abbiamo potuto respirare l'aria del pianeta."

"Dopodiché avete subornato la cultura del pianeta, arricchendovi..."

"Signornò. Io non ho sfruttato la nostra tecnologia per arricchire, lo giuro. Su questo pianeta, della nostra tecnologia, non sanno che farsene, anzi. E non ho usato nessuna forma di addestramento ricevuto, equipaggiamento o armi in dotazione per subornare i locali, figuriamoci, subornare i Gurbahtaellaesee! Sarebbe più facile convincere un Neorazzista ad accoppiarsi con una Mutante. Lei non ci crederà, ma abbiamo seguito alla lettera il regolamento: ci siamo adattati e confusi con la popolazione locale per quanto ci era possibile. Non dico che non abbiamo tentato di violare il regolamento, no, onestamente eravamo disperati e ci abbiamo provato. Ma non ha funzionato, anzi ci ha ficcato più che mai nei pasticci. I soldi che ho guadagnato, però, me li sono guadagnati con il sudore della fronte. Anche se sembra difficile crederci, lo so: ho fatto portare a bordo quasi due tonnellate d'oro, di platino e di pietre preziose di tutti i tipi, ma giuro li ho guadagnati onestamente. Naturalmente, per provarlo sono disposto a sottopormi a qualunque siero o macchina lei voglia usare."

"Vedremo. Vada avanti e mi parli della morte di Browne"

"Atterrammo, anzi, ammarammo fortunosamente, in prossimità di una spiaggia, che avevamo individuato durante una delle orbite. Il velivolo rimase a galla per il tempo necessario per mettere in acqua un battello gonfiabile e pochissime cose, praticamente solo armi e razioni da sopravvivenza. Ci dirigemmo a riva e, nascosto il canotto, ci inoltrammo. Ci orientammo alla meno peggio, con l'idea di non tenerci troppo lontani dal mare e di dirigerci verso l'interno, che avevamo notato essere coperto di foreste.La biologia del pianeta è perfettamente compatibile con quella umana.Ma ad un punto che ci lasciò sorpresi.Vede, comandante, il pianeta deve essere stato colonizzato con umani e con animali terrestri molto prima del nostro contatto con l'Agorà, addirittura alcune decine di migliaia di anni orsono."

"Come può dirlo?"

"Sul pianeta erano evidentemente compresenti, nello stesso ambiente, specie provenienti da due linee evolutive assolutamente diverse.

Era molto evidente: ci sono animali identici a quelli terrestri, ed altri che sulla terra o sono estinti o non sono mai apparsi.Questi ultimi sono evidentemente il frutto di una evoluzione locale delle specie terrestri importate, ma da quelle chiaramente discendono.Ma ci sono anche tantissime specie, forse la maggioranza, che non possono essere terrestri, neanche in caso di mutazioni radicali.Tanto per dirne una, i vertebrati di queste specie autoctone sono tutti esapodi, hanno tutti sei arti, così come i vertebrati terrestri ne hanno quattro.E analogo discorso vale per l'unica specie senziente del pianeta, quella umana.Sono evidentemente umani a tutti gli effetti, ma non sono coloni post-Agorà, dato che hanno tradizioni, rovine, reperti archeologici, di tutto insomma, che fanno risalire la storia scritta ad oltre 4000 anni e quella leggendaria molto più in là. Gli abitanti di Gurbahtaelluh sono i discendenti di nostri remoti antenati, portati da chissà chi su quel pianeta"

"Non risulta traccia alcuna di una migrazione di questo tipo nei file di questa o di altre navi." disse Chaka.

"Occorrerà riscrivere i libri e riprogrammare i file, signor comandante. Di sicuro molti millenni orsono qualche razza Aliena ha fatto un esperimento di colonizzazione di questo pianeta con esseri umani ed animali terrestri di tutti i tipi. E sarà interessante indagare per scoprire chi, quando, come e perché. Comunque non è questo il punto. Il dato di fatto è che il pianeta è abitato da umani di diverse razze, alcune delle quali non esistenti sulla Terra. Sapevamo di non dover interferire in alcun modo con le realtà locali, ma di doverci limitare a sopravvivere al meglio e basta. E ci abbiamo provato. Appena riusciti a garantirci la sopravvivenza, scoprendo che potevamo nutrirci di animali e frutti locali, siamo entrati in contatto con gli "indigeni" in diverse occasioni, ed in vario modo, nei primi due mesi di permanenza sul pianeta.

Abbiamo studiato ed imparato una delle lingue base del pianeta, una lingua veicolare, usata da gruppi diversi; si tratta di una lingua di chiara origine indoeuropea, per quanto si sia allontanata enormemente dalla matrice, il che ci ha fatto suppore che la "colonizzazione forzata" del pianeta risalga a quando quelle lingue si formarono, oltre 20.000 anni fa. All'inizio, Browne aveva teorizzato la possibilità di impressionare i locali con lo sfoggio della potenza delle nostre armi, ma l'idea non ha funzionato.Non poteva funzionare."

"Era comunque un reato."

"Lo so, signore. E so anche che non dovrei dirlo, dato che non è qui a difendersi, ma non era stata una mia idea. Browne sosteneva che, visto che eravamo per sempre esiliati sul pianeta, non eravamo più tenuti a rispettare le regole dell'Agorà. E che quindi tanto valeva diventare dei pezzi grossi locali. Io mi sono detto contrario, ma lui non mi ha dato mai retta. Anche perché, fin dal primo giorno, le armi le aveva lui. E se le era tenute."

"Sta dicendo che l'ha minacciata?"

"No, signore, non ce n'era bisogno. Io non avevo intenzione di aggredirlo né di assecondarlo. Ma ci hanno pensato i Gurbataelluh a fargli cambiare idea."

"Si spieghi meglio"

"Gli abitanti di questo pianeta sono organizzati, ovunque sul pianeta, in una forma sociale che ricorda molto le città-stato dell'antica Grecia: "polis" autonome, con un territorio ampio ma non superiore a quello percorribile da un essere umano in un tempo breve, diciamo da tre a trenta giorni. La "cultura" dominante per così dire è un misto fra il Giappone Medioevale, quello dei Samurai, per intendersi, e la Polis Greca del quinto secolo avanti Cristo: solo gli adulti liberi e maschi hanno diritto di voto, i diritti sociali e politici sono connessi all'essere guerrieri; ci sono associazioni, gruppi organizzati, che io ho chiamato Gilde, che coprono di fatto la tutela dei diritti di chiunque lavori, produca qualcosa, dai vasai ai commercianti, dai professori ai contadini. Il tutto è molto ben equilibrato, c'è perfino, anche se non è ufficiale, una Gilda delle Donne, che in teoria non hanno potere politico o diritti politici, ma che all'atto pratico condizionano enormemente le scelte dei governanti della Polis."

"Che c'entra tutto questo con Browne?"

"Le ho detto che i diritti sono collegati all'essere guerrieri. Ora, l'etica del guerriero, per un abitante del pianeta, è tutto. Sono combattenti estremamente efficienti; ad esempio praticano un tipo di combattimento senz'armi, di molto superiore a qualunque tecnica terrestre. Come ha sperimentato Browne sulla sua pelle."

"Browne era cintura nera di ju-jistu.Oltre ad essere un tipaccio, che era cresciuto facendo a botte fin da bambino."

"Un bambino di dodici anni lo ha annodato con le sue manine, signore, dinanzi ai miei occhi. Non so se si tratti di tecniche che implichino poteri paranormali o ESP o cosa; so che sono eccezionali. Per Browne è stato duro accettarlo, ma alla fine lo ammetteva anche lui. E non vi dico la scherma. Le spade sono simili alle katane giapponesi, leggermente più sottili, e con else, ghirigori ed ornamenti diversi; ma sono armi letali nel combattimento ravvicinato.E non ne praticano altro."

"E non hanno armi da getto? Archi, balestre, lance?"

"Assolutamente no. Anzi considerano questo tipo di arma, usata in passato, arma da barbaro incivile."

"E quindi i barbari hanno conquistato il pianeta! La superiorità del combattimento a distanza è indiscutibile."

"Forse. Loro hanno eliminato il problema alle origini: eliminando progressivamente tutti coloro che usavano armi di questo tipo. Non sanno nemmeno più come erano fatti gli archi. E ovviamente hanno pensato che le "dimostrazioni di forza" di Browne non fossero altro che la prova della sua inferiorità come combattente.Tant'è vero che quando lui ne ha sfidato uno dicendogli o combatti con me o ti uccido, quello gli ha risposto semplicemente: fallo. E quando lui ( che non era un assassino) non c'è riuscito quello gli ha detto: vedi? non è l'arma che fa il guerriero; l'anima è la spada, e la spada e l'anima, e tu non hai nessuna delle due."

Continuai a raccontare. Non solo non avevano interesse alle nostre armi; nemmeno le nostre tecnologie li interessavano e niente della nostra cultura: tecniche di stampa o colture intensive, polvere da sparo o chimica avanzata, matematica superiore o astronomia, metallurgia o medicina, qualunque cosa tirassimo in ballo per stupirli, per trovare un ruolo per noi, semplicemente non li interessava.

Si trattava di una cultura stabile, forse stagnante, ma di sicuro molto equilibrata. Aveva raggiunto un livello in cui "l'entropia sociale" per così dire, si era arrestata; e stabile sarebbe rimasta ancora molto a lungo: una civiltà di guerrieri, indipendenti e raffinati, che facevano del coraggio e della fierezza ben riposti l'unico motivo d'esistere. Una società nella quale le classi sociali e le caste esistevano, ma non erano rigidamente divise, anzi: il flusso inter-casta era frequente e continuo sia dall'alto verso il basso sia il contrario. Nessun guerriero ad esempio si sarebbe mai potuto rifiutare ad una sfida da parte di chicchessia, poniamo un contadino: prima di tutto perché ne sarebbe andato del suo onore, e poi poteva benissimo essere un guerriero o un nobile in incognito. Il concetto di coraggio per loro non aveva molto a che vedere con quello terrestre o umano in generale: accettare una superiorità riconosciuta, rifiutando un combattimento, è atto di saggezza non di viltà; e sfidare qualcuno notoriamente più esperto è atto di stupidità e non di coraggio, e va punito. Ma questo Browne non riusciva a capirlo.

"Browne finì con il deprimersi. Anche perché di fatto nelle città, non avendo niente da vendere, facevamo la vita dei mendicanti, di coloro che erano in qualche modo mantenuti a spese della collettività; o eravamo costretti a vivere nella savana o nelle foreste cacciando. Alla fine del terzo mese era così depresso da essere su di giri. Iniziò a discutere con un gruppo di giovani guerrieri, ne sfidò uno e finì male. Ma praticamente, più che un combattimento, fu un suicidio."

"A lei però, è andata bene..."

"Sì, signore. Ma io non ho mai pensato ad essere un guerriero; anzi ho sempre avuto in orrore la violenza non necessaria all'autodifesa. Quindi il confronto con quei signori non mi demoralizzava. Nei tre mesi che avevo passato fino a quel punto sul pianeta, avevo constatato soprattutto una cosa: sebbene la civiltà fosse estremamente interessante e raffinata eccetera eccetera, si mangiava dappertutto da schifo."

Chaka mi guardò male.Oh, beh, cosa si aspettava che dicessi?

Continuai imperterrito.

"E non perché non ci fossero materie prime di buona qualità, ma perché non sapevano cucinarle. Praticamente il menù di base era dato da carni arrosto di diverso tipo ma di tre o quattro animali di base, pesci bolliti o arrosto, frutta, pochi tipi di verdure condite con solo sale, pane di un paio di tipi, praticamente solo bianco e integrale e di un solo tipo di grano, vino imbevibile per quanto era forte e mostoso, bianco e rosso, e praticamente basta.

Diciamo che un banchetto su Gurbataelluh era molto simile ad un banchetto dei tempi di Omero e dell'Iliade: buono per guerrieri come quelli, ma non per esseri umani evoluti. Insomma avevano molto trascurato questo aspetto della vita. C'era un mondo intero da colonizzare e da stupire! Avevo anche cercato di parlarne a Browne, ma sapete com'era; mi aveva detto: "Lascia perdere queste sciocchezze, pelapatate. Qui parliamo di cose serie, da adulti". Bene, morto lui, ero rimasto solo e unico responsabile di me stesso. Decisi di provare a diventare un "missionario culinario" direi, e d'altra parte cos'altro potevo fare? Io, questo so fare. Il problema era: come cominciare? Ormai alcune cose le avevo capite: la regola fondamentale era "basso profilo".

Morto Browne, lasciai la locanda vicino alla piazza del mercato dove avevamo abitato fino a quel momento e mi trasferii in una locanda più' povera e di periferia. Ne scelsi una vicino alla porta Sud della Città, dove arrivava il maggior numero di carovane e dove era il maggior numero di locali di ristoro e cercai lì intorno una taverna, un ristorante, una bettola di qualche tipo nella quale offrirmi come sguattero tutto fare. Il caso mi aiutò e dopo poco ne trovai una. Facevo lo sguattero. Ma intanto ero legittimamente in una cucina. Per due lunghissime settimane lavai pile e pile piatti; ma studiai con attenzione le materie prime del ristorante. Fra le carni riconobbi manzo, maiale, pecora, montone, agnello, più' un paio di tipi sconosciuti che mi dissero essere, in un caso, uno di quei "dragoni" da 40 metri di cui mi avevano già' parlato e, nell'altro, una specie di grosso roditore esapode dei boschi, comunque di sicuro tutto commestibile. Insaccati niente, se non dei cosciotti di una specie di capra affumicati; fra i pesci tutte specie sconosciute ma estremamente simili a quelle Terrestri; i vini erano poco più di mosto fermentato, superalcolici neanche a parlarne; le uova le mangiavano solo crude, come le verdure; nella città' molte piante alimentari che conoscevano erano coltivate solo per le sostanze chimiche che se ne potevano ricavare e non come alimenti e fra queste aglio, cipolla, rosmarino, delle bacche rosse molto simili ai pomodori, delle melanzane, delle patate; di dolce conoscevano solo il miele selvatico che mangiavano però solo a cucchiaiate in tazza. Decisi di non strafare.

Una sera chiesi al cuoco, che avevo fatto di tutto per ingraziarmi, se potevo preparare un piatto del mio paese perché' soffrivo di nostalgia e lui mi diede il permesso.

Preparai delle fettuccine: mi fabbricai un setaccio con un pezzo di seta a trama larga, e passai la farina più' fina che riuscii a trovare; la impastai con uova di gallina e stesi la sfoglia con un mattarello che era una zampa di un tavolo rotto (era stata la cosa più' difficile a trovare), tagliandole poi in strisce di dieci centimetri di larghezza per 60 di lunghezza. Sotto gli occhi perplessi del cuoco, arrotolai le strisce e ne tagliai delle listarelle, che lasciai ad asciugare; le fettuccine erano fatte. Per il condimento decisi di andare sul semplice e feci uno dei miei cavalli di battaglia: una carbonara, sostituendo il guanciale (che non avevo ancora trovato) con fette di cosciotto di capra, con le uova e vari odori. Bollii l'acqua in un orcio di terracotta e scolai le fettuccine cotte con un forchettone di legno; le condii . Mi sedetti ad assaggiarle. Erano buone. Non perfette, ma data la situazione decisamente buone. Mi accinsi a mangiare e poi come per cortesia dissi al cuoco se voleva assaggiare. Lui mi aveva guardato sempre più' perplesso. Ma all'offerta e con quell'odore... Le assaggiò. Dopo il primo boccone, rimase stupito. Finì il primo piatto in tre minuti e i successivi quattro in mezzora..."

Mi guardai attorno; tutti mi stavano seguendo interessati.Chaka compreso.

"Ve la farò breve. Diventai rapidamente ricco e famoso. Il cuoco mi prese come aiuto perché preparassi quel piatto ai suoi ordini. Ai clienti diceva che era una sua ricetta ma a me non importava: ormai potevo sperimentare per conoscere meglio i materiali locali. La bettola divenne famosa in tutta quella zona della città', e molto presto in tutta la città. Infine venne il cuoco del Console. Poi venne il Console, in pompa magna. Mangiò, si esaltò, chiese doppia porzione, volle conoscere il cuoco e gli chiese se voleva andare a cucinare per lui a Palazzo. Il cuoco non sapeva che pesci prendere: sapeva di non essere all'altezza di quel piatto. Ma disse di sì. Venne da me e mi chiese dettagli sulla ricetta, che io gli detti senza problemi, dicendogli solo che quello poteva essere anche l'inizio di qualcosa di più grosso. Dopo due settimane venne da me a chiedermi altre ricette, poi di lavorare con lui. Divenni ufficialmente il suo assistente, ma in realtà io ero l'eminenza grigia dietro il trono.

Lo convinsi che i piatti che conoscevo e le ricette, e le innovazioni erano tali che avremmo potuto cambiare il mondo intero: dovevamo però creare una Gilda. All'inizio pensò che fossi pazzo, ma cambiò idea quando gli servii una cena completa a base di sei diversi tipi di primi di pasta, otto secondi a base di stufati, frittate semplici e ripiene, contorni di verdure saltate, patate fritte, bollite in maionese e aglio, vini trattati, filtrati e dolcificati con miele ed un paio di torte alla crema con frutta; e dulcis in fundo una bottiglia di distillato di vino, un pò rozzo per un palato terrestre ma eccezionale per quello di uno di Gurbatelluh.

Fu la grappa a convincerlo. Con il suo aiuto (in fondo era un onest'uomo ed una persona capace) e con l'assenso del Console di quell'anno creammo la Gilda dei Cuochi, senza diritto al voto, ma con l'esclusiva del copyright sui piatti. Nessuno poteva cucinare i nostri piatti se non un cuoco uscito dalla Scuola cuochi della Gilda, sotto pene severissime. Chiunque poteva iscriversi alla Scuola, da qualunque Gilda provenisse, purché' si impegnasse a versare alla Gilda l'equivalente del 25% dei suoi guadagni per i primi dieci anni. Diventammo rapidamente, immensamente ricchi. Anche perché sul pianeta l'oro (che è usato come metallo per coniare monete ma, data la sua estrema malleabilità, è anche usatissimo in mille cose) è abbondantissimo; come del resto le pietre preziose. Il copyright inoltre si estendeva non solo alle ricette in sé e per sé, ma anche alle ricette dei preparati di base, quali salse, conserve, metodi di coltivazione, di distillazione! Solo con i superalcolici e l'industria dello zucchero avrei fatto una fortuna. Ho creato in realtà il nucleo di un impero industriale: ormai veniva gente da sempre più lontano per comprare i nostri prodotti alimentari ed imparare i segreti della nostra cucina. La popolazione della città', solo coi nuovi addetti alle nuove industrie, e destinata a raddoppiare entro l'anno..."

"E lei sostiene di non aver interferito con la cultura locale, di non averla subornata?" chiese Chaka

"Affatto, signore. Io ho interferito con la cultura locale, ma l'ho fatto legittimamente, per lo meno l'ho fatto in un modo che la legge non prendeva in considerazione: non ho comunque violato alcuna legge terrestre. E davvero non l'ho subornata. Controlli bene gli articoli della legge quadro dei comportamenti con le civiltà umane non sviluppate. Prima di tutto vi si parla esplicitamente di armi, tecnologie e teorie scientifiche avanzate. Fra quali di queste voci vuole inserire l'arte culinaria?"

Chaka mi stava guardando con gli occhi spalancati e con la bocca, quasi, aperta.

"In secondo luogo: mi spiega in cosa avrei subornato, non dico una civiltà, ma anche solo un individuo di quel pianeta per avergli insegnato a mangiare meglio? Inoltre, appena ho potuto, ho fatto costruire con la scusa di una necessità religiosa personale, un enorme specchio in una delle vallate desertiche vicine alla città; di notte, nelle notti di plenilunnio, usando la luce lunare delle tre lune del pianeta, ho fatto lanciare piccolissimi segnali verso l'esterno. Sapevo che nel sistema di cui il pianeta faceva parte c'era una base Zingara, che alla fine mi ha trovato, ha preso contatto con me e mi ha riportato a bordo della Muhmmeenuh. Appena ho potuto, ho ripreso servizio a bordo, cedendo i miei diritti al mio socio in cambio di una congrua liquidazione.Anche se ci ho rimesso ricchezze enormi ed un potere anche maggiore. Non mi pare che questa possa essere definita diserzione.Signore."

Fui sottoposto alla prova della macchina della verità, a due diversi tipi di sieri ed a due sedute ipnotiche, che confermarono quanto avevo detto.Vi sembrerà eccessivo, ma in realtà è giusto così: i danni che possono fare individui senza scrupoli dotati di tecnologia superiore ad una civiltà non adeguatamente protetta sono eccezionali, e da tempo l'unico modo per impedire che questo accadesse era scoraggiare il crimine in sé. E notoriamente il modo migliore è punire i colpevoli. Poi quella civiltà era troppo speciale per correre rischi: occorreva saperne di più ed essere sicuri che il mio intervento non avesse alterato troppo le strutture culturali locali.

Per farla breve fui reintegrato nel mio ruolo, e tutti si felicitarono con me.

"Penso che ci lascerà alla prima tappa, Mastro Turturro." disse Chaka

"Perché, signore?" chiesi sopreso

"Beh, con tutto quello che ha portato a bordo...Lei è ricco sfondato.Lascerà il servizio suppongo."

"No signore, non ci penso nemmeno! Il mio lavoro mi piace troppo, voglio finire il viaggio e la prossima tappa è un Porto Pazzo; no, no, e poi sono troppo giovane per ritirarmi in pensione. Anche perché vede, ciò che ho fatto portare a bordo è solo una minima parte del totale. Ho affidato il controllo del resto al comandante dell'astronave Zingara che mi ha recuperato. A bordo ha una sede di una grossa compagnia di brokeraggio della nostra area galattica, con indicazioni precise di investimento..." e mi fermai imbarazzato.

Chaka mi guardò perplesso.

"E che tipo di investimenti ha effettuato, mastro Turturro?" chiese sospettoso

"Beh, diversificati, signore, ma già che c'ero, il grosso l'ho investito in azioni della Nohemi Space Lines. Attualmente credo di essere il più grosso azionista di minoranza..."

Sgranò gli occhi e rimase muto per un attimo.

"Mi sta dicendo che lei è diventato il mio datore di lavoro?"

"Solo all'8% signore, solo all'8%..."

Ci rimase male. Devo dire che gli passò presto, ma lì per lì ci rimase male. Forse pensava che non avrebbe più potuto farmi i cazziatoni, ma che ci volete fare? Non potevo mica buttarla, tutta quella grazia di dio! Ero miliardario, come si dice. Anche se non credevo che avrebbe avuto grande importanza, non nel mio immediato futuro, per lo meno.

Dell'estrema importanza dell'uovo per ravvivare un piatto

Tratto da "Cucina d'emergenza: teoria e trucchi!" di R.Turturro

Questa non è propriamente una ricetta, quanto piuttosto un trucco, una prassi, un metodo.

Capita a tutti, in casa ma anche a ristorante, di dover mangiare, o addirittura servire ad un ospite o ad un cliente un piatto già preparato. Diciamo pure: degli avanzi.

Prendiamo in considerazione un caso concreto: della pasta avanzata dalla cena del giorno prima.

Se la pasta è buona e se è stata scolata al dente ( ed è ovvio che VOI comprate solo pasta di prima qualità, e che VOI sapete benissimo cosa si intende per "al dente", vero?) può reggere una breve ri-cottura.

Ma per rendere il piatto presentabile (commestibile lo è già) occorre qualcosa di più. Un uovo basta ed avanza.

Supponiamo che la pasta sia un piatto di penne al ragù. Versatele in una padella capiente e dal bordo alto e lasciatela a riscaldarsi a fuoco lentissimo. Appena il calore avrà sciolto i grassi rappresi presenti nel condimento, giratela ben bene, aggiungendo un goccio d'acqua. Eh, sì avete letto bene, acqua: il freddo disidrata ed il vostro frigorifero ha sottratto acqua alla pasta. Quando acqua e grassi e sugo si saranno ben amalgamati, e riscaldandosi avranno riscaldato anche la pasta, allontanate la padella dal fuoco. Versate sulla pasta l'uovo battuto e girate velocemente, sempre lontano dal fuoco.

L'uovo si amalgamerà con il resto del condimento, contribuendo a dargli una tinta rosata. Se non dovesse rapprendersi subito ed uniformemente , sempre girando veloci, ripetete la padella sul fuoco (bassissimo!) finché non sarà rappreso. Aggiustate di un aroma o di una piantina, fra quelle che preferite: pepe, curry curcuma, basilico e menta, una sola o tutte queste cose andranno bene.

Il piatto così realizzato non è scaldato: è ravvivato.C'è una bella differenza.

Stesso identico discorso può esser fatto anche per della carne. Avete presente le fette di arrosto secche e scure anche loro della cena di ieri? O quell'orribile serie di avanti di pollo?

Stessa identica procedura.

Tagliate la carne a pezzettini, riscaldatela in acqua e grasso (il suo o altro) e lontano dal fuoco aggiungete l'uovo sbattuto.

Questo è solo un esempio di come l'abilità e la fantasia si uniscano per salvarvi dalle emergenze. Si può sostituire l'uovo con della panna, o perfino (udite udite) un paio di formaggini, ma a parte il fatto che non sempre si hanno panna e formaggini in frigo, mentre un uovo c'è spesso se non sempre, il sapore di questi due ingredienti è più incisivo, o il costo maggiore, o la digeribilità più problematica. Meglio l'uovo.

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