Home - Fantafolio - Link - Futuristico - Storia FS - Interattivo - Mongaica -  I Libri - Servizi - Tour

 

Un parere illustre:Valerio Evangelisti

sul numero del 45° Anniversario di Urania

Torna a: Cosa é la Fantascienza

In occasione del 45° anniversario di Urania é stato pubblicato un numero tutto dedicato ad autori di fantascienza italiana, "Tutti i denti del mostro sono perfetti".
Numero eccezionale a suo modo, non fosse altro per la prefazione e la postfazione.
La prefazione era di Valerio Evangelisti, che tutti gli appassionati di FS conosceranno sicuramente. Per chi non lo conoscesse o lo conoscesse poco andate a visitare il suo sito.
Di quella prefazione riportiamo alcune frasi.

"Mi e capitato parecchie volte, in pubblico e in privato, di ricordare quanto granitico fosse il muro di disprezzo che circondava la fantascienza, alcuni decenni orsono. I miei genitori erano insegnanti di scuola elementare. Qualcuno, non so se il ministero, passava loro un diario scolastico, intitolato "Il Maestro". E loro lo rifilavano a me, che invece sbavavo sul mitico Diario Kitt... Ricordo benissimo un'edizione de ll Maestro - pubblicazione triste e grigia se mai ve ne furono - in cui i commenti che accompagnavano ogni giorno del mese erano dedicati alla fantascienza. Si prendeva a pietra di paragone il noto romanzo di Eric Frank Russell "Schiavi degli Invisibili" per dimostrare quale pericolo la SF rappresentasse per l'infanzia.
Due erano i principali capi d'accusa: 1) la fantascienza non diceva la verita (nel senso che dipingeva scenari inesistenti); 2) la fantascienza faceva paura.
E' chiaro che la seconda imputazione nasceva dalle angosce degli adulti, timorosi di un mondo in troppo rapida trasformazione. Era per loro, e non per un bambino come me, che futuro equivaleva a terrore. Piu interessante la prima accusa. L'idealismo crociano (filtrato attraverso il mai abbastanza biasimato Gentile) dominava ampiamente l'ambito della scuola e della cultura. Lo corroborava l'altro integralismo letterario, quello di Togliatti, sovrastato a distanza dall'ombra sinistra di Zdanov. Non era possibile letteratura vera che non fosse "realista" a oltranza. Tutto il resto era sottobosco, fanfaluche, serie B. Perdita di tempo."

La prefazione conteneva diverse altre considerazioni sull'evoluzione del valore della fantascienza nel panorama culturale italiano e sul suo passaggio da sottoletteratura di cui non é il caso di parlare a parte integrante del panorama culturale italiano.
Condividiamo totalmente le considerazioni di Valerio Evangelisti.
Ma vorremmo aggiungere qualcosa.

Noi abbiamo l'impressione che da sempre fra agli addetti ai lavori della FS italiana (ma non solo) ci sia una lamentela di fondo non motivata.
Se é vero quello che dice Valerio (ed é vero) é anche vero che é energia sprecata preoccuparsi del fatto che i critici letterari "mainstream" non ci danno né peso né considerazione.
Non vale la pena prendersela perché giornalisti, opinion leaders e persone comuni per dire che una cosa é altamente improbabile dicono " é roba da fantascienza".
Usciamo di minorità una buona volta e freghiamocene.
La fantascienza é genere. Quindi é molto ma molto vicina al giallo, ma anche ad Harmony; al fumetto d'autore ma anche quello pulp; al grande cinema tipo "2001 odissea nella spazio", ma anche ai film di serie B.
Certo non ai film con Boldi, De Sica ed i Vanzina; ma se qualcuno ci paragona a loro, non arrabbiamoci.
Non ha importanza.

La fantascienza é un super-genere. Non solo perché ne siamo fanatici, ma soprattutto perché sta strutturalmente sopra gli altri: come dice Renato Pestriniero, é un genere nel quale il "topos letterario" (il "luogo", la struttura d'insieme, i punti di riferimento) può benissimo essere formato da tutti gli altri "topoi", gli altri luoghi degli altri generi; se scrivo un giallo, scrivo un giallo; se scrivo un giallo ambientato coerentemente su un'astronave scrivo fantascienza; se scrivo un western o una love story, ma ci infilo coerentemente una astronave di Aldebaran o un mutante umano trifallico (con quel che ne consegue) scrivo sempre fantascienza.

La fantascienza é malvista. Diciamocelo.
Fa paura. In questo aveva ragione lo sconosciuto autore ministeriale di cui parla Valerio nella sua prefazione.
Ma non perché ci sono i mostri.
Perché ci sono enormi possibilità per la fantasia.
E spesso la gente ha paura della fantasia. Soprattutto nei ministeri.
Se scrivo un romanzo mainstream quali rapporti umani ho a disposizione, quale mondo, quali situazioni da descrivere?
Quelle reali, quelle quotidiane. Posso spaziare nel passato e scrivere un romanzo storico; allargarmi a paesi che non conosco, supporre, pensare, studiare situazioni e rapporti che non conosco o che studio per comprenderle meglio, ma che esistono e sono sempre nella realtà.
Se scrivo un romanzo di magia, o di fantasy o di horror, già trascendo questi limiti.
Ma resta sempre il fatto (molto rassicurante) che nulla di ciò che scrivo é reale: posso avere paura dei vampiri, degli zombie, dell'aldilà, dei mostri pluritentacolati della magia assiro-babilonese, etc. Ma alla fine chiudo il libro e dico, ma sì, é fantasia.
Con la fantascienza scientificamente corretta (bruttissimo neologismo, ma tant'é), questo non lo posso dire.
Non so se sul terzo pianeta di Deneb ci sono davvero dei mostri succhia-sangue o succhia-psiche, ed é perfino improbabile che si siano pianeti introno a Deneb. Ma se ci sono ed io ci arrivo? Cosa mi succede?
Come lettori di fantascienza non siamo più limitati alla terra, nemmeno agli ultimi 1998 anni, ma nemmeno al sistema solare, nemmeno a questa galassia o a questo universo.
Nemmeno il tempo ci limita! Né in avanti , né indietro, e soprattutto, nemmeno il tempo in sé.
Cosa c'era prima del tempo? Cosa ci sarà dopo? Ci sarà un dopo?
Non ci limita nemmeno questo universo, ce ne sono di infiniti e tutti paralleli o perpendicolari, ma comunque a portata di mano. Sono lì, fra le pagine di un buon romanzo di fantascienza.
E grazie che la fantascienza fa paura! Va addomesticata!
Bisogna dirgli: vergognati, cos'é Ôsta roba, ma chi te le dice Ôste cose?
E bisogna indurre in tutti gli addetti ai lavori, gli scrittori, i lettori l'idea che si debbano giustificare, che debbano migliorare quello che fanno rendendolo più simile al mainstream.
E purtroppo ci siamo cascati!
Ribadisco: la fantascienza non ha niente da farsi giustificare, niente da farsi perdonare, anzi; se mai é uno di quei "generi" (parola da rivalutare al 1000%) che alla lunga creano il mito (e non é la cultura "alta" a farlo; può solo parlarne, "dopo" che é stato creato).
Ci scoprono e parlano bene di noi? Meglio per loro. Ci ignorano o ci maltrattano sulle loro rivistine-ine? E allora? Non so voi: io devo scrivere e leggere di fantascienza, non ho tempo da perdere inutilmente...