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7. Viaggi nel tempo

 

Il tema dei viaggi avanti o indietro nel tempo è antichissimo, ben precedente alla science fiction contemporanea. Ma è solo dal celebre romanzo di H.G.Wells* (e dalle molte rielaborazioni sulla macchina del tempo) che lo spostamento non solo nella dimensione spaziale, ma anche in quella temporale diventa credibile. La fantascienza, da parte sua, ha indagato soprattutto i "paradossi temporali", cioè le turbative drammatiche causate da possibili interventi umani nel corso di viaggi all'indietro nel tempo.

Herbert George WELLS*, The Time Machine, 1895
[La macchina del tempo, Mursia, Milano 1965]

Primo libro di Wells*, è il precursore di tutte le storie moderne sulle macchine che permettono di viaggiare nel tempo. Per Wells* il tempo è una quarta dimensione, dove appare possibile spostarsi come ci si sposta nelle altre tre (lunghezza, larghezza e altezza). Il personaggio principale, il Viaggiatore del Tempo che si spinge in un futuro lontanissimo e allucinante (per non fare più ritorno nella propria epoca), è uno scienziato-avventuriero, caratteristico di tanta narrativa fantastica e d'azione.

Tipico romanzo fin-de-siècle, The Time Machine riflette le inquietudini di una società che andava incontro ad un periodo di grande instabilità. L'allegria e la vuota spensieratezza degli Eloi è solo apparente e sotto la superficie, nel mondo dove vivono i Morlock, si annida la corruzione. Insomma Wells* fa una critica allo sconfinato ottimismo della società del periodo, ottimismo alimentato dall'idea del progresso e dal nuovo imperialismo di allora. L'autore non si preoccupa tanto delle innovazioni scientifiche in quanto tali, ma degli effetti che queste hanno sulla società umana. Non a caso, perciò, si disse di lui che poteva essere considerato come il "critico del progresso".

Da questa prima storia di Wells* sono stati tratti numerosi film e diverse continuazioni o rielaborazioni apocrife, utilizzando spesso il gioco dell'incontro tra personaggi famosi di epoche diverse.

 

Ray CUMMINGS, The Shadow Girl, 1929
[La ragazza ombra, Nord, Milano 1981]

Al centro dei romanzi di Cummings ci sono sempre gli spazi sconfinati delle galassie o i viaggi nel tempo e senza dubbio il più importante fu The Girl in the Golden Atom, che narra di un micro-universo organizzato proprio come il nostro sistema solare.

The Shadow Girl è un classico esempio di pulp d'avventura. Si veda per esempio la descrizione fisica del dottor Turber, il cattivo di turno, oppure il protagonista, un giovane scienziato - figura ricorrente nelle opere di Cummings che fu, tra l'altro, assistente di Thomas Alva Edison - che cerca di catturare subito l'attenzione del lettore mettendolo di fronte al mistero: "Perché ciò che si stava mostrando a noi era l'ignoto" .

Il lettore odierno, abituato a leggere fantascienza più raffinata che proietta nel ciberspazio o pone di fronte a grandi quesiti filosofici, potrà sentire questo romanzo come un'opera ingenua e lontana. Ma se si storicizza, collocando il romanzo all'interno della sua epoca, è possibile apprezzare narrazioni come queste che negli anni Venti e Trenta hanno reso popolare la fantascienza. Scrive Sandro Pergameno nell'introduzione alledizione italiana di The Shadow Girl: "Non bisogna attendersi l'accuratezza scientifica della fantascienza moderna ma soprattutto il sense of wonder, quel senso del meraviglioso che accomuna tutte le grandi saghe classiche ."

Cummings deve molto a Verne* e a Wells*. Come l'osservazione del processo entropico è uno dei punti salienti di The Time Machine, anche in questo romanzo uno dei cardini si trova nel lento regresso che porta al disfacimento e all'appiattimento di tutte le forze vitali.

 

Clifford D. SIMAK*, Time and Again, 1951
[Oltre l'invisibile, Mondadori, Milano 1978]

Terzo romanzo di Simak*, apparso a puntate sulla rivista Galaxy Science Fiction tra lottobre e il dicembre 1950 con il titolo Time Quarry (ma in volume è noto anche come First He Died), Time and Again è un libro ricco d'inventiva, con una trama abile e personaggi psicologicamente profondi.

La storia, ambientata in un lontano futuro, si incentra sul concetto di "destino", uno dei leit-motiv della poetica simakiana. Asher Sutton è tornato da Aldebaran sulla Terra dopo un naufragio cosmico in cui sono morti i suoi compagni. Dentro di lui, però, è nascosta una "presenza" non umana che gli parla. Sutton si trova al centro di una vicenda che trascende i limiti dello spazio e del tempo. La soluzione sta in un libro antico che porta la sua firma, ma che lui non ricorda di aver scritto. Intanto, all'orizzonte si delinea una pericolosa crisi tra gli umani e gli androidi, mentre la barriera del tempo sta per essere abbattuta rivelando complessità che non potevano essere neanche immaginate.

La struttura ben congegnata ebbe successo - tanto che per molti critici questo libro è il migliore di Simak* - perché riusciva a fondere diversi temi classici della fantascienza: il viaggio nel tempo, ma anche il viaggio nello spazio e il rapporto uomo-macchina. Né mancavano oniriche descrizioni di fantasia sfrenata (ad esempio quadri che si animano e interagiscono con losservatore).

 

Isaac ASIMOV*, The End of Eternity, 1955
[La fine dell'eternità, Mondadori, Milano 1988]

Isaac Asimov* nella sua lunga carriera si è occupato di viaggi nel tempo in due occasioni: The Dead Past (Il passato è morto, 1957) e The End of Eternity, ritenuto uno dei suoi migliori romanzi. Entrambi i lavori si chiudono con la cancellazione della possibilità di viaggiare nel tempo: la dimensione che Asimov* sceglie di trattare è infatti lo "spazio", piuttosto che il "tempo". In questo, probabilmente, si rivela figlio della cultura americana e di quella ebraica: cioè del motivo della Frontiera e di quello della ricerca della Terra Promessa. Si vedano a riguardo il suo ciclo Robotico o quello dell'Impero.

The End of Eternity narra la storia degli Eterni, un'organizzazione la cui attività è manipolare il passato e il futuro, per far seguire alla Storia alcuni corsi piuttosto che altri. Gli Eterni apportano alla realtà delle modifiche piccolissime, il Minimo Mutamento Necessario (M.M.N.), che con il passare del tempo ed amplificandosi sconvolgono gli avvenimenti. Protagonista della narrazione è Andrew Harlan, un tecnico che fa parte della ristretta casta degli Eterni. Harlan manipola il tempo cercando di correggere ciò che non è perfetto. Ma è anche un personaggio mosso dalla curiosità, che inizia a farsi domande sui Secoli Nascosti, sul lontano futuro e su Noys Lambert, una donna che gli Eterni vogliono eliminare.

Tra i personaggi, anche se solo citato, troviamo Enrico Fermi: a lui bisognerà fare arrivare una lettera, scrive Asimov*. Si fa riferimento alla fissione dell'atomo, una delle più grandi invenzioni dell'umanità, che Asimov* - moderno illuminista - considerava solo nelle sue applicazioni civili.

 

Barrington J. BAYLEY, The Fall of Chronopolis, 1974
[La caduta di Cronopolis, Nord, Milano 1976]

Molto indebitato con The End of Eternity* di Isaac Asimov*, The Fall of Chronopolis descrive il conflitto tra la Flotta Temporale dell'Impero Cronotico della Casa di Ixian e le navi dell'Egemonia, nel futuro al di là dell'Era della Desolazione. L'Egemonia sta infatti tentando di alterare il rapporto passato/futuro in maniera definitiva, creando versioni alternative della realtà.

Bayley, autore inglese dai molti pseudonimi, sfrutta a fondo tutti i cliché che erano stati adottati dalla fantascienza dell'Età dell'Oro, unendo il tema del viaggio nel tempo (e degli universi paralleli) con i modelli della space opera. Il protagonista del romanzo è infatti un ufficiale della Flotta Temporale, coraggioso e di bell'aspetto: "Come tutti i cronouomini, Haight era un fanatico per tutto ciò che riguardava il suo dovere; e il credo di ogni singolo cronouomo era: Servire l'Impero." E si tratta di un Impero davvero eccezionale, in grado di espandersi nel tempo e destinato a lottare contro i suoi avversari per tutta leternità.

Nel romanzo non mancano gli spunti interessanti, che ridanno vita al logoro tema dei viaggi nel tempo: l'ipotesi dello strat, il sustrato temporale dove viaggiano le astronavi temporali e dove esiste ogni possibilità, così come gli Archivi Acroniani che sono "al di fuori del tempo" e dove vengono conservati gli eventi cancellati.

 

Gregory BENFORD*, Timescape, 1980
[Timescape, Nord, Milano 1989]

Insignito del premio Nebula 1980 e del premio John W.Campbell*, Timescape ebbe anche un successo strepitoso nelle vendite (in dieci anni ha stampato oltre un milione di copie). Il segreto di questo romanzo risiede nellabile riproposizione, in forma aggiornata, di uno dei temi consueti della fantascienza imperniata sui viaggi nel tempo: la possibilità di salvare la Terra da una catastrofe grazie a una modifica del "passato".

Il nostro pianeta - per il romanzo di Benford* - nel prossimo futuro va incontro a un disastro ecologico, a causa di un plancton nefasto che sta uccidendo gli oceani riproducendosi in maniera abnorme. Alcuni scienziati di Cambridge tentano allora di comunicare con il passato attraverso delle particelle subatomiche (i tachioni). I messaggi saranno intercettati da un professore di fisica del 1962 - Gordon Bernstein - che tenterà quindi di fare tutto il possibile per salvare il mondo.

Il libro diventa così anche un apologo sulla scienza e un acuto ritratto della comunità scientifica (di cui l'autore è membro, essendo un fisico). La narrativa di Benford* rientra nel filone definito "fantascienza hard" che lo stesso scrittore spiega con queste parole nella prefazione al romanzo: "Il termine serve a indicare quelli tra noi a cui piace giocare con la fantascienza come se si trattasse di una partita a tennis - ma con la rete sempre ben tesa.

 

John VARLEY*, Millennium, 1983
[Millennium, Nord, Milano 1986]

Con prosa veloce e fresca, Millennium cattura subito il lettore unendo la dinamica del thriller con le storie sui viaggi nel tempo. Per indagare su un incidente aereo viene chiamato Bill Smith - si può immaginare un nome più americano? - che non ha nulla a che vedere con i tanti supereroi proposti da molta science fiction. Smith, funzionario dell'aviazione, è divorziato, beve ed è dotato di un non indifferente senso di autoironia. Arrivato sul luogo del disastro, si accorgerà subito che qualcosa non quadra: sarà solo il punto di partenza per un'avventura ricca di suspense. Perché da un lontano futuro, dove esistono armi spaventose, una squadra temporale è arrivata nel nostro presente.

Varley* non si accontenta però del solo punto di vista di Bill Smith, ma va "avanti e dietro" nel tempo della narrazione, inserendo un secondo punto di vista rappresentato da Louise Baltimore. Lo scrittore cerca, insomma, di ricreare con la scrittura l'effetto viaggio-nel-tempo. Scrive Piergiorgio Nicolazzini: Varley* non ci propone con Millennium una semplice variazione sul tema, ma costruisce il romanzo con una gigantesca, divertita e consapevole citazione. Tutta la ricca tradizione precedente è richiamata dallautore nella sostanza del testo e nella scelta di intitolare i singoli capitoli con altrettanti classici sul tema. Millennium, dunque, non ci parla solo di paradossi temporali, ma piuttosto della SF in quanto macchina produttrice di paradossi temporali.

Dal romanzo, che è stato finalista al Premio Hugo del 1984, il regista Michael Anderson ha tratto un omonimo film nel 1989, con Kris Kristofferson e Cheryl Ladd.

 

Julian MAY, The Many-Colored Land, 1981; The Golden Torc, 1982; The Nonborn King, 1983; The Adversary, 1984
[La terra dai molti colori, Nord, Milano, 1996; Il collare d'oro, Nord, Milano 1985; Il re non nato, Nord, Milano 1985; L'avversario, Nord, Milano 1986]

Julian May, prolifica scrittrice americana, ha dato vita a un lungo ciclo definito "dell'Esilio nel Pliocene". Tutto comincia con un tipico viaggio nel tempo, progettato dagli abitanti del ventiduesimo secolo. Grazie allapparecchio inventato da un fisico, alcuni esseri umani del futuro riescono a raggiungere l'Europa del Pliocene, spostandosi cioè indietro di sei milioni di anni. Lo scopo è quello di scoprire se vale la pena trasferirsi definitivamente in un mitico paradiso terrestre primordiale, come viene immaginata quell'era lontana. In realtà i viaggiatori temporali si trovano di fronte a un pianeta colonizzato da visitatori extraterrestri, tra l'altro divisi in due fazioni in lotta: i Tanu, belli e potenti, pronti a dominare il mondo con le loro facoltà telepatiche; e i piccoli e malvagi Firvulag.

La saga prosegue descrivendo le guerre tra razze aliene e terrestri nell'Europa dell'antichissimo passato. I Firvulag, alla fine, stanno per sferrare un ultimo attacco ai rivali Tanu, e anche il regno del terrestre Aiken Drum è in pericolo. Con una ulteriore incognita: l'arrivo dell'Avversario. Si tratta di Marc Remillard, un uomo del futuro, che dal ventiduesimo secolo sta per raggiungere il Pliocene dopo aver perso nella sua epoca una decisiva lotta per il potere.

Il ciclo dell'Esilio nel Pliocene, con la sua "preistoria" totalmente diversa da quella studiata dagli scienziati, costituisce una delle variazioni più originali sul tema del viaggio temporale, rivelandoci l'esistenza di civiltà sepolte nel passato e di battaglie tra extraterrestri sul suolo del nostro pianeta.

 

Kurt VONNEGUT*, Slaughterhouse-Five, or The Children Crusade, 1969
[Mattatoio n. 5, o la crociata dei bambini, Mondadori, Milano 1992]

Il mattatoio n. 5 è il luogo dove Kurt Vonnegut* lavorò realmente come prigioniero di guerra e da dove assistette al raid aereo degli americani su Dresda. In questo scenario si muove Billy Pilgrim, il protagonista del romanzo, che riesce a scivolare nel tempo grazie all'esperienza fatta a Tralfamadore, il pianeta alieno su cui è stato trasportato.

Il soggiorno sul mondo extraterrestre cambia profondamente Billy: perde l'ansietà tipica del mondo occidentale, fino a diventare quasi un fatalista che accetta tutto quanto "deve" accadere. Billy, infatti, acquisisce un concetto diverso del tempo che lo porta ad avvertire un senso di futilità in ogni tentativo di cambiare qualcosa, e gli fa vedere la Storia come una grande massa d'ambra dalla quale si può solo scappare verso la quarta dimensione del sogno e della fantasia.

Il risultato è un intreccio in cui fatti reali si intersecano con l'immaginazione dell'autore, ma è anche una storia ossessionata dalla morte, impersonata dalla moglie di Lot trasformata in statua di sale.

Vonnegut* riesce a giocare con diversi piani temporali (passato-presente-futuro), tanto che, leggendo le avventure di Billy Pilgrim in viaggio attraverso il tempo, anche il lettore viene trasportato fuori dal normale fluire degli eventi. Il titolo originale e completo del romanzo è Slaughterhouse-Five, or The Children Crusade: A Duty Dance with Death.

 

Tim POWERS, The Anubis Gates, 1983
[Le porte di Anubis, Fanucci, Roma 1991]

Autore americano che ama però la cultura britannica, Powers si è affermato grazie a The Anubis Gates, una immaginifica storia di viaggi nel tempo.

Il protagonista è Brendan Doyle, un uomo dei nostri giorni che studia la letteratura inglese ed è affascinato dal poeta vittoriano William Ashbless. Grazie a un viaggio nel tempo, Doyle raggiunge la Londra del 1810 dove si imbatte in una congiura di cultori delloccultismo che vogliono restaurare il potere dellantico Egitto. Dopo molte peripezie nei meandri di una Londra dickensiana (popolata di mostri, donne che sembrano uomini, involucri che nascondono entità misteriose...), torna nel suo tempo, quindi ripercorre il cammino verso il passato fino ad incarnarsi nel corpo stesso di Ashbless.

Il tempo di Doyle, sostiene Bernardo Cicchetti, (fisso e immutabile, forse per paradosso, proprio perché percorribile ed esplorabile) costituisce ununità in cui egli si muove come su un nastro di Moebius: senza mai staccarsi da esso, lo percorre su diversi livelli. Powers non ha scritto con The Anubis Gates un semplice romanzo di fantascienza, ma un esempio di contaminazione e intreccio tra generi letterari, allo stesso modo dei suoi due amici californiani K.W.Jeter* e James P.Blaylock: dallo steampunk al fantasy, dallhorror al romanzo storico.

Il romanzo ha vinto il premio Philip K.Dick 1984.

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