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 6. Civiltà su altri pianeti

 

Gli scrittori di fantascienza si sono spesso esercitati nellimmaginazione di civiltà galattiche ignote e profondamente diverse da quelle conosciute sulla Terra. Ma accanto a questi affreschi di società aliene, in molti casi la fantascienza si è occupata dellorganizzazione umana dopo la colonizzazione dello spazio, a confronto con specie viventi incomprensibili o ribelli, riproponendo metaforicamente le tensioni razziali e politiche dei veri imperi del nostro mondo.

Ray BRADBURY*, The Martian Chronicles, 1950

[Cronache marziane, Mondadori, Milano 1968]

Dopo alcuni episodi pubblicati su riviste a partire dal '46, The Martian Chronicles apparve nel 1950 ed ottenne premi e ambìti riconoscimenti. Ma subito fece discutere animatamente, anche al di là della cerchia di appassionati alla fantascienza. Nelle storie di una colonia umana su Marte, arrivata là nel futuro 1999, infatti, venne subito vista una allusione al mito americano "della frontiera", e le vicende complesse che investono quella comunità terrestre trapiantata su un altro pianeta riflettevano molte questioni aperte nella società statunitense, in particolare il razzismo. Chi sono davvero i marziani, con la loro sfuggente identità capace di metamorfosi? e cosa nasconde la civiltà sepolta di cui su Marte si notano solo flebili tracce, e di cui i terrestri non sanno capire il valore? Non un romanzo di fantascienza imperniato su avveniristiche scoperte scientifiche o sulla tecnologia iperavanzata, ma una riflessione sulla solitudine e sul rapporto tra realtà e sogno.

Costruito attraverso frammenti e storie autonome tra loro collegate, The Martian Chronicles è un libro poetico, forse più di ogni altro nella bibliografia di Bradbury*, venato di nostalgia quando scruta nella vita quotidiana di coloni che hanno lasciato da anni il proprio pianeta. Il quadro si fa persino disperante quando, nel 2096, la società umana di Marte precipita nell'abbandono: i terrestri lasciano il pianeta rosso allorché sulla Terra scoppia un conflitto nucleare.

 

Jack VANCE*, The Languages of Pao, 1958

[I linguaggi di Pao, Nord, Milano 1980]

Il tema di The Languages of Pao è la comunicazione, o meglio il tentativo di alcuni scienziati del pianeta Breakness di cambiare la società attraverso lo sconvolgimento del linguaggio. A capo di questo gruppo di scienziati cè Palafax, un personaggio allincrocio tra magia e scienza, animato dallidea di ridare vitalità ad una cultura stagnante e noiosa attraverso lintroduzione di tre linguaggi differenti che dovrebbero essere adottati dalle diverse classe sociali: i tecnici, i signori e i burocrati. Ma la vera intenzione di Palafox (inesorabilmente trascinato verso la pazzia) è sottomettere Pao, e a questo scopo fa rapire Beran Panasper, lerede al trono.

In questo romanzo Vance* dimostra unacuta sensibilità sociale (qui sostiene la tesi che i segni di cui è composta una lingua abbiano uno stretto rapporto con le strutture della società) e unattenzione particolare a temi come la religione e la scienza (come disciplina inaccessibile ai comuni mortali, che scava un abisso tra i sapienti e i non-sapienti).

Tuttavia Vance* è uno degli scrittori di fantascienza più propensi alla descrizione paesaggistica degli ambienti: non a caso offre il meglio di sé nella space opera e nei cicli ad ampio respiro. Non formula mai giudizi morali sulle società che si diverte ad inventare e a descrivere: disegna mondi e culture, incentrandosi con compiacimento estetico sullaffresco vivente.

 

Ursula LE GUIN*, The Left Hand of Darkness, 1969

[La mano sinistra delle tenebre, Libra, Bologna 1971]

Vincitore sia del premio Nebula che del premio Hugo, The Left Hand of Darkness è considerato uno dei grandi libri prodotti dalla fantascienza moderna. Gethen - quello che i terrestri chiamano Inverno - è un pianeta coperto di ghiacci. La razza che lo abita è ermafrodita, ed ha sviluppato una cultura completamente diversa da quella che noi conosciamo. Il protagonista che illustra questa società è Gently Ai, un ambasciatore dellunione dei mondi civilizzati (Ekumene) arrivato per proporre unalleanza. Ma le cose non andranno per il verso giusto e lui, straniero in terra straniera, sarà costretto a fuggire sui ghiacciai di Gethen per salvarsi la vita.

Il romanzo ha più livelli di lettura: avventura, psicologia, sociologia, e persino poesia attraverso le leggende di quel mondo alieno. Tra i ghiacciai di Gethen, che in qualche modo ci riportano ai primordi dellumanità, si intrecciano complotti politici, viaggi esistenziali, storie damore. E durante il corso della vicenda vedremo cambiare il carattere di Mr. Ai, che perde la sua identità storica e biologica (è un uomo in un mondo di ermafroditi). Imparerà lentamente a vedere come gli altri, e alla fine, quando riuscirà a ritrovare i suoi compagni, il processo di straniamento da ciò che era prima si rivelerà concluso.

Il viaggio tra i ghiacci, così, compiuto in compagnia di un gethiano, rappresenta il momento della trasformazione, della purificazione e della rottura con le rigide strutture etico-sociali.

 

Ursula LE GUIN*, The Word for World is Forest, 1972

[Il mondo della foresta, Mondadori, Milano 1990]

Un spedizione di astronauti guidata dal capitano Davidson arriva sul pianeta Athshe, a 27 anni luce dalla Terra. Lì vive un pacifico popolo di umanoidi nani in grado di controllare i propri sogni. I terrestri iniziano la colonizzazione del pianeta, con la conseguente schiavizzazione degli athshiani, tra angherie e violenze di ogni tipo. Il piccolo popolo non reagisce, fino a che uno di loro, Selver, decide di porsi alla guida dei suoi simili, insegnando come si uccide. I terrestri invasori saranno cacciati, ma il prezzo pagato dagli athshiani è la rinuncia a vivere solo nella dimensione creativa dei sogni: hanno imparato ad ammazzare.

In questa descrizione dello scontro tra civiltà diverse, con la denuncia delle prevaricazioni di chi usa la forza per sottomettere i più deboli (e con la sottolineatura delle potenzialità di rivolta degli oppressi), si uniscono temi religiosi e politici cari a Ursula Le Guin*, insieme a costanti allusioni alla guerra del Vietnam. Lautrice stessa, nella introduzione al romanzo, ricorda come il 68, con tutto il suo portato di spirito ribelle, sia alle origini di The Word for World is Forest: uno stimolo ecopacifista in una fase in cui la vittoria delletica dello sfruttamento sembrava, in ogni società, tanto inevitabile quanto disastrosa. Il libro ha vinto il Premio Hugo del 1972.

 

Michael BISHOP*, Transfigurations, 1979

[Il segreto degli Asadi, Nord, Milano 1986]

Ampliamento del romanzo breve Death and Designation Among the Asadi, apparso su If nel 1973, il romanzo descrive limpatto dei terrestri con gli Asadi, una strana razza di umanoidi che abita il pianeta BoskVeld, nel sistema di Denebola. Sono creature dagli occhi caleidoscopici e con una vita incomprensibile per i terrestri che esplorano il pianeta. In particolare, si occupa degli Asadi un ricercatore, Egan Chaney, specialista in xenologia, cioè nello studio degli alieni diventato indispensabile con la progressiva conquista dello spazio. Chaney, da solo, compie una missione nella Landa Synesthesia dove risiedono gli Asadi, tra giungle e panorami selvaggi. Tenta di capire le origini e le abitudini di quel popolo misterioso, e della incredibile religione che sembra ruotare attorno a un tempio-pagoda. Ma ciò che a poco a poco Chaney scopre lo sconvolge a tal punto da perdere la ragione. Per sei anni non si hanno più notizie di lui, fino a che la figlia e un suo amico decidono di mettersi sulle sue tracce.

La vicenda che ne deriva dà loccasione a Bishop* per interrogarsi sulla diversità degli alieni, e per dipingere i costumi e la cultura di una razza altra. Secondo John Clute questo romanzo a sfondo antropologico, basato sul confronto tra una cultura superiore e i nativi più arretrati tecnologicamente, deve molto a Joseph Conrad.

 

Iain BANKS*, Consider Phlebas, 1987

[La mente di Schar, Nord, Milano 1989]

Banks*, uno degli scrittori di science fiction che si è più segnalato sul palcoscenico britannico delle ultime generazioni, evidenzia la sua potenza narrativa e la sua immaginazione fantastica già dalle prime pagine di Consider Phlebas. Il romanzo - che fa parte del ciclo della Cultura come The Player of Games e Use of Weapons - ha come sfondo gli spazi galattici e le battaglie senza esclusioni di colpi che si svolgono per il suo controllo tra due grandi fazioni: da una parte la Cultura, una civiltà fondata esplicitamente sulle astronavi, e dallaltra gli Idirani.

Il protagonista è Bora Horza Gobuchul, mercenario e spia, un personaggio controverso al servizio degli Idirani che ha una missione quasi impossibile: recuperare la Mente della Cultura (il cervello metafisico artificiale lo chiama Horza), unintelligenza elettronica che è la protagonista del Prologo dapertura e può diventare lago della bilancia di questo enorme conflitto. Horza sarà così costretto a tornare sul mitico pianeta di Schar dove si troverà di fronte a ostacoli insormontabili.

Consider Phlebas è una space opera monumentale che va verso lhard science fiction, la fantascienza con toni fortemente tecnologici, e perciò si distacca dai romanzi di Banks* che lo hanno preceduto, dal tono più surrealistico e visionario, come The Wasp Factory, Walking on Glass, The Bridge.

 

Larry NIVEN* - Jerry POURNELLE, The Mote in Gods Eyes, 1974

[La strada delle stelle, Nord, Milano 1987]

The Mote in Gods Eyes è una grande saga spaziale scritta in collaborazione tra Larry Niven*, che iniziava a mettersi in evidenza come lastro nascente della fantascienza americana, e Jerry Pournelle, ingegnere e psicologo, collaboratore della Nasa e vincitore nel 1972 del Premio Campbell.

Dopo un millennio di esplorazioni tra le stelle, luomo ha colonizzato centinaia di pianeti, impiantandovi la propria civiltà. Poiché fino a quel momento non ha incontrato antagonisti, è convinto della propria supremazia nel settore galattico conosciuto. Un giorno però arriva, dai confini dellimpero terrestre, una sonda spaziale progettata e costruita da esseri intelligenti e non umani. Risulta subito evidente che gli alieni sono totalmente diversi dalluomo e che possono minacciare legemonia terrestre nel Cosmo, o portare addirittura uninsidia mortale. Viene allora organizzata una spedizione umana che è inviata oltre i confini dello spazio esplorato e che arriverà al primo ed emozionante incontro con gli extraterrestri: i Moties, creature che vivono in mondi impensabili e portatori di nuovi e sorprendenti valori.

In The Mote in Gods Eyes rivivono tutti i temi della science fiction epicospaziale che tanto successo aveva avuto negli Anni dOro, con le sue figure classiche di pionieri mediati dalla tradizione del western americano. Niven* e Pournelle reinterpretano quelle stesse atmosfere e quei personaggi con lo spirito smaliziato della nostra epoca.

 

Frank HERBERT, Dune, 1965; Dune Messiah, 1969; Children of Dune, 1976; God Emperor of Dune, 1981; Heretics of Dune, 1984; Chapterhouse Dune, 1985

[Dune; Messia di Dune; I figli di Dune; Dio-imperatore di Dune; Gli eretici di Dune; La rifondazione di Dune: in Il ciclo di Dune, Nord, Milano 1987]

Con il romanzo Dune si inaugura la saga del pianeta Arrakis, noto con il nome Dune perché ricoperto di immense distese sabbiose. E' la storia del giovane Paul Atreides, destinato a diventare il dominatore del pianeta grazie alle predizioni delle Bene Gesserit, potenti donne di Arrakis. Il libro di Herbert diventa così una sorta di "romanzo di formazione" imperniato sulle vicissitudini di Paul Atreides, attraverso una lunga e sanguinosa lotta contro la cosiddetta Gilda Spaziale, che controlla il commercio della preziosissima "spezia", una sostanza allucinogena che si può ricavare solo dalle sabbie di Dune.

In seguito al successo del romanzo, Frank Herbert tornò ad occuparsi del pianeta desertico di Arrakis a quattro anni di distanza, nel 1969, dopo che qualche frammento era stato pubblicato sulla rivista "Galaxy". Stava nascendo una saga, che durerà per sei romanzi, fino alla morte dell'autore. Dune Messiah segue il modello del capostipite Dune, con capitoli aperti da citazioni tratte dai testi fondamentali di Arrakis e dalle opere di Muad'dib: vi si trovano i luoghi, i personaggi e le strane terminologie già apparse nel primo volume. La società aliena di Dune diventa sempre più chiara e perfezionata, impariamo a conoscerne le regole, le istituzioni, i costumi. Ora Paul Atreides è il capo religioso e politico di migliaia di pianeti diversi, in seguito a una guerra santa feroce e sanguinosa. Ma l'ordine femminile del Bene Gesserit si è pentito dell'eccessivo potere concesso a questo messia, creato da loro stesse, e decidono di eliminarlo. Il popolo di Dune rischia così di rimanere solo, privato del suo capo indiscusso, mentre l'assetto ecologico del pianeta continua a mutare, riempiendo di verde quello che prima era solo una immensa distesa di sabbia invivibile.

Children of Dune, terzo romanzo del ciclo, segue le vicende dei due gemelli Leto e Ghanima - che hanno la memoria di tutti i loro antenati - dati alla luce da Chani, la compagna di MuadDib. Dopo vicende alterne, tra cui il suicidio di Alia, ormai posseduta dalla personalità malvagia del defunto barone Harkonnen, Leto di rinunciare alla forma umana, conquistando limmortalità e la sovranità su tutto luniverso.

God Emperor of Dune, quarto libro di questa enorme saga galattica, si sposta invece nel lontano futuro. Arrakis, che una volta era un pianeta secco e deserto, si è completamente trasformato diventando un mondo verde ed ospitale. I grandi vermi che strisciavano sulle sue distese di sabbia sono spariti. Esiste solo un punto di contatto tra il presente e lepico passato: Leto Atreides II, il grottesco figlio del profeta Paul MuadDib, che è limmortale Dio-imperatore della Galassia. Leto ha continuato la sua metamorfosi trasformandosi in una strana creatura immortale. Egli sa però che levoluzione della sua razza è giunta al termine e che potrà sopravvive solo acquistando nuove qualità.

Nel quinto romanzo, Heretics of Dune, la situazione si è ribaltata ancora ed a dominare i nuovi deserti di Arrakis sono tornati i vermi della sabbia. Herbert riesce perciò a non essere ripetitivo modificando le ambientazioni ed allo stesso tempo continua a parlarci del potere scavando nellanimo dei suoi personaggi.

Chapterhouse Dune è lultimo capitolo della saga del pianeta Dune. Limpero galattico degli Atreides è sprofondato nella crisi più completa. Arrakis, il pianeta Dune, non esiste più. Proprio per fare fronte a questo sfacelo cè qualcuno che sta progettando di far rinascere dalle sue ceneri un nuovo impero, sul pianeta della Casa Capitolare, un mondo ancora non conosciuto da molti e a cui fa riferimento il titolo originale.

Come afferma Sandro Pergameno, questo ciclo ha raggiunto una tale popolarità da venire considerato la più grande opera di fantascienza di tutti i tempi. Di certo, insieme al ciclo della Fondazione di Isaac Asimov*, è tra i maggiori esempi di storia futura dellumanità.

Da Dune è stato tratto nel 1984 un kolossal cinematografico dallo stesso titolo, prodotto dalla De Laurentiis e diretto da David Lynch, dopo che molti altri avevano tentato questa difficile impresa senza mai realizzarla (ad esempio il regista Alejandro Jodorowsky).

 

Dan SIMMONS*, Hyperion, 1989; The Fall of Hyperion, 1990

[Hyperion, Interno Giallo, Milano 1991; La caduta di Hyperion, Interno Giallo, Milano 1992]

Nota come Hyperion Cantos, questa coppia di romanzi scritti da Simmons* è un chiaro esempio di fantascienza che si muove tra innovazione e tradizione, usando espliciti riferimenti alla letteratura mainstream, cioè non di genere. L'impianto dei due libri è chiaramente riconducibile alla struttura del romance americano, moltiplicando le avventure interplanetarie e scegliendo come sfondo gli enormi spazi galattici. Da questi milioni di mondi scaturisce un grave pericolo per l'umanità, rappresentato da figure favolose. La Vecchia Terra è stata distrutta e ora la galassia è sotto il controllo di razze umane e semi-umane, che sopravvivono tra guerre, minacce entropiche e sfasamenti temporali.

Simmons*, attraverso un acuto uso del linguaggio, riesce a manipolare il materiale spezzettandolo a suo piacimento e complicando la trama con l'uso di diverse voci, scenari e punti d'osservazione. Innovazione e tradizione, perciò: e in Hyperion la tradizione è rappresentata dallo schema del viaggio dei pellegrini, ripreso dai Canterburys Tales di Geoffrey Chaucer, fino ad arrivare, attraverso giochi ingegnosi, alla riscrittura di una tradizione letteraria proiettata nel ventinovesimo secolo. Inoltre la fantascienza di Simmons*, a partire dalla descrizione delle forme del romance, riscopre la sua matrice gotica e sfrutta appieno le potenzialità orrorifiche interne alle tecnologie avanzate.

Hyperion ha vinto il Premio Hugo del 1990.

 

Isaac ASIMOV*, Robert SILVERBERG*, Nightfall, 1990

[Notturno, Mondadori, Milano 199 ]

La caratteristica di Asimov* negli ultimi anni della sua vita è stata quella di rimettere mano a ciò che aveva scritto durante il ventennio 1940-1950. Ecco perciò che Asimov* completa il ciclo della Fondazione fondendolo con quello dell'Impero e dei Robot, scrive un altro romanzo basato sugli stessi temi del suo vecchio libro Fantastic Voyage e riprende la storia lunga che lo ha reso celebre nel mondo: proprio Nightfall (1941), votata addirittura dai maggiori scrittori di fantascienza come uno dei migliori racconti mai scritti fino al 1965. La storia che Asimov* e Silverberg* hanno rielaborato insieme nel 1990 non si discosta molto dal racconto originale che Asimov* scrisse dopo una conversazione con John Campbell, il direttore di "Astounding.

Asimov* si chiede che cosa succederebbe in un mondo dove la notte cada ogni mille anni e intere generazioni non conoscano le stelle. Questo è esattamente quello che avviene a Kalgash, un pianeta illuminato da sei diversi Soli, dove una volta ogni mille anni si verifica una eclissi totale. Per Asimov* e Silverberg* in un pianeta del genere si avrebbe una pazzia generalizzata. E a partire da questa convinzione i due scrittori scavano nell'animo umano e tentano di illustrare gli aspetti profondi del rapporto uomo-universo.

Nel mezzo del panico appaiono, classiche, due figure positive, Thameron e Siferra, due archeologi che cercano di salvare il salvabile.

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