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3. Utopia e distopia

 

Esiste un particolare filone della fantascienza a sfondo sociale, che descrive tanto luoghi immaginari dove regna il benessere e la felicità (lutopia), quanto terribili ipotesi di mondi futuri autoritari e invivibili (la distopia o anti-utopia). Questo filone ha i suoi lontani precursori al di fuori dei confini del genere, ed ha raggiunto la popolarità a partire dal classico Nineteen Eighty-Four di George Orwell*. Si tratta di storie che usano meccanismi della science fiction per mettere in dubbio anche intere ideologie e sistemi di valori.

Edward BELLAMY, Looking Backward (2000-1887), 1888
[Uno sguardo dal 2000, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1991]

Il romanzo di Bellamy è un buon punto di osservazione per capire i limiti e le illusioni, per quanto nobili, del paradigma razionalista degli ultimi due secoli, così come del riformismo britannico di fine Ottocento. L'autore, del resto, nato nel 1850, era impegnato nel People's Party e provocò con il suo libro una lunga polemica politica.

E' la storia di un trentenne di Boston, Julian West, che si sveglia da un sonno durato cento anni, dal 1887 al 2000. Attraverso le conversazioni di West con il dottor Leete nel mondo del 2000 scopriamo lo statalismo globale delle idee socialiste di allora. Lo Stato-Nazione doveva forgiare e dirigere l'intera società. Con una buona dose di ottimismo, Bellamy dipinge un modo di vita che ha abolito competizione e conflitto, attraverso una organizzazione militare del lavoro e una uguaglianza sostanziale. Il risultato sarebbe "un ordine sociale così semplice e così razionale allo stesso tempo, da apparire come il trionfo del buon senso". Giustamente Luigi Punzo, curatore delledizione italiana, nota che siamo di fronte a un intreccio di illuminismo, evoluzionismo e millenarismo, e aggiunge: "Sostenere che Bellamy anticipi l'idea del Welfare State non è una forzatura interpretativa, almeno nel senso che certamente le sue idee contribuirono profondamente a preparare quella mentalità." Lo stesso Punzo fa notare che Looking Backward, con la sua proposta dell'organizzazione nazionale del lavoro secondo una struttura militare, precede di sette anni il libro in cui Frederick W.Taylor presentava il suo modello di organizzazione razionale del lavoro (da cui, come è noto, nacque il cosiddetto "taylorismo").

L'invecchiamento delle tesi di Bellamy sta proprio in questa pretesa razionalizzatrice, tutta basata sulla tecnica e, in fondo, sulla macchina. Il regime del 2000 regola ogni funzione e ogni attività umana come se fosse una macchina. Senza traumi, quell'ipotesi riformista per migliorare il mondo voleva dare "senso" alle società industriali. Un'impresa forse impossibile, certo ancora vera utopia.

 

Evgénij ZAMJATIN, My, 1922
[Noi, Garzanti, Milano 1972]

Zamjàtin è tra i principali precursori della narrativa utopico-avveniristica. Il romanzo Noi è lagghiacciante prefigurazione di un mondo futuro in cui la Terra sarà dominata da uno stato unico e gli uomini verranno ridotti a semplici numeri.

Il protagonista della storia è D-503. Possiede la sicurezza materiale della sopravvivenza, ma è costretto ad una condizione sub-umana perché defraudato, come tutti gli altri cittadini del mondo, di ogni gesto spontaneo. D-503 deve accettare il programma quotidianamente preordinato dalla tavola delle ore, che prevede il tempo per il lavoro, per il riposo, per lo svago e per lamore. Il dubbio e la ricerca filosofica sono considerate come colpe gravi. Unica preoccupazione delluomo-numero deve essere quella di svolgere i compiti che gli sono stati assegnati, e di attendere ai divertimenti prefissati dal capo onnipotente, chiamato il Benefattore.

Attraverso spezzoni linguistici convulsi e sospensivi, spesso intramezzato da folgorazioni liriche, My percorre le fasi di una ribellione individuale che non riuscirà a diventare collettiva. Del resto, il destino personale di Evgénij Zamjàtin può essere accostato a quello di D-503, lui stesso imbavagliato da un regime dispotico. Ma la feroce satira di My non era rivolta unicamente contro il potere staliniano: Zamjàtin fu ugualmente critico verso le potenze dellarea occidentale super-industrializzata. My ha influenzato Huxley* nella stesura di Brave New World* e Orwell* per Nineteen Eighty-Four*.

 

Aldous HUXLEY*, Brave New World, 1932; Brave New World Revisited, 1958.
[Il Mondo Nuovo, Mondadori, Milano 1971; Ritorno al Mondo Nuovo, Mondadori, Milano 1981]

Romanzo di autentico avvenirismo, Brave New World estrapola elementi dellattualità per svilupparli razionalmente e coerentemente, fino alla prefigurazione di un futuro che fonde fantasia e realtà. Nella sua antiutopia Huxley immagina che nel VII secolo dopo Ford (avete mai sentito nominare il post-fordismo?), in seguito ad una serie di conflitti disastrosi, la personalità dellindividuo debba soccombere sotto le esigenze di una società integralmente massificata. Emozioni, sentimenti, ambizioni e curiosità individuali verranno soffocati in nome della comunità, dellidentità e della stabilità.

I cittadini delle classi subalterne, gli Epsilon e i Beta, vivono nella felicità obbligatoria di unorganizzazione che garantisce i mezzi di sussistenza, i divertimenti prestabiliti dallalto, e le evasioni procurate dal soma, una droga a disposizione di chiunque. Le leve del potere sono nelle mani di dieci Controllori. Per meglio garantire lordine sociale, i bambini non nasceranno più in modo naturale, ma in provette che incuberanno centinaia di gemelli quasi identici. Il cosiddetto "processo Bokanofsky" seleziona gli individui secondo le mansioni che dovranno svolgere nella vita sociale. Uomini e donne vengono "tipificati", per realizzare una società perfetta che risponda al motto planetario: "Comunità, identità, stabilità." Il mondo nuovo che dovrebbe sorgere da questa manipolazione genetica si basa sul condizionamento degli individui: per raggiungere la felicità ognuno deve amare la sua inevitabile destinazione sociale. Esiste anche una Riserva, dove vivono in segregazione gli individui ritenuti indegni di far parte del Mondo Nuovo, i quali difendono la propria libertà insieme al diritto di essere infelici.

In Brave New World Revisited Huxley* osserva come le sue agghiaccianti previsioni si siano avverate, almeno in parte, non a distanza di qualche secolo, ma solo di qualche decennio. Gli orrori dei cervelli pagina-bianca, dei divertimenti e delle attività intellettuali ridotte al gradino più basso, della felicità forzata e del conformismo gratificante erano già misfatti di allora. In quegli anni, Huxley* pensava al Gran Governo dei paesi socialisti e alle Grandi Imprese nei paesi occidentali.

 

George ORWELL, Nineteen Eighty-Four, 1949
[1984, Mondadori, Milano 1973]

Nineteen Eighty-Four è - come My* di Zamjàtin - una critica della Russia postrivoluzionaria. Il protagonista, Winston Smith, è un uomo in crisi che sta prendendo coscienza della situazione in cui si trova a vivere. A far scattare la sua opposizione nei confronti della dittatura del Grande Fratello sarà lamore per una donna: un amore vietato, in quanto simbolo della rivolta, perché nella società di Nineteen Eighty-Four sesso è uguale a rivolta. Gli incontri avvengono in una stanza opaca, dove non si è raggiunti dagli occhi del potere, che vede tutti, sempre, attraverso teleschermi capaci di trasmettere e ricevere allo stesso tempo. Scoperti, i due personaggi verranno torturati.

Nineteen Eighty-Four descrive guerra, fame, povertà e squallore individuali, un inferno di miseria impossibile da sfuggire, presentato attraverso gli occhi di Winston Smith che guardano la normalità. Fin dalle prime pagine tutte gli elementi descrittivi tendono a mettere in evidenza la negatività della distopia: Lingresso rimandava odore di cavoli bolliti e di vecchi tappeti sfilacciati (...) Winston savviò per le scale. Era inutile tentare lascensore. Anche nei giorni buoni funzionava di rado. In una dittatura socialista in cui il potere è in poche mani (il Partito Interno) ed il resto della popolazione è diviso tra i membri del Partito esterno e la massa dei prole, tutte le rivolte progettate sono stroncate sul nascere: la repressione sa sempre, sa tutto grazie ai teleschermi in ogni casa e alla Psicopolizia che vigila sui pensieri. Il potere si regge sulla continua falsificazione della storia: le memorie individuali sono confuse dalla mancanza di dati obiettivi e i documenti ufficiali vengono continuamente corretti per adeguarli alle nuove tesi del Partito. Così il passato diventa dominabile e viene letteralmente annullato.

 

Kurt VONNEGUT, Player Piano, 1952
[Distruggete le macchine, Nord, Milano 1979]

Tipico romanzo antiutopistico, Player Piano racconta la rivolta contro la società tecnocratica da parte di Paul Proteus, un brillante, giovane ingegnere. Destinato ad una rapida carriera, Proteus è però tormentato nellanimo, perché consapevole che tecnocrati e grandi imprenditori hanno instaurato una vera e propria dittatura, in nome di unetica ipocrita ed arida.

NellAmerica ipotizzata da Player Piano, il benessere materiale è stato pienamente conseguito, grazie alla massiccia meccanizzazione. Le macchine hanno sostituito luomo, programmando implacabilmente anche le attività intellettuali. Il cittadino medio americano, fornito di ogni comodità, è confinato in ghetti, lontano dalle cittadelle dove le macchine e i loro signori dominano incontrastati. Luomo comune vive con lavori molto umili e senza più nessuno scopo, mentre i veri padroni dellAmerica sono i tecnocrati, gli ingegneri. Il potere politico è esautorato.

Player Piano segue lo schema tradizionale dellutopia negativa, ma insiste molto sui significati simbolici. E importante in questo senso, nelle pagine iniziali, lepisodio della gatta che tenta di uscire fuori, di fuggire dallo stabilimento industriale in cui è rimasta intrappolata. Ci riuscirà, ma rimarrà fulminata dal filo elettrificato sul muro di cinta: non si sfugge alla tecnologia. Paul è destinato a fare la stessa fine della gatta, e sarà sconfitto nella sua lotta contro i meccanismi.

 

Frederick POHL*, Cyril M. KORNBLUTH*, The Space Merchants, 1953
[I mercanti dello spazio, Mondadori, Milano 1975]

Il mondo del futuro è dominato da agenzie pubblicitarie senza scrupoli, che sottomettono gli uomini a bisogni mercificati e sono riuscite a piegare ai propri scopi anche il potere politico. Nelle merci, ad esempio, vengono inserite sostanze che inducono assuefazione e condizionano il consumatore ad acquistare per tutta la vita quel prodotto. Chi non si assoggetta a questo sistema di vita, basato sul consumo, è considerato pazzo. Ma c'è un gruppo clandestino, gli Indietristi, che cerca di salvaguardare l'ambiente e impedire il dominio assoluto delle agenzie pubblicitarie. A loro si unirà Mitchell Courtenay, il protagonista principale del romanzo, ex-dirigente di una società, che ha perso il posto in seguito a una guerra commerciale per la conquista dell'esclusiva pubblicitaria sul pianeta Venere.

Il romanzo di Pohl* e Kornbluth* si dimostra un'abile utilizzo dei meccanismi della fantascienza per denunciare i pericoli del consumismo, e criticare l'anti-utopia di un mondo dominato dalle merci. Secondo Vittorio Curtoni e Giuseppe Lippi, Pohl* & Kornbluth* dimostrerebbero per via indiretta il guasto che lestendersi della logica capitalistica provocherebbe alluniverso. Per arrivare a questo risultato, i due autori americani si sono serviti degli strumenti tipici dellantiutopia: capovolgimento delle situazioni, paradossi, bizzarrie, esasperazioni satiriche. Tutto è come filtrato da una lente deformante che ci rimanda limmagine del nostro oggi capovolto, inducendoci dapprima al riso, poi alla riflessione.

Trentanni dopo, Pohl* ha scritto The Merchants War (Gli antimercanti dello spazio, Interno Giallo, Milano 1991), che inizia dove il primo romanzo si concludeva: con la partenza di unastronave per Venere, diventata rifugio dei ribelli contro le agenzie pubblicitarie.

 

John BRUNNER*, The Sheep Look Up, 1972
[Il gregge alza la testa, Nord, Milano 1994]

Storia dellultimo disastro ecologico sulla Terra, The Sheep Look Up è unopera di notevole impegno, che si serve di espedienti compositivi davanguardia per analizzare i mali di un mondo tecnologico proiettato nel futuro prossimo.

Facendo riferimento agli Stati Uniti, il romanzo narra le azioni del sovversivo Austin Train quando ritorna dallesilio che si era autoimposto. Per Brunner*, negli Usa del 1983 non funzionerà più nulla. Lambiente sarà un immenso immondezzaio velenoso; le scuole saranno deserte e la politica in mano ai gangster. Gradualmente questo contagio si propagherà al resto del mondo.

Con furore estremizzato, Brunner* propone una soluzione drastica: il genocidio. Stabilito che il focolaio dellinfezione risiede negli Stati Uniti, ciò che allumanità conviene fare è sterminare tutti gli americani, cioè i duecento milioni di esemplari più stravaganti e nocivi della nostra specie. Una tesi estrema, che però lautore riscatta con labilità narrativa e con lo humour.

Si tratta di un romanzo forte, più efficace di Stand on Zanzibar (altra celebre anti-utopia di Brunner*), scritto con esperienza e con una stimolante tecnica narrativa, sicuramente una delle più orribili, amare e realistiche distopie. Interessanti i pastiche poetici che fanno da prefazione ad ogni capitolo, causando un contrasto ironico.

 

Joanna RUSS*, Female Man, 1975
[Female Man, Nord, Milano 1989]

Se per molti decenni nei romanzi di science fiction la donna poteva al massimo sperare di sedurre un uomo, dagli anni Settanta le figure femminili (e le autrici di fantascienza) hanno iniziato a giocare un ruolo sempre maggiore. Female Man diventa così uno dei più importanti tentativi di fondere fantascienza e femminismo.

La voce narrante racconta quattro storie di donne, appartenenti a cultura e tempo diversi, ma che si intrecciano continuamente nella dimensione spazio-temporale abbattendo ogni limite o barriera. Le protagoniste di Female Man vivono in mondi tra loro lontani: Jael, una specie di guerriera del futuro; Jeannine che vive in un universo alternativo dove non sono esistite le guerre mondiali e non è avvenuta nessuna emancipazione; Joanna, scrittrice, che rappresenta il contemporaneo; infine Janet, che proviene da un mondo abitato da sole donne, per lappunto i Female Man.

Il romanzo è una revisione in chiave fantascientifica dei meccanismi che governano le relazioni tra maschio e femmina. Allinterno di un gioco dissacrante e burlesco, Joanna Russ* inscena una sorta di battaglia tra i sessi, combattuta in tutte le varianti grazie ai meccanismi che questo specifico genere letterario offre, come il viaggio nel tempo e negli universi paralleli. La conclusione a cui giunge lautrice è amara quanto combattiva: non può esistere una fusione tra il maschile e il femminile.

 

Norman SPINRAD*, A World Between, 1979
[Tra due fuochi, Nord, Milano 1992]

Sorta di apologo fantascientifico sulla lotta tra i sessi, A World Between si svolge su un pianeta dal nome già di per sé significativo: Pacifica. Là, infatti, è stata realizzata una società che sembra davvero perfetta, dove regna la democrazia e l'uguaglianza tra i sessi, e dove ci si avvantaggia dei migliori ritrovati dell'elettronica. Ma questo equilibrio meraviglioso viene messo in discussione, all'improvviso, con l'arrivo su Pacifica di due gruppi estremisti e contrapposti. Si tratta dei discepoli della Scienza Trascendentale (maschilisti e seguaci del predominio tecnologico) e delle Femocratiche (femministe terrestri radicali che vogliono imporre il matriarcato su Pacifica). Ne nasce un terribile scontro tra una destra tecnocratica e una sinistra lesbica, in cui gli abitanti di Pacifica si trovano stretti "tra due fuochi", e devono mettere alla prova le risorse della loro avveniristica democrazia.

Spinrad*, autore eclettico che ha fatto mille mestieri ed è stato spesso al centro di scandali (alcuni suoi libri sono stati sequestrati o proibiti), qui sceglie un punto di vista molto "americano", quasi esplicitamente conservatore e orientato al giusto mezzo, per descrivere una democrazia utopistica in lotta con gli estremismi sessisti. Nonostante ciò la sua scrittura rimane sempre molto potente ed espressiva.

 

P.D. JAMES, The Children of Men, 1992
[I figli degli uomini, Tea Due, Milano 1996]

La scrittrice inglese P.D.James è considerata una delle più importanti gialliste viventi, e per la sua carriera ha ricevuto l'onore di essere insignita del titolo di "baronetto". Oggi, quindi, il suo nome si pronuncia Lady P.D.James, e la signora siede alla Camera dei Lord. Ritenuta da molti l'erede di Agatha Christie, questa autrice ha proposto innumerevoli romanzi di investigazione, basati sulle tecniche tradizionali del giallo: un delitto, un detective, un mistero da risolvere. La sua scrittura è abilissima, la sua inventiva affascinante. Ma Lady P.D.James è una conservatrice impenitente. I suoi libri non si discostano dal modello più consueto del giallo, senza trasgressione e slanci avventurosi, senza sperimentazione di nuovi linguaggi. E il suo conservatorismo si rivela anche nei contenuti, come dimostra The Children of Men, uno degli esempi più recenti di anti-utopia. E' un romanzo diverso dagli altri della scrittrice: non un giallo, ma un fanta-thriller, ambientato nel futuro. LInghilterra è dominata da Xan Lyppiatt, un governatore plenipotenziario che ha istituito un regime in cui alla sorveglianza continua si accompagna un permissivismo totale.

L'idea di fondo del romanzo è curiosa: il primo gennaio del 2021 muore l'ultimo essere umano che sia nato sulla Terra. La fertilità era scomparsa alla metà degli anni Novanta, e nessun bambino si era più affacciato alla vita. Insieme alla fertilità sparisce anche il piacere sessuale (con il dilagare degli "orgasmi dolorosi"). Toccanti pagine di nostalgia per un mondo in declino e destinato alla sparizione, si tramutano presto in un apologo moralistico, in un sessuofobico romanzo "a tesi", che si conclude con una insperata nascita e un segno della croce. E così il romanzo di P.D.James, in libera uscita dai confini del giallo, rivela soprattutto la dimensione ideologica dell'autrice.

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