Home - Fantafolio - Link - Futuristico - Storia FS - Interattivo - Mongaica -  I Libri - Servizi - Tour

 

1. Precursori

In questa sezione sono riuniti i testi che hanno anticipato la fantascienza moderna propriamente detta, a partire dallOttocento per arrivare alla rivista Amazing Stories del 1926. La fantascienza degli esordi ha molte anime: da quella più gotica di Mary Shelley (ritenuta la vera iniziatrice della science fiction) a quella analitica di Herbert G.Wells* con i suoi scientific romance fino al fantastico immaginativo di Jules Verne* e Edgar Rice Burroughs*.

Mary SHELLEY*, Frankenstein or the Modern Prometeus, 1818
[Frankenstein, Rizzoli, Milano 1987]

Il più famoso degli scienziati che sfidano le leggi umane e divine nasce quasi per scommessa, vicino a Ginevra, nel 1816. Durante un'estate tempestosa, Mary Shelley* e suo marito, il poeta Percy B. Shelley, con Lord Byron e John Polidori, decidono di scrivere ognuno un racconto "basato su una manifestazione d'ordine soprannaturale". La giovane Mary trasformerà il suo racconto in un lungo romanzo, arricchendo la trama con riflessioni psicologiche e morali.
Victor Frankenstein è un giovane medico affascinato dalla scienza e dai primi studi sull'elettricità, oltre che dalla biologia, alla quale si applica con successo. "Dopo giorni e notti di lavoro inimmaginabile", racconta Victor, "ero giunto, a prezzo di un'intensa fatica, a scoprire il segreto della generazione e della vita. No, ben di più! Ero ormai in grado di infondere la vita nella materia inerte". Victor si spingerà molto avanti. Con dei brandelli di cadaveri costruirà una creatura mostruosa e, in una notte di pioggia, il mostro inizierà a muoversi. Preso dal panico, Victor Frankenstein fugge: anche la sua creatura lascerà il laboratorio con l'unico scopo di vendicarsi del suo "creatore", perché si accorge di ispirare repulsione negli altri esseri umani.
Nel 1818, Walter Scott esaltava la comparsa di questo libro, straordinario per una scrittrice esordiente: "L'autrice sembra avere una fantasia poetica decisamente poco comune. Nel suo insieme, l'opera dà in modo eccellente l'idea del genio originale dell'autrice e del suo felice potere d'espressione". Oggi certe intuizioni di Mary Shelley* hanno ricevuto dalla scienza una conferma: in molti laboratori gli scienziati dell'ingegneria genetica "giocano" a fabbricare vite. I figli della provetta - figli come Dolly, la prima pecora clonata - sgambettano nei giardini. L'umanità è già alla mercé di un nuovo dottor Frankenstein? Torna attuale il giudizio su Frankenstein espresso da Sheridan Le Fanu: "E' un romanzo in cui si aprono delle porte che sarebbe stato preferibile lasciare chiuse e in cui il mortale e l'immortale fanno conoscenza prima del tempo".

Jules VERNE*, Voyage au centre de la Terre, 1864
[Viaggio al centro della Terra, Einaudi, Torino 1989]

Verne* in molti suoi romanzi prendeva spunto da eventi ragionevolmente possibili, e li rielaborava grazie alle sue straordinarie capacità immaginative. E a volte si ispirava a suggestioni già utilizzate da altri autori. Voyage au centre de la Terre non fa eccezione: l'idea della Terra cava era stata già avanzata dall'americano John Cleves Symmes, e nel 1741 il danese Ludwig Holberg aveva scritto un suo "viaggio nel mondo sotterraneo".

Il romanzo di Verne* prende l'avvio dal ritrovamento di una pergamena, scritta dall'alchimista Arne Saknussemm. Da quel momento si dipana il viaggio del professore tedesco Lidenbrock, un'avventura fantastica che porta gli esploratori fino al mare nascosto al centro della Terra, un luogo in cui, quasi per incanto, lo scorrere del tempo si è fermato. Mostri, dinosauri, giganteschi uomini: ecco cosa sta aspettando i protagonisti, proiettati in una dimensione dove il consueto interesse di Verne* per la tecnologia lascia il passo all'immaginazione pura. I particolari con cui Verne* descrisse l'esplorazione, e la suspense narrativa, resero il romanzo popolare in tutto il mondo. Fu con questo secondo romanzo (dopo Cinq semaines en ballon) che l'autore avviò la sua carriera prolifica, destinata a portargli fama mondiale in un genere letterario che, affermò, io stesso ho inventato.

Jules VERNE*, De la Terre à la Lune, 1865
[Dalla terra alla luna, Mursia, Milano 1983]

Jules Verne* si documentava sempre con grande scrupolo, prima di affrontare le sue fantastiche storie avveniristiche. Lo stesse accadde per De la Terre à la Lune, che preparò consultandosi con il cugino Henri Gracet, professore di matematica, e studiando testi astronomici dell'epoca. Da questi dati reali portò alle estreme conseguenze alcune intuizioni, e inventò la possibilità di raggiungere la Luna grazie a un gigantesco proiettile cavo, capace di contenere un piccolo equipaggio. I suoi viaggiatori spaziali riescono nell'impresa, tra l'attenzione e lo stupore dell'opinione pubblica. In tre, Michel Ardan, Barbicane e Nicholls, accompagnati da un simpatico cagnetto, si siedono in una sala imbottita e attraversano i cieli e lo spazio, fino ad arrivare al satellite della Terra, dopo un viaggio di circa quattro giorni.
Al contrario di quanto faranno gli astronauti di H.G.Wells (in The First Men in the Moon), i viaggiatori spaziali di Verne* non scendono sul suolo lunare, ma si accontentano di guardare la Luna dall'alto, sfiorandone le montagne a bordo del loro proiettile. Le avventure, comunque, non mancano e, anticipando un "luogo comune" della fantascienza spaziale successiva, Verne* fa incontrare la sua astronave-proiettile anche con dei pericolosi meteoriti.
Il romanzo, apparso inizialmente a puntate sulla rivista Débats, ebbe successo, e nel 1870 Verne* scrisse un seguito, Autour de la Lune (Intorno alla luna). Entrambi furono poi inseriti, come tutti gli altri romanzi di Verne*, nella celebre collana illustrata dell'editore Hetzel.

Jules VERNE*, Vingt mille lieues sous les mers, 1870
[Ventimila leghe sotto i mari, Newton Compton, Roma 1995]

Ricco di idee e di personaggi convincenti, Vingt mille lieues sous les mers è uno dei più noti romanzi di Verne*, dove la storia non è completamente subordinata alle macchine. Per quanto meraviglioso, il sottomarino Nautilus (il nome proviene da un sommergibile sperimentale studiato da Robert Fulton) è messo in ombra dalla personalità del Capitano Nemo, suo costruttore e comandante. Nemo è infatti un individuo complesso, ben conscio del potenziale delle sue scoperte e del potere che ha tra le mani, prigioniero di stati d'animo tenebrosi, provocati dalla misteriosa tragedia del suo passato e in parte dalla coscienza del proprio destino.

Il romanzo immagina che nell'opinione pubblica di metà Ottocento si diffonda la curiosità per uno strano cetaceo che infesta gli oceani, affondando navi che urtano qualcosa di acuminato e penetrante. Il professor Aronnax viene inviato ad indagare su questi strani avvistamenti e con il suo servitore Conseil e Ned Land, "re degli arpionatori", si aggrega a una spedizione per trovare il mostro marino. Alla fine riescono a individuarlo, lo inseguono, ma questo li sperona. I tre vengono proiettati in mare ed il mostro li divora: in realtà si tratta di un gigantesco sommergibile, il Nautilus, che li raccoglie a bordo. Lì fanno la conoscenza del Capitano Nemo, un misantropo: Io ho chiuso con la società, afferma, per ragioni che solo io posso capire.

Il resto del romanzo è un meraviglioso viaggio nelle profondità marine: il Polo Sud, una galleria sconosciuta sotto l'istmo di Suez, partite di caccia sul fondo dell'oceano, Atlantide. Sebbene la maggior parte della storia sia una sfilata di meraviglie (come il Nautilus stesso, uno splendido esempio di barocco), la trama è sostenuta dal mistero del Capitano Nemo e da ciò che intende fare con i suoi grandissimi poteri. Dopo dieci mesi il professore Aronnax, Ned Land e Conseil riescono a fuggire nei pressi della Norvegia mentre il Nautilus è risucchiato dal vortice del maelstrom (l'influenza di Poe*?). Il professore, come il lettore, rimarrà senza una risposta sul destino del Nautilus e le motivazioni del Capitano Nemo.

 

Herbert George WELLS*, The Invisible Man, 1895
[L'uomo invisibile, Mursia, Milano 1966]

Joseph Conrad, grande estimatore di Wells*, si disse impressionato da questo Realista del Fantastico e aggiunse a proposito di The Invisible Man: "E' supremo - è ironico - non dà tregua ed è molto vero". Il romanzo verte su due interrogativi: esiste un uomo invisibile? e se esiste, come catturarlo?

Griffin, l'uomo che si rende invisibile mediante delle sostanze chimiche, è uno scienziato individualista, la sua padronanza delle leggi naturali diventa uno strumento di potere personale, egoistico. Ma allo stesso tempo Griffin indica che solo l'individuo può dare il via ai mutamenti, perché la società è essenzialmente conservatrice. Eppure Wells* mette in guardia dalle trasformazioni provocate da elementi antisociali come il protagonista di The Invisible Man. Sembra che Wells* dica: Volete qualcosa di buono (come l'essere invisibile)? in qualche maniera ve ne pentirete. Questo principio di costruzione narrativa - l'avvertimento - sarà lungamente sfruttato da molta fantascienza successiva. Insomma, una morale serpeggia tra le righe: la conoscenza scientifica dovrebbe sempre essere divisa con gli altri, e non usata per guadagno personale (come fa invece il protagonista di The Island of Dr. Moreau, che usa la scienza per la propria soddisfazione e così viene dannato). Per Wells* l'egoismo individuale deve lasciare il passo alla società, in nome del progresso.

Nel 1933 la casa produttrice Universal realizzò The Invisible Man, interpretato da Claude Rains e diretto da James Whale: lo stesso Wells* presenziò alla prima londinese. La sceneggiatura si era mantenuta molto fedele allo spirito del romanzo, riconducendo la storia alla lettera del testo originario e rispettandone anche lhumour. Lo scrittore espresse il suo entusiasmo, ma anche alcune critiche, soprattutto per la follia che viene attribuita a Griffin e i delitti che ne conseguono. Il film diede inizio a un breve filone ispirato alle avventure delluomo invisibile.

 

Herbert George WELLS*, The Island of Dr. Moreau, 1896
[L'isola delle bestie, Mursia, Milano 1965]

Lo "scienziato pazzo è una figura ricorrente nell'immaginario fantascientifico. A questa categoria appartiene il medico che crea degli ibridi tra animali e uomini in The Island of Dr. Moreau. I pericolosi esperimenti scientifici del dottor Moreau, infatti, riescono a dare forme semiumane alle bestie, arrivando a mutare anche il loro cervello. Ma presto, sotto gli occhi terrorizzati del protagonista (il londinese Prendick), la bestialità torna a farsi preminente, le creature riprendono a camminare a quattro zampe e a manifestare comportamenti inumani.

Scrive David Punter: The Island of Dr Moreau rappresenta in primo luogo una confluenza dei vecchi temi gotici dellaspirazione e del predominio, in secondo luogo i timori sulla condizione e la dignità umane suscitati da Darwin, e in terzo luogo si presenta come un naturale accompagnamento metaforico: immagini dellimperialismo bianco in fase di declino.

Il romanzo è influenzato dalla morale vittoriana e, come Dr. Jekyll and Mr. Hyde di Robert Louis Stevenson, mette in guardia dal prevalere degli istinti bestiali nell'uomo. Contemporaneamente si tratta di uno dei primi esempi di allarme, da parte della letteratura, per i rischi di un uso illimitato delle possibilità offerte dalla scienza.

Dal romanzo sono state tratte anche alcune riduzioni cinematografiche, tra cui va ricordata quella del 1977 diretta da Don Taylor e interpretata da Burt Lancaster, e quella di un decennio dopo con Marlon Brando.

 

Herbert G. WELLS*, The War of the Worlds, 1897
[La guerra dei mondi, Mursia, Milano 1966]

Cosa accadrebbe se i marziani invadessero la Terra piegando tutte le difesa dellesercito? E questo il cuore del romanzo di Wells* (e dei film e telefilm ad esso ispirati), che immagina come obiettivo degli alieni Londra: la città verrà evacuata e distrutta, ma proprio lì gli invasori troveranno la morte uccisi dai microbi terrestri.

Wells* segue essenzialmente tre fili logici. Allinizio usa un linguaggio quasi giornalistico per offrire una descrizione abbastanza fedele del suo tempo, della Londra tardo-vittoriana che conosceva, la Grande Madre delle Città molto spesso al centro dei suoi romanzi: il lettore è così pronto ad accettare lo sviluppo fantascientifico del romanzo. In secondo luogo si serve delle innovazioni scientifiche del periodo: la teoria dellevoluzione, le teorie sulle infezioni causate dai microbi, losservazione del sistema solare ed in particolar modo di Marte che in quegli anni era al centro delle osservazioni astronomiche. Infine, durante la narrazione cerca di far emergere elementi di critica sociale, indicando la fragilità dellimpero inglese: i marziani sono dei guerrieri invincibili capaci di annientare persino la potenza militare dellInghilterra.

Il successo del libro fu immediato, anche la critica non lo apprezzò. Wells* propose tra laltro una descrizione dei marziani molto accurata, fornendo particolari fisiologici - i loro organismi, ad esempio, non dormono mai - e riconducendo in un certo senso gli alieni alla razza umana con delle considerazioni sullevoluzione.

 

Edgar Rice BURROUGHS*, A Princess of Mars, 1912; The Gods of Mars, 1913; The Warlord of Mars, 1914
[John Carter di Marte, Nord, Milano 1973]

A Princess of Mars, The Gods of Mars, e The Warlord of Mars sono solo la prima parte del ciclo di Marte, composto da ben undici libri. Il primo episodio, che era anche il primo romanzo scritto da Burroughs*, aveva come titolo originale Dejah Thoris, Princess of Mars. Quando però fu pubblicato in sei puntate, sulla rivista All-Story, apparve con il titolo Under the Moons of Mars e firmato con la pseudonimo Norman Bean.

Lambientazione della serie marziana è il pianeta a quel tempo oggetto di studio da parte degli astronomi, e su cui lamericano Percivall Lowell sosteneva fosse esistita una civiltà molto antica. Per Burroughs*, Marte è un pianeta ormai in decadenza dove le risorse naturali si stanno esaurendo, uno strano mondo popolato da animali ancora più strani, nel quale esistono molte culture e tribù e le città-stato si combattono senza esclusione di colpi. John Carter, un terrestre giunto sul pianeta sospinto da mezzi mistici, si trova a combattere con un marziano alto quattro metri e dotato di zanne affilate. Dopo essersi guadagnato il rispetto degli abitanti, li conduce a ribellarsi contro una religione che da millenni domina incontrastata.

La serie di John Carter, narrata con un linguaggio didattico ancora fortemente vittoriano, si inserisce nel filone dello scientific romance avventuroso, di cui Burroughs* divenne uno dei più importanti esponenti. A Princess of Mars, in cui lautore decise di usare la prima persona, ebbe un successo immediato tanto che ne scrisse subito un seguito, The Gods of Mars, pubblicato un anno dopo e questa volta con il suo vero nome. Il primo libro si concludeva con il tentativo di salvare Marte minacciato dalla distruzione della sua fabbrica dellaria: The God of Mars, dopo aver rivelato che Marte si salva, dà lavvio a nuove avventure che continueranno in The Warlord of Mars e nei titoli successivi.

 

Karel CAPEK, R.U.R., 1920
[R.U.R, Einaudi, Torino 1971]

R.U.R. significa Rossums Universal Robots: Capek fu infatti il primo ad usare il temine robot - inventato da suo fratello Joseph con il quale egli scrisse diversi libri - che derivava dal ceco robota. I robot di R.U.R. sono androidi sintetici non distinguibili dalluomo, prodotti allo scopo di creare manodopera a basso costo e priva dei difetti tipici degli esseri umani come lemozionalità, il sesso, la creatività. Questi robot sono stati creati da Rossum, che ha inventato una formula straordinaria. Costruiti in uno stabilimento, essi riescono a svolgere le funzioni di due operai e mezzo (sotto certi aspetti sono una variante tecnologica dei Morlock di Wells* in The Time Machine*).

Per Capek, però, i robot non sono solo questo: si tratta anche di alieni senza storia, e la loro creazione porterà ad una rivolta dei sottoumani contro gli umani. Lunico uomo che sopravviverà al massacro sarà Alquist, un architetto che non si era mai occupato di macchine, ma di costruzioni. Alla fine del dramma i robot infatti si trasformeranno, evolvendosi in direzione nettamente umana ed acquisteranno sentimenti, dolori, amore, nonché la capacità di procreare inaugurando così un nuovo ciclo di civiltà e creatività.

Capek scrisse anche altri testi fantascientifici - come Krakatit del 1924 e Vàlka s Mloky, La guerra contro le salamandre, nel 1936 - ma è a R.U.R. che resta legata la sua fama, grazie allinvenzione dei robot. In tutte le sue opere, comunque, Capek fu sempre rivolto ai grandi temi sociali e si occupò della minaccia distruttiva che la produzione di massa addensava sulluomo.

 

Giuseppe LIPPI (a cura di), Il meglio di "Amazing Stories", Mondadori, Milano 1989

"Amazing Stories" iniziò le sue pubblicazioni nel 1926. Si trattava della prima rivista di scientifiction - dedicata cioè completamente alla narrativa - dopo che Hugo Gernsback, il suo fondatore, aveva diretto altri magazine dedicati alla divulgazione scientifica. In effetti la scientifiction esisteva già come genere, ma con "Amazing" trovò un luogo dove esprimersi compiutamente. E ciò ne influenzò lo sviluppo. Dopo Gernsback, "Amazing" è passata sotto diverse direzioni conoscendo periodi più o meno felici. Sulle sue pagine hanno esordito Asimov*, Williamson*, Hamilton*, "doc" Smith*.

Giuseppe Lippi, che ha curato questa antologia, ha scelto di pubblicare racconti, saggi ed addirittura poesie attingendo a due diversi periodi cronologici: gli albori e l'età contemporanea. Il volume permette così di legare i primi passi della moderna science fiction con gli sviluppi successivi. La prima sezione, che occupa la maggior parte del libro, si apre con Colour Out of Space (Il colore venuto dallo spazio, 1927) di H.P. Lovecraft*. Segue un editoriale di Gernsback del 1928, The Rise of Scientifiction (Il successo della scientifiction), dove si mette in evidenza come l'offerta di racconti fosse aumentata moltissimo in poco tempo. Gernsback inoltre preannuncia molti sviluppi futuri, immaginando che l'America diventerà la terra promessa della science fiction. Un altro testo del primo periodo è The Ivy War (La guerra dell'edera, 1930) che anticipa il filone catastrofico ripreso poi da Wyndham* con The Day of the Triffids (Il giorno dei trifidi).

Da segnalare, infine, il saggio di storia della fantascienza scritto da Barry Malzberg, che di "Amazing" è stato anche direttore.

Indietro Indice Avanti