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Da solo

Il giorno dopo la cena partimmo per la prima tappa , Plutone. Anzi, ad essere precisi, per Campo Zingaro, la stazione spaziale degli Zingari che orbitava intorno a Plutone.

Campo Zingaro, sebbene sia usata come stazione spaziale di ingresso e di uscita dal Sistema Solare, per imbarcare altri ospiti e materiali, in realtà è una vera e propria (ed enorme: molto più grande di qualunque AES terrestre o umana) astronave. E Zingari, ovviamente, non è il loro vero nome, ma solo il nome che gli abbiamo dato noi umani: loro chiamano se stessi i Viaggiatori e così li chiamano gli altri popoli dell'Agorà.

...Ed a ragione: non hanno più un pianeta, infatti, o per lo meno lo hanno lasciato 2000 anni fa; pare; c'è chi dice 10.000 e chi dice addirittura che non hanno mai avuto un pianeta; gli Zingari stessi non lo sanno di sicuro ed hanno a loro volta leggende che si confondono con la storia; se anche hanno mai avuto un pianeta, nessuno di loro sa più dove sia o sia stato. Sono una razza Ox, a quattro arti, strutturalmente mani e piedi, pelosi e con un viso vagamente canino; il colore del pelo che li copre tutti ha praticamente tutte le gamme del visibile ed qualcosa a livello di infrarosso, a quanto dice chi vede nell'infrarosso. Sono pacifici, estremamente disponibili allo xenocontatto, ma estremamente efficienti nell'autodifesa; e di lunga memoria, per cui nello spazio si dice "Meglio non fare troppi torti ad uno Zingaro": essere esclusi dai contatti con loro può significare grossi problemi a livello di scambi economici e culturali, e se non fai di questi scambi, se non hai merci ed idee da vendere, beh, sei fuori dell'Agorà. Vivono nello spazio viaggiando fra tutti i sistemi all'interno delle loro astronavi-pianeta, ospitando a bordo esseri di tutte le specie con il risultato che sono, di fatto, una sorta di ambasciatori-traduttori-mercanti intersistemi.

(Tratto da: "L'Umanità, Fuori e Dentro il Sistema Solare")

Sono stati gli zingari a "scoprirci" ed a "lanciarci" nell'universo.

Quando la prima astronave terrestre raggiunse Proxima Centauri, appena arrivata si trovò di fronte gli Zingari.

La nostra astronave, pochi lo ricordano, non era una overdrive: viaggiava al di sotto della velocità della luce nello spazio reale e non in quello n-dimensionale, col risultato di metterci 6 anni per arrivare a Proxima. Fu pura fortuna che ad aspettarci, per caso, ci fossero gli Zingari; sono loro infatti che veicolano merci ed informazioni nella galassia (loro più di altri se non altro) e per fortuna capirono che avevamo qualcosa da vendere, altrimenti saremmo ancora confinati sulla Terra e sulle nostre astronavi a propulsione chimica.

I Terrestri si sono ormai così abituati all'universo dell'Agorà ed alla tecnologia aliena, che noi stessi del resto abbiamo contribuito ad elaborare, che non ricordano più che tutto ciò che si ottiene da un'altra razza va pagato in qualche modo. Informazioni, merci, tecnologie, nell'Universo, nessuno te le da gratis: purtroppo, o per fortuna, non ci sono missionari nell'Universo. Volete una astronave iper-drive? ci dissero, cosa avete da darci in cambio che valga la pena? E del resto è logico. In nome di che cosa gli Zingari o chiunque altro avrebbero dovuto darci la tecnologia, le informazioni, i mezzi ed i materiali per acquisire le over-drive? Solidarietà? Naah, non dagli Zingari. E nemmeno da nessun'altra specie senziente. Certo, solidarietà per salvare un essere senziente in pericolo di vita sì, se proprio gli passi vicino, nello spazio ed a patto di non rischiare di rimetterci la pelle tua dell'equipaggio ed il valore astronomico dell'astronave; ma quando te lo sei tirato a bordo, se vuole mangiare deve lavorare. Di fare missionariato non solo non se ne parla nemmeno, ma per di più un umano con un minimo di esperienza, in presenza di Alieni, non la cita nemmeno questa prassi tutta umana di fingere che una conquista vera e propria sia fatta in nome dell'amore per i conquistati! Quei pochi Alieni con cui ho parlato dei missionari umani (che continuano imperterriti ovviamente, a portare messaggi religiosi e non, presso sia gli umani che gli Alieni), sempre e solo sollecitato da loro a spiegare cosa volesse dire la parola, si sono fatti una sacco di risate, dopo una iniziale e totale incomprensione delle mie risposte. Pensate che in koinè nemmeno esiste la parola.

Ed ovviamente: Niente Mai Gratis. Un onesto baratto, un onesto affare, certo; ma gratis no, si favorisce l'entropia, dicono gli Alieni. Ed ormai pure noi umani che siamo nello spazio ragioniamo così, mentre su Terra questa cosa elementare non l'hanno ancora capita se non poche persone: i Terrestri pensano, da quando abbiamo creato la supersocietà, che tutto gli sia dovuto nella vita, per lo meno le cose essenziali. Ma non è così: siamo solo fortunati che dopo le catastrofi demografiche dei secoli scorsi abbiamo una tecnologia funzionale e progredita, una economia stabile e che siamo ricchi. Per ora: stiamo vivendo di rendita, ma c'è chi dice che stiamo mangiando anche il capitale. Poi si vedrà.

E noi, quando incontrammo gli Zingari, eravamo troppo arretrati per avere qualcosa di interessante da dare agli alieni dell'Agorà. Per fortuna avevamo la musica. E le tecniche agricole. Non che non ci sia musica aliena, anzi, per le specie che comunicano con onde sonore (e sono quasi la metà del totale) ogni pianeta ha la sua; ma sono così legate alle rispettive biologie o ad altre particolarità locali che per altre razze sono quasi sempre incomprensibili. Per fortuna dell'umanità, la nostra musica sembra "trascendere i limiti della specie" ( frase tipica dei Neoumanisti, lo so): comunque, di fatto, è piaciuta a moltissime razze che hanno apparati auditivi (anche se casomai non hanno orecchie vere e proprie). Tutta. Anzi stanno appena cominciando a scoprirla, anche perché ormai ce la facciamo pagare cara: nel caso non lo sapeste nessun musicista terrestre può vendere musica o strumenti o dare lezioni fuori dal pianeta. E' un monopolio del governo planetario e pochi fra i musicisti che vivono sulla Terra si rendono conto di quanto sia giusto: la musica terrestre è la prima fonte di redditi interstellari per la terra, senza la quale staremmo messi molto male, visto che siamo appena all'inizio della comprensione delle tecnologie e teorie scientifiche aliene e quindi ci tocca ancora pagare in contanti tutto ciò che non abbiamo ancora imparato a costruire.

E la seconda merce molto ambita nello spazio sono le nostre tecniche agricole ed i loro risultati terrestri. Siamo ottimi contadini , paragonati alla media delle altre civiltà ed abbiamo abbastanza fantasia da adattare le nostre tecniche ad ecosistemi e piante diverse da quelle terrestri. Il migliore adattamento che abbiamo tentato e realizzato è l'adattamento dell'aglio. L'Agorà è letteralmente impazzita per l'aglio terrestre. Ne abbiamo elaborato oltre 3000 fra mutazioni, adattamenti e sottospecie, ed ogni volta che qualcuno assaggia sapore d'aglio nell'Agorà paga una insignificante royalty alla Terra; tutte le royalties messe insieme però sono una somma enorme e secondo le regole dell'Agorà abbiamo un copyright di circa 200 anni. E non sanno ancora nulla delle cipolle!

Scoprii proprio nel corso di quel mio primo viaggio qual'era il nome più diffuso per la razza umana presso gli Alieni: i Musicisti Contadini, carino, no? C'è come al solito chi si offende, ma secondo me è molto carino.

Bene, arrivammo a Plutone e l'Astronave degli Zingari faceva sembrare la nostra una barchetta a vela davanti ad un transatlantico. Cominciammo ad imbarcare le provviste per le cambuse aliene, di cui gli Zingari facevano commercio per tutti o quasi i viaggiatori intersistemi. E fu questo il mio primo vero lavoro di bordo. Accompagnai Hans all'ingresso delle merci. Lui mi fece vedere come dovevo usare il sensore del computer per identificare cosa portavamo all'interno della stiva.

"Vedi, questo scanner è un misto di ecografo, apparecchio a raggi X ed a microonde. Il computer valuta una serie di etichette, targhe, targhettine ed altri fattori prima di usare gli uni o gli altri raggi, onde evitare di danneggiare tessuti viventi di qualunque tipo. Noi non ci fidiamo delle descrizioni in koinè e controlliamo pezzo per pezzo che tipo di alimenti vengono immessi a bordo"

"Si, ma perché lo facciamo anche per gli Alieni?"

"Perché è responsabilità comunque nostra, in quanto detentori del controllo principale della nave, che non venga violata la Direttiva Alimentare Primaria da nessuno dei nostri passeggeri"

"Scusa, ma non so cosa sia la Direttiva Alimentare Primaria"

Hans sorrise. E disse:

"A nessun Essere Senziente di una razza appartenente alla Federazione dell'Agorà è permesso, al di fuori del suo pianeta di origine, di nutrirsi del corpo o dei sottoprodotti del corpo di un altro Senziente, a qualunque specie esso appartenga"

Mi vide perplesso e sempre ridendo aggiunse

"Non è permesso il cannibalismo"

"Scusa?"

"Ma su che è chiaro. Tu mangeresti il corpo di un essere umano? No, ovviamente. Ed un alieno Senziente, un essere dotato di intelligenza, da questo punto di vista non è simile a te?"

"Ma certo! Ma mi vuoi dire che ci sono Alieni che si mangerebbero un...senziente?"

"Oh, se per questo ci sono stati e ce ne sono ancora! Succede perfino agli umani! Diciamo che la regola è posta per due motivi: primo, eliminare la paura di essere divorati, che bene o male noi senzienti abbiamo tutti, almeno in questa Galassia. Secondo, evitare incidenti che , data questa paura potrebbero essere estremamente pericolosi. Ne sono successi molti, sai? Pensa che una delle prime astronavi terrestri che atterrò su Sigma Altair 4, per due settimane si è nutrita di una specie locale di antilopi, che poi è risultata la specie senziente dominante del pianeta"

"Ma come è potuto succedere?"

"Non erano ancora nell'Agorà e soprattutto non erano tecnologicamente evoluti, tutto qui. Non avevano abiti, né strumenti, né case, né oggetti; parlavano belando! E noi non avevamo ancora imparato granché delle specie aliene, era una delle primissime spedizioni umane fuori del Sistema Solare."

"E il computer come fa a riconoscere i senzienti dai non senzienti?"

"Etichette a barre, targhette eccetera aiutano. Poi ci sono su tutti i cibi imbarcati campioni predisposti per analisi approfondite. E il computer è in grado di riconoscere gli schemi genetici, e comunque le caratteristiche salienti, di tutte le razze senzienti dell'Agorà e di molte altre razze di senzienti scoperte e riconosciute come tali ma non ancora federate: oltre 4000, mi dicono. Quando si rende conto che una "provvista" alimentare" è in realtà il corpo o una parte del corpo o un sottoprodotto del corpo di un Senziente ci avverte ; e noi rifiutiamo l'imbarco"

"Ma capita spesso?"

"No, spesso, no, almeno in senso relativo: su 4000 razze senzienti che mangiano di tutto, diciamo una media di 200, 300 diversi alimenti animali e vegetali per ognuna, fa da 800.000 a 1.200.000 possibili diversi alimenti (che possono essere imbarcati come provviste specifiche) la cui forma ed apparenza spesso è quella di una o molte delle razze senzienti; e qualche volta "è" una razza senziente! Capita soprattutto quando salgono a bordo razze nuove, che ancora non hanno ben capito la Direttiva Alimentare Primaria. Come era successo a noi su Sigma Altair 4. Comunque non c'è molto da fidarsi nemmeno del computer di bordo; o anche della propria percezione corretta della realtà. I fantasmi sono più potenti della realtà, in materia di cibo". Rimase un attimo in silenzio, pensieroso e con un piccolo sorriso.

"Perché sorridi?"

"Cosa? No niente, è che ricordo un episodio di qualche anno fa...Eravamo, bof, non ricordo più bene dove, anzi credo di non averlo mai saputo, non ero mai sceso sul pianeta, troppo lavoro eccetera. Da lì partimmo per una nuova destinazione. Imbarcammo nuovi passeggeri di tre razze diverse, tutte Ox, molto affini per cui non si prospettavano problemi di coesistenza. Con una delle razze però si presentò un problema: I Vuh-mpeeree salirono a bordo con dei simbionti, i Tu-kk-ee-n-oo. I primi erano apparentemente la specie dominante del pianeta: erano degli umanoidi , glabri, dalla pelle color giallo zafferano, con quattro arti con quattro dita alla fine di ogni arto, apparentemente assolutamente uguali ed interscambiabili, alti intorno ai 150 centimetri; sembravano un po' dei disegni di esseri umani fatti da bambini, dei palloncini quasi, con un viso con due occhi a palla senza palpebre, niente naso ed una bocca piccola e tonda. I secondi erano estremamente simili ai primi, solo più piccoli del 20, 30 %, di colore rosso scuro, evidentemente una sottospecie dei primi o un qualche tipo di loro cugino genetico, tipo umani e scimpanzé. I Tu-kk-ee-n-oo erano anche loro dei semi-senzienti, ma di classe gamma-minus; in altre parole poco più intelligenti di un cane e meno di un delfino, forse; non particolarmente evoluti, tant'è vero che non venivano considerati una specie senziente vera e propria o autonoma, ma solo dei simbionti; non tecnologici, non interessati ad altro che alla loro stessa sopravvivenza, apparentemente molto poco attivi; "dove-li-metti-stanno" divenne rapidamente il soprannome a bordo, perché in effetti sembrava proprio che così fosse: sembravano dei soprammobili di peluche più che degli esseri viventi. Sapevamo che erano simbionti dei Vuh-mpeeree ma in cosa consistesse la simbiosi non sapevamo bene. E quando lo scoprimmo poco ci mancò che ci venisse un colpo a tutti! Fu uno dei marines di servizio "notturno" a cogliere sul fatto per così dire i Vuh. Stava rientrando dal servizio quando per caso passò vicino ad una delle loro cabine e ne vide uno che stava mettendo in pratica la simbiosi. Dette immediatamente l'allarme e li bloccò entrambi con la schiuma, urlando come un ossesso. Quando arrivammo tutti sul posto li vedemmo come li aveva visti lui. Il Vuh stava ancora succhiando direttamente dal collo del Tuk: sembrava che lo stesse letteralmente vampirizzando. Chaka, informato si precipitò di persona sul posto e per curiosità, ci andai anch'io. Mentre portavano via i due, Chaka chiese di parlare con la guida dei Vuh per informarlo del fatto e per chiedere spiegazioni. E la guida lo guardò perplesso per molto tempo. Non si capirono per una buona mezzoretta. Il fatto era che per i Vuh era del tutto normale nutrirsi dei Tu-kk-ee-n-oo. Non era parassitismo e non aveva nulla di morboso o di magico: era una vera e propria simbiosi. I Vump rifornivano i Tu-kk-ee-n-oo di alloggio, cibo ( esclusivamente vegetale) protezione e assistenza in tutte le forme. Ed i Tu-kk-ee-n-oo si lasciavano succhiare il "sangue" , un liquido viola scuro che aveva tutte le funzioni che ha il sangue nel corpo umano, sangue che loro producevano in modo eccessivo rispetto alle loro origini come specie, un po' come le mucche producono più latte delle loro progenitrici genetiche perché le abbiamo selezionate noi umani in questo senso. E se non le mungi stanno male. La simbiosi era strettissima. I Vuh non potevano nutrirsi d'altro e per i Tu-kk-ee-n-oo andava benissimo così, anzi: se non venivano "munti" , come le vacche, soffrivano ed avevano un sistema di cicatrizzazione immediato. C'era da chiedersi chi fosse veramente lo "sfruttatore" in quello schema. I Tu-kk-ee-n-oo non facevano assolutamente niente, se non offrire periodicamente l'equivalente della giugulare ai loro simbionti, i quali si dovevano preoccupare di tutto: creare e mantenere una civiltà in grado di sostentare i bisogni dei Tu-kk-ee-n-oo, in quali ho poi scoperto erano una specie di idioti si, ma anche dei matematici teorici puri. Passavano il loro tempo solo ed esclusivamente ad elaborare pensieri matematici, che si comunicavano fra loro perché ai Vuh non interessavano e nessuno li ha mai capiti; e a riprodursi ovviamente. Il problema era: questa simbiosi andava contro la Direttiva Alimentare Primaria? Apparentemente sì. Sembrava la quintessenza del cannibalismo. Ma se era un fatto simbiotico e per di più l'unica fonte di cibo proteico per i Vuh, per altro specie vegetariana, e se i Tu-kk-ee-n-oo non erano senzienti, noi che potevamo fare? Nulla. Qualcosa alla fine facemmo. Li isolammo nel loro quartiere con l'obbligo di non mettere un arto fuori dalla porta. Chaka emise quell'ordine perché gli umani non avrebbero sopportato di vedere dei vampiri in giro per la nave! Ma i Vuh non potevano nutrirsi in altro modo. Si, certo, lo si poteva ripetere all'infinito che si trattava di una simbiosi mutualmente accettata: a vederli, vampiri sembravano e vampiri restavano! La guida si arrabbiò: "La vostra specie è carnivora" disse " Voi vi nutrite di animali che allevate ed uccidete a questo scopo. Noi no. I Tu-kk-ee-n-oo sono vegetariani e noi ci nutriamo di un fluido da loro prodotto. Siamo noi che dovremmo aver paura di voi, non il contrario!" Cercammo di spiegargli il perché della reazione umana. "Ma questi vampiri i cui parlate vi danno qualcosa in cambio?" Gli spiegammo meglio che si trattava di esseri leggendari. "Lei mi sta dicendo che siccome voi , una razza carnivora, avete paura di fantasmi che vi siete creati tutti da soli, adesso decidete di avere paura di noi che siamo una razza sostanzialmente erbivora. E che per questo ci confinate nei nostri alloggi. Assurdo"

"E come finì?" chiesi

"Che restarono confinati nell'alloggio fino alla fine del viaggio! Non ci fu niente da fare; almeno i due terzi dell'equipaggio si sarebbero ribellati ad averli vicino. Da allora per quella specie è previsto un obbligo contrattuale a nutrirsi lontano dalla vista degli umani, sulle navi umane, altrimenti niente biglietto. Per cui, come vedi, non si può fidarsi ciecamente dei computer e delle regole scritte, occorre applicarle estensivamente e con intelligenza caso per caso. E anche se, anche in materia di cibo e di regole, la responsabilità è del comandante della Nave, lui, da sempre, la delega al Capocuoco, che deve supervisionare l'imbarco di tutte e tre le cambuse: la nostra, quella aliena Ox e quella non-ox. Ed io" disse porgendomi lo strumento "la delego a te..."

E se ne andò.

"Hey, un momento cosa devo fare?" dissi impanicato con lo scanner in mano

"Segui le istruzioni di Chef"

"E chi è Chef?"

"Il computer della nostra cucina, scemo!"

Passai tre giorni 12 ore al giorno ad ispezionare tutto il carico! In effetti era molto semplice: dovevo solo puntare il sensore sull'imballo che mi passava davanti ed aspettare l'ok di Chef. Capii subito perché lo chiamavamo così: il programmatore, quando aveva saputo che era destinato ad una cucina aveva dato alla sua voce un accento francese, un po' ridicolo ma divertente, credetti all'inizio anche se mi dovetti ricredere abbastanza velocemente. Come tutti i computer moderni Chef sembra essere a sua volta un essere senziente, dotato di intelligenza e vita proprie. Lo so che non è vero, ma provate voi a considerare una macchina una voce un po' isterica che (quando vuole prendervi in giro o vuole fare il fanatico) vi parla con accento francese e che è convinto di essere la reincarnazione di Brillat-Savarin o Escoffier!

Nessuno vi dirà mai che un computer moderno a bordo di una AES è un organismo senziente. Ma provate a dirlo a loro! Il fatto è che le CPU dei computer di bordo dispongono di una quantità di circuiti di tipo booleano tripla di quella dei neuroni di un normale cervello umano; solo che le connessioni fra i circuiti sono di molto superiori a quelle del cervello. Cosa fa un computer di bordo? Adempie le sue funzioni specifiche. Nel frattempo si nutre (di corrente elettrica, ma si nutre), elimina i sottoprodotti della sua nutrizione (sotto forma prevalentemente di calore), si riproduce (quando le sue memorie di massa sono piene, queste non vengono cancellate, vengono"scaricate" all'interno di memorie esterne, inviate nei centri specializzati ed i dati contenuti nelle memorie vengono riutilizzati dato che non contano solo i dati in sé ma le connessioni, e cioé l'esperienza reale che il computer ha fatto; che è preziosa per creare nuovi computer) e, prima o poi, muore (anche se finora non ne è morto nessuno).Risponde a tono, come un essere umano, a domande di tutti i tipi, anche quelle che non figurano nella sua programmazione e soprattutto risolve problemi che non figurano fra i suoi dati, altrimenti non potrebbe navigare nello spazio n-dimensionale. E con il passare del tempo sviluppa a tutti gli effetti una sua personalità, anche se tutti pensano che sia colpa dei programmatori.Cosa volete che vi dica? Nessun comandante serio di una AES considera una macchina e basta il proprio computer di bordo. E' vero che i comandanti di AES , visto il mestiere che fanno, sono considerati pazzi da tutti.

(Tratto da: Il mio secondo Viaggio Extrasistema" di B.Turturro)

Chef diceva cose tipo

"Voi esservi umani non sapete mangiarve, crvedete solo di sapervlo farve."

"E siete bravi voi computer, allora!"

"Scerto!"

"Peccato che tu non abbia palato, né papille, né lingua."

"Scioco! Io so molto meglio delle tue rvozze papille se un pesce è frvesco oppurve no! Io effettuo ed analizzo lo spettrvogvamma dell'odorve di una sogliola in meno di un secondo."

"Ma non sai che sapore ha..."

"Ma conosco pervfettamente tutte le altervazioni palatali umane e di almeno altrve 300 specie (almeno quelle che un palato sce l'anno perv davvervo) alla prvesenza di una sogliola amandine, con più prvecisione di te, garvcon, e sono quindi un maitrve migliorve di te..."

"Pfui!"

"Pfui a toi, mon petit cochon;"

Familiarizzai con Chef, con la nave, e con l'equipaggio. Tutti erano abbastanza cortesi, anche se nessuno perdeva molto tempo con me, dato che tutti avevamo comunque molto da fare. Imbarcammo anche altri passeggeri alieni ed umani. Ne portavamo in totale 98, diretti per i più disparati motivi in metà dei pianeti che avremmo toccato in quei tre anni.

Alla fine fummo pronti. Tutto era stato controllato, stivato, organizzato, archiviato. Potevamo lanciarci nello Spazio Profondo e non vi nascondo che ero emozionato.

Fu proprio due ore prima della partenza che ad Hans venne un infarto.

Non vi dico che confusione nelle cucine! Non riuscii nemmeno a salutarlo quando lo portarono a "terra" sull'astronave degli Zingari, che per fortuna era attrezzata con medici e farmaci terrestri; era sotto anestesia e se la sarebbe cavata, ma mi dispiacque non poterlo salutare.

Il Comandate mi fece chiamare. Non avevo ancora avuto modo di incontrarlo anche se sapevo già molto di lui. Il comandante era Mohamed "Chaka" Nkomai, uno Zulu cinquantenne, alto quasi due metri, famoso perfino fra i non spaziali; il suo soprannome se lo era guadagnato quando aveva sedato un ammutinamento su una nave con equipaggio sud-africano; l'ammutinamento era scoppiato per motivi razziali: la maggioranza Zulu dell'equipaggio non tollerava che a bordo fossero saliti dei cuochi Xosa e "Chaka", Zulu a sua volta, ma fautore di "legge e ordine a tutti i costi", aveva personalmente ucciso 8 dei ribelli Zulu; per lo meno così dicevano le leggende su di lui e quel nome gli era stato dato dagli Xosa, perché se è vero che Chaka per gli Zulu è un mito (il Napoleone Nero lo chiamano) gli Xosa dicono che a loro sta molto simpatico dato che è stato il più grande assassino di Zulu della storia: ne ha fatti fuori oltre un milione in circa 15 anni di regno, dicono ( ma credo sia vero) e nessun Xosa è mai riuscito a tanto...

"Signor Turturro, lei è in grado di fare da Capocuoco sulla Mummeenah?" mi chiese per prima cosa senza preamboli, appena entrato nella sua stanza.

"Beh, signore, ecco, io non so..."

"Signor Turturro, mi deve scusare. Le ho fatto una domanda ma avrei dovuto fare un'affermazione. Lei non ha alternative: sarà il Capocuoco su questa nave per i prossimi tre anni"

"Si, signore? Ah ecco, ma ripeto non so se sarò all'altezza. Non si potrebbe..."

"Non si può signor Turturro, siamo a 20 giorni di navigazione dalla Terra, nessuno si aspetta che io aspetti qui o faccia avanti e indietro da Plutone alla Terra solo per cambiare un cuoco, sia pure il Capocuoco. Mi dispiace si sia trovato in questa situazione, ma ora tocca a lei. Faccia del suo meglio.'

"Si signore" feci per uscire, quando:

"Signor Turturro?"

Mi rivoltai.

"Non per spaventarla, ma sarà meglio per lei che il suo meglio sia all'altezza del minimo accettabile per la mia nave. Buongiorno"

Uscii senza dire niente, anche perché cosa c'era da dire a questo punto? Per esprimermi con un delicato eufemismo, ero nella merda fino al collo.Dovevo solo lottare disperatamente per tenere la testa fuori.

Cucinare è un'arte. Non è una disciplina od un lavoro e nemmeno una necessità. è un'arte. E come tutte le arti, può essere più o meno difficile, dipendendo dal talento che si ha. Esiste perfino una certa predisposizione fisica: se non si ha un palato veramente sensibile, con papille gustative molto efficienti, ci si può educare, certo, ma difficilmente si raggiungeranno le grandi vette della cucina, soprattutto della inventiva in cucina. Ci si deve esser portati, insomma, e si deve scegliere di seguire l'arte da giovani, ché il tutto richiede tempo, tempo per potersi educare, per poter imparare le mille cose che un vero cuoco deve sapere, oltre alle ricette, che in sé e per sé non sono che cristallizzazioni di un qualcosa che è ben altro: il piatto finito, portato in tavola alla "sua" temperatura, per essere fonte di uno dei piaceri più raffinati ed ambigui dell'umanità. E non solo dell'umanità, avevo scoperto.

Cucinare è un'arte, non un mestiere. Nella cucina si dispiega tutta la creatività di un individuo, o di una società. E come tutte le arti, anche la cucina si dibatte fra i due corni del dilemma: metodo o improvvisazione, regole o ricerca di novità, tradizione o invenzione? Ma forse più di altre arti questa ha a che vedere con l'intima essenza dell'Uomo. Perché se è vero che non di solo pane vive l'uomo, è vero anche il contrario: di solo spirito si diventa, appunto, spiriti. E dopo aver ben mangiato e ben bevuto, sono molte le cose alte e nobili che vengono meglio. E non esiste tecnologia, progresso che possa contrastare questa verità: è così da millenni, e su ogni pianeta raggiunto dalla razza umana. Anzi: i mille cibi nuovi, le nuove arti culinarie sviluppate dall'Umanità Extra Solare, ed i contributi delle cucine aliene, dimostrano che le regole fisse e sicure da seguire sono talmente tante, da non avere più alcun senso. Occorre distinguere: caso per caso, situazione da situazione. Non a caso la maggior parte dell'Umanità, ovunque essa sia, mangia cibi cucinati da robot, comandati da elaboratori quasi senzienti che possono scegliere non fra mille ricette, ma fra le mille e mille variazioni di quelle ricette e degli ingredienti. A volte è inevitabile, a volte (ad esempio nel proprio piccolo) è doveroso.Ma a volte piuttosto che il ricettario, come in tutte le vere arti, è meglio seguire l'intuito. Che è solo razionalità compressa ed infinitamente più veloce.

(Tratto da: "Metodo ed intuito in Cucina nell'Agorà Umana")

Io mi ero fatto le ossa in casa: mia madre era una ottima cuoca di famiglia. Poi ero andato, sedicenne, in una scuola di cucina e ne ero uscito a venti anni per iniziare a lavorare, un po' qua ed un po' là. Ed ora, trascinato dalla mia "hubris", eccomi qui, dinanzi alla più spaventosa responsabilità che mi si fosse mai presentata nella mia vita.

Fissai una riunione dei cuochi umani e non umani: spiegai brevemente cosa era accaduto, li informai della decisione del Capitano e sottolineai come questa fosse inevitabile. Eravamo tutti, non solo io, fosse ben chiaro!, in una situazione nella quale dovevamo fare del nostro meglio. Non nascosi il mio imbarazzo e la mia inesperienza, e mi definii senza dubbio inadeguato al compito. Ricordai comunque l'ordine del Capitano, e riaffermai il mio impegno a prodigarmi fino all'impossibile ed anche un po' oltre. Mi raccomandai al loro aiuto e chiesi a tutti, esplicitamente, di aiutarmi ad diventare il prima possibile il Capo Cuoco che dovevo essere. Fui breve nel dire tutto questo, per imbarazzo e per abbreviare quel momento il più possibile. Credo che il risultato sia stato chiarezza e concisione. Forse fu per questo che, con mia sorpresa fui applaudito. Brevemente, ma calorosamente. Chiesi al cuoco Alieno-Ox di restare e proseguimmo la riunione. In realtà da quel lato non avevo niente da temere: le tre cucine erano totalmente autonome, ovviamente. Non c'era motivo di interferenze in nessun senso e le mie competenze di supervisore si limitavano soprattutto al controllo della cambusa, che avevo già espletato. Per eventuali pranzi interspecie, avrebbero pensato comunque loro alla loro parte. Se si fossero presentate delle emergenze mi avrebbero avvertito, comunque era buona norma scambiare due chiacchere con dei colleghi.

Andai quindi nelle cucine umane. I cuochi erano già al lavoro per impostare l'ultimo pasto "sintetico" del turno. A navigazione iniziata per davvero, di lì a due giorni avremmo "aperto" il ristorante, cessando tutti di mangiare le razioni standard cucinate automaticamente dalla parte robotica della cucina: ci si poteva sopravvivere indefinitamente, ma dopo un po' diventava fastidioso prima ed insopportabile poi. E quel po' per me stava per scadere.

Chiesi ai miei aiutocuochi.

"Signori, informatemi: qual'é la prassi?"

Alfio, il decano, un distinto cuoco Spagnolo di 55 anni mi disse

"La decisione dei menu, signore"

"A che punto siamo?"

"Mastro Hans aveva già impostato il lavoro, signore"

"Vediamolo"

Passai i due giorni successivi, senza dormire ed usando farmaci per restare sveglio ed efficiente, per ultimare il lavoro di Hans. Il problema erano i numeri: 240 persone di equipaggio, di cui 235 umani; 98 passeggeri paganti (ed esigenti) di cui 75 umani; totale: 310 palati e stomaci umani da soddisfare, ed i 75 paganti ed esigenti al meglio possibile. Prevedere quindi 4 pasti al giorno per 310 persone (1240 pasti) per almeno 28 giorni (34.720 pasti) fino all'arrivo alla prima tappa, cercando di avere menù i più variati possibile. Risultato: almeno 15 menu diversi , uno per ogni giorno per 15 giorni, da ripetere una seconda volta, tenendo sempre conto di necessità religiose, dietetiche, ubbie isteriche del cliente ricco e pagante, richiesta di variazioni del menu ragionevoli e quindi non rifiutabili ed i Balzi. I Balzi, i passaggi in iper-drive, sarebbero stati prevedibilmente 8, e con un preavviso di sole due ore. Qual'é il problema direte voi? Le vibrazioni della struttura stessa del continuum spazio-temporale. Durante i sei o sette minuti di un Balzo lo spazio stesso che contiene l'astronave vibra, con tutto quello che questa a sua volta contiene. La materia (atmosfera compresa) vibra a livello sub atomico prima e di struttura spazio-temporale poi; come sensazione non è diversa da una forte vibrazione , poniamo di un motore su una lastra di metallo.Sgradevole ma sopportabile, c'é addirittura chi gli piace.

Ma lo avete mai fatto un sufflee durante un balzo? O la maionese? Dire che impazziscono è dire poco, occorre buttare tutto e ricominciare da capo. Il vino, non so perché, se è aperto, inacidisce in 5 minuti, soprattutto se è vino vivo e non pastorizzato; i formaggi, al di sopra dei 3 gradi di temperatura, inacidiscono pure loro, per non parlare di altre 40 diversi tipi di cibi freschi che vanno a male. Insomma quando viene annunciato un Balzo occorre "fermare" tutto almeno con una cottura minima e vedere di mettere in salvo il salvabile, nei frigoriferi a temperatura e in quelli a stasi; per poi riprendere subito dopo, possibilmente senza tardare, a servire a tavola! Roba da far tremar le vene ai polsi di gente ben più esperta di me! Comunque, grazie all'aiuto di Alfio ed al lavoro preparatorio di Hans riuscimmo nell'intento.

La prima sera il menù fu:

-antipasti misti mediterranei: olive in olio, aglio e limone; pomodori secchi tunisini; insalata greca a base di feta lunare e pomodori; paella.

-entree: "caciucco alla livornese", un'ottima versione italiana della "bouilabasse" marsigliese, con crostini di pane e salsa all'uovo

-pietanza: pesce, trote "amandine" (con le mandorle amare, burro e curry); carne, arrosto di vitello in salsa bianca (burro, farina e brodo, con prezzemolo e pochissima soia; una variazione personale)

-contorni misti: patate lesse ed arrosto, insalate miste al buffet

-dolce: cremolato di mandarino "alla paratia"; questa fu una assoluta novità per me,tipica della "casa", di Hans cioé e la preparò Alfio; veramente interessante. Vedete cucinare nello Spazio Profondo comporta delle difficoltà, ma qualche volta anche dei vantaggi e perfino degli arricchimenti; non so come facciate voi a fare i cremolati di frutta, io procedo nel modo più semplice: preparo un frullato del frutto in questione, con succo e polpa mescolati, dolcifico, aggiungo eventualmente del latte e infilo tutto nel freezer; dopo dieci minuti apro e giro con un cucchiaio i cristalli si succo gelato che sono attaccati sul bordo esterno del contenitore, e così via per sei o sette volte; il risultato è una serie di ghiaccioli di frutta in sospensione fine, molto gradevole e facile a farsi; una gelatiera a mano, praticamente. Beh, Alfio mi suggerì di procedere in questo modo: preparare il succo nel modo consueto, solo in una vasca di due metri per uno per 50 centimetri (capirete, almeno 250 porzioni!), con l'aggiunta di una bombola d'aria compressa di 40 litri almeno; poi metterlo sul montacarichi esterno, chiudere le paratie interne ed aprire quelle esterne, far salire il montacarichi verso lo spazio esterno; appena la vasca arriva ad essere esposta ai meno 220 gradi standard delle parti non esposte ad un eventuale sole, aprire la valvola della bombola con un telecomando (già predisposto nella bombola stessa); l'aria si fa strada verso l'esterno attraverso il succo che si gela quasi completamente in tre secondi; fra rientrare tutto; il risultato finale è un cremolato in cui la cristallizzazione è a livello molecolare, di una finezza e di un sapore squisiti. Certo avevo usato succo congelato e probabilmente Escoffier ( se avesse mai saputo cosa era la surgelazione) avrebbe disapprovato. Ma i commensali mi applaudirono! Non vi dico l'emozione! In fondo un cuoco vero riconosce un'unica forma di gratificazione o di lode: il sorriso soddisfatto di un commensale davanti ad un piatto completamente svuotato.

Carpaccio di Simbionte Tukk-ee-n-oo in salsa di Hu-ru-ke-de

Ricetta tratta dal ricettario personale del Capo Cuoco Rudy "Basilico" Turturro

Dosi per 4 persone

500 grammi di carne di Tukk-ee-n-oo

3 spicchi d'aglio

1 manciata di erba cipollina

3 cucchiai da tavola di olio di Hu-ru-ke-de

Prendete la carne, paratela di pelle, osso e grassetti vari e surgelatela, diciamo per un paio d'ore di modo che non sia un blocco duro, ma solo un blocco compatto. La surgelazione serve solo perché permette di tagliarla con comodo e molto sottile: la carne di Tukk-ee-n-oo, come del resto quella di molti volatili terrestri, la si mangia di solito cotta, ma vi assicuro che l'unico segreto per farne dell'ottimo carpaccio è il taglio sottile. Appena tagliata disponetela in una sperlinga e lasciate si desurgeli a temperatura ambiente.

Per la salsa sarebbero necessarie delle Hu-ru-ke-de di quelle sugose che emettono il ho-l-ee-oh, originali di Hu-mm-ae-ree-kuh; ma posso capire che siano difficili a trovare sulla Terra. Potete validamente sostuirle con noccioline americane e olio di arachidi; aggiungere uno spicchio d'aglio, erba cipollina, sale e pepe e pestate il tutto in un mortaio di legno. Salate il carpaccio e spargeteci la salsa sopra; lasciate riposare per un paio d'ore prima di servire.

Note e Variazioni

E' possibile che non vi sia facile trovare della carne di Tukk-ee-n-oo dalle vostre parti e non vorrei che l'accenno alle loro capacità matematiche vi abbia tratto in inganno; sono solo animali, quindi la direttiva Primaria non vale; certo se siete vegetariani è un altro discorso; ma insomma se non trovate il Tukk-ee-n-oo, la carne terrestre che più gli si avvicina è quella della sovraccoscia di tacchino. Deve essere però molto grosso, la sovraccoscia deve pesare almeno un chilo anche perché, se no, non si taglia bene.

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