Home - Fantafolio - Link - Futuristico - Storia FS - Interattivo - Mongaica -  I Libri - Servizi - Tour

 


Numero 6 Roma, 30 Settembre 2000


Sommario

I racconti:

Introduzione

Bentrovati!

Il numero del Foglio che state leggendo è l'ultimo in questo formato de è in realtà la selezione dei vari numeri estivi che non abbiamo pubblicato. Smetteremo di essere sito e diventeremo qualcos'altro...

Non vi diciamo cosa perché ci piace fare delle sorprese e poi anche per scaramanzia visto che il progetto è a dir poco ambizioso.

Troverete di seguito articoli con varie considerazioni ed un racconto di Renato M. Fondi a tema "gastronomico-alimentare".

torna al sommario

ALLONTANATI DA OMELAS, SCRIVI PER OMELAS

dall'Ufficio stampa Omelas

Una società può basarsi sulla sistematica violazione dei diritti di alcuni individui? Ogni giorno i diritti umani vengono violati in molti paesi del mondo. Sarà così anche in futuro?

La fantascienza ragiona su ciò che sta succedendo, si fa domande sull'oggi, e cerca le risposte di domani. Il premio Omelas è il primo concorso di fantascienza organizzato da un gruppo Amnesty International per invitare tutti a porsi queste domande e cercare le risposte all'interno del genere letterario che più di ogni altro ha messo a nudo l'anima del mondo moderno. Attraverso OMELAS parliamo dei diritti umani nel mondo attuale. Storie lontane nel tempo o nello spazio, per chiedersi quale sarà la condizione umana domani e denunciare le violazioni attuali.

Amnesty International, www.amnesty.it, è l'organizzazione non governativa, premio Nobel per la pace nel 1977, che lotta per la difesa dei diritti umani in tutto il mondo. Amnesty International è un movimento internazionale indipendente da qualsiasi governo, parte politica, interesse economico o credo religioso. Possiede status consultivo presso le Nazioni Unite.

Il Premio Omelas è dedicato alle opere di narrativa in lingua italiana o inglese che abbiano per tema i diritti umani e la fantascienza. Si può partecipare al premio con opere inedite o edite in formato di racconto breve, racconto lungo o romanzo breve, purché il copyright sia di sola proprietà dell'autore. La giuria è composta per metà da alcuni tra i maggiori rappresentanti della fantascienza in Italia: Valerio Evangelisti, Piergiorgio Nicolazzini (agente letterario), Silvio Sosio e Ernesto Vegetti (presidente sez. italiana World SF Association); per metà da membri di Amnesty International esperti di fantascienza: Valentina Piattelli (responsabile pubblicazioni Amnesty International sezione italiana), Enrica Lozito (scrittrice con lo pseudonimo di Enrica Zunic'), Anna Feruglio Dal Dan e Andrea De Porti.

Il sito web del premio: www.fantascienza.com/omelas/ e-mail: omelas@fantascienza.com.

torna al sommario

Expocartoon!

di Goffredo Sarsina

Goffredo è un nuovo acquisto della redazione di Nigralatebra, per ora ve lo diciamo e basta poi vi daremo i suoi link e soprattutto il link al suo sito.

Meglio tardi che mai

E' proprio il caso di dirlo. Ma d'altra parte, per banale che sia resta vero: meglio tardi che mai. Ai primi di Aprile si è tenuta a Roma Expocartoon, una mostra-mercato sui fumetti di tutti i tipi che è diventata un appuntamento primaverile d'obbligo per gli appassionati di tutti i "generi", dato che il fumetto di generi si occupa. E quindi anche degli appassionati di fantascienza, motivoper cui sia ure in ritardo ne parliamo, e dato che di questo genere probabilmente ci sono in Italia più lettori nel settore fumetti che nel settore letterario.

Dite che è esagerato? Beh, guardate la Bonelli Edizioni.

Matin Mystere, Legs Weaver e COSOCOSO. Per non contare Dylan Dog che pur non essendo fantascienza è senza dubbio letteratura non mimetica, o iperrealista o fantastica usate il termine che preferite. Quindi quattro personaggi sui 15 rappresentati nell'immagine che mette insieme tutti i personaggi della Bonelli. Stiamo quasi al 30%!

E non c'è niente di nuovo in realtà dato che nel settore fumetti la fantascienza italiana si è sempre spesa e sperimentata. Ad esempio la scuola dei disegnatori dell'Intrepido e del Monello con Junior ed Atlas, solo per citare due dei più famosi, scuola che ha illustrato di storie le pagine di quelle testate dagli anni 50.

Torneremo sull'argomento perché lo riteniamo interessante e perché riteniamo che sia un argomento troppo spesso trascurato nel fandom, dove si tende a privilegiare il testo letterario (ad ogni buon conto non buono) piuttosto che il fumetto, considerato snobisticamente qualcosa di inferiore, né più né meno come i critici del mainstream letterario considerato la letteratura di fantascienza.Non solo è da snob ma è anche sciocco perdere di vista la "palestra" fantastica in cui fanno le loro prime prove i cervelli e le anime dei giovani, ché se anche finiranno con il leggere, cominciano con il leggere i fumetti!

Abbiamo visitato anche lo stand della mitica Marvel e lì l'affollamento di supereroi fantascientifici era veramente esagerato!

torna al sommario

Aridatece li baccelloni #1

di Massimo Mongai

Fra i molti progetti che (come tutti i velleitari, creativi, cialtroni e simpatici) abbiamo ce n'è uno difficilissimo da definire. Tanto che finora lo abbiamo definito scherzosamente solo come "Aridatece li baccelloni".

Nel senso che vorremmo organizzare una serie di microeventi (ci incontriamo per bere una birra) con tutti gli appassionati del fandom romano per arrivare ad un incontro molto più significativo (ci incontreremo per bere molte birre in una birreria grandissima) per arrivare infine all'Evento!

Che non avendo ancora nome, continuiamo a chiamare "Aridatece li Baccelloni" perché l'idea di fondo è occuparsi (nel corso dell'"Evento!"), di fantascienza e nostalgia. Ossia di un'epoca in cui i film di fantascienza emozionavano il pianeta con effetti speciali ridotti a quasi niente (appunto di baccelloni di cartone) ma con idee molto molto forti.

In parte quindi uno sguardo alla fantascienza d'antan, sotto forma di film, mostra di foto e manifesti, interventi vari; dall'altra soprattutto un incontro degli appassionati di fantascienza del Centro-Sud, dato che la fantascienza italiana, d fatto, gravita soprattutto a Nord, per non dire quasi esclusivamente a milano e dintorni. Intendiamoci, niente da dire sull'efficienza organizzativa dei nordisti, fanno bene e continuino a farlo. Solo che noi , aRoma, cominciamo ad avere voglia di contarci...

Novità nel futuro ... prossimo!

torna al sommario

MISSION TO MARS (regia B. De Palma)

di Francesca Romana Fuxa Sadurny

Che dire di questo film?

I giornali ne hanno parlato male, i critici sostengono che si tratti di una brutta copia di Odissea 2001 nello spazio ed io ho trovato anche molti riferimenti a Alien, ma non è questo il punto.

Mi è piaciuto?

Se ci penso bene, la prima risposta emotiva è: sì, a me è piaciuto.

Questo film, innanzitutto, è ben interpretato dagli attori e anche se recita per un solo tempo, Tim Robbins è risultato convincente nella parte del marito-astronauta generoso e altruista.

I momenti più belli sono quelli in cui i componenti della astronave camminano lungo il corridoio mobile che serve a mantenere zone a gravità (preso da Odissea 2013), e quello in cui gli stessi viaggiano verso Marte fuori nello spazio legati da un filo, in questo caso è la vista di Marte che piace e che ha emozionato tutti nella sala cinematografica. Anche il messaggio dell'alieno-umanoide è risultata di effetto: perché pensare che i marziani siano essere verdi e poco ospitali come in Mars Attaks?

L'uomo è alla ricerca delle sue origini nel cosmo, ormai, da secoli; gli studiosi dell'universo ci dicono come non sia impossibile ritenere esistenti pianeti aventi le stesse condizioni climatiche e di vita in cui potrebbero trovarsi altri essere senzienti. Perché non credere che Marte un tempo fosse abitato? E perché escludere che i marziani siano i nostri progenitori?

Tesi, si tratta di tesi e di teorie affascinanti.

Io non contesto i critici né coloro che hanno trovato il film un doppione di altri più belli e famosi film di fantascienza. Io cerco di trovare il buono di ogni film e penso che Mission to Mars contenga messaggi interessanti e presenti delle scene molto belle dal punto di vista degli effetti speciali. Non sono una regista di film di fantascienza né una sceneggiatrice ma credo che non sia facile realizzare un Guerre Stellari o un Star Trek o un Matrix, e Mission to Mars ha il pregio di essere stato girato in poco tempo con un budget molto inferiore ai film precedentemente citati e gli attori, a parte Tim Robbins che credo sia stato chiamato a dare maggior risalto di audience al film, sono poco conosciuti (si tratta per lo più di famose spalle); tutto questo fa del film in questione un film di rispetto pur nei riferimenti evidenti a cult movie di fantascienza.

In quasi tutti i film in cui l'essere umano viene a contatto con extraterrestri si crea una positiva interazione e scambio di esperienze; si tratta di un desiderio che tutti noi, spettatori, registi e scrittori ci auguriamo possa diventare realtà. Personalmente è l'emozione di sapere per certo che esiste qualcun altro nell'universo che mi affascina e che mi impaurisce. Non vivrò abbastanza per saperlo e mi accontento di provare questa emozione per brevi momenti attraverso un film.

Fin da quando mi sono avvicinata alla fantascienza ho letto di Marte e della possibile vita che su questo pianeta si poteva essere sviluppata miliardi di anni fa e Mission to Mars risponde a queste domande; perché no? L'idea che un meteorite di dimensioni ragguardevoli abbia distrutto l'ecosistema di Marte rendendolo privo di vita non è molto peregrina per il comune mortale che come me ha letto fantascienza e qualche articolo di astrofisica!

Ingenui, senz'altro, sono risultate le immagini sul contatto con l'alieno-umanoide compresa la scultura che si rinviene sul pianeta.

Divertente la scena sulla contaminazione terrestre del DNA marziano.

In conclusione e fermo restando che il film cela, neanche molto bene, immagini e ricordi già visti e letti quello che ho trovato interessante è il messaggio sotteso e partitico che ci rincuora: l'unica forma di vita che conosciamo non può che essere quella che si è sviluppata sulla Terra o su Marte prima della catastrofe meteoritica!

torna al sommario

Mystero

Quello che segue è l’editoriale della nuova rivista Mystero uscita prima dell’estate in edicola ed alla quale anche se in ritardo vogliamo dare spazio.

Mystero #1 - Editoriale

UN BATTITO D'ALI

Quali motivi possono spingere a creare un nuovo giornale? Possono esserci interessi economici, o di potere, o culturali, o l'ansia di esporre le proprie idee. Talvolta, però, c’è semplicemente la passione per un certo argomento, unita al desiderio di raccogliere attorno a sé il maggior numero possibile di persone che la condividano, in modo da lavorare tutti insieme ad un progetto comune. E’ precisamente questa la molla che ha fatto nascere la rivista che state leggendo: e la passione -inutile dirlo- è quella per il mystero (con la "y", per i motivi che spiega Alfredo Castelli nelle pagine che seguono). Per noi, il mystero è tutto ciò che ridesta la nostra capacità di meravigliarci: i grandi enigmi della storia, le capacità sconosciute della mente, le aperture della scienza, i segreti dell’universo, le sapienze perdute, i labirinti del tempo e dello spazio, le visite da un altrove sconosciuto, le manifestazioni dell’impossibile. C’è chi a tutto questo è chiuso, insensibile. Altri, invece, hanno un orecchio così fine da cogliere -come diceva il grande scrittore americano H.P. Lovecraft- "l’eco sottile di un remoto batter d’ali da oltre i confini dell’infinito". Chi l’avverte, ne è segnato per sempre. Perché quel lontano fremito annuncia l’epifania del Grande Ignoto, che reca in dono meraviglia, stupore, ansia di conoscere, arditezza d’ingegno, insofferenza per ogni costrizione, ogni dogma, ogni preconcetto. Siamo convinti che siano in tanti. Oggi, a sentire quel fremito nel profondo. A loro ci rivolgiamo. sforzandoci di mettere a disposizione con questo giornale una finestra aperta sull'infinito, un'offerta di differenziata fantasia. Per questo, non tratteremo soltanto dei mysteri acclarati della nostra esperienza, ma anche di quelli offerti da chi scandaglia l'Impossibile con l'immenso potere dell'immaginazione (che è - diceva Paracelso - la componente essenziale di ogni magia): gli scrittori, gli artisti, i poeti che solcano l'immenso mare del fantastico alla ricerca di territori sconosciuti. I grandi autori di fantascienza, i pittori del surreale, i creatori di film dell'inquietudine, gli inventori di nuove forme d'arte: tutti coloro, insomma, che esplorano l'ignoto affidandosi non alla ragione, ma alla fantasia e all'intuizione creatrice. Loro, forse, sono più vicini alla verità degli scienziati: non è un caso che tutti i grandi profeti si siano espressi col linguaggio della poesia. Lo sapevano bene gli antichi, che assegnarono uno stesso dio, Apollo, al canto e alla divinazione. Due parole su chi s'è impegnato in questa impresa. lo, che sto scrivendo queste righe, mi chiamo Sebastiano Fusco e da più anni di quanti mi faccia piacere riconoscere mi occupo di divulgazione, a livello editoriale e giornalistico, nell'ambito delle scienze di frontiera, delle dottrine tradizionali della narrativa fantastica, delle discipline "eterodosse", nonché delle forme d'arte "popolari": la narrativa d'evasione, il fumetto, il cinema fantastico e così via. Luigi Cozzi, che divide con me le fatiche per la realizzazione di Mystero oltre a essere regista di film legati al nostro campo di interessi (Starcrash, Contamination, Hercules), e aiuto di un nome quale Dario Argento, è storico del cinema e della fantascienza, con decine di libri all'attivo, e ha scritto per tutti i principali periodici dedicati agli argomenti che trattiamo sul nostro giornale. Attorno a noi, abbiamo radunato un gruppo di esperti e di autori di sicuro valore: alcuni li conoscerete certamente, perché sono nomi ben noti (citiamo a caso Paola Giovetti, Alfredo Castelli, Ugo Malaguti, Antonio Bonifacio, Frank Thierney, Giorgio Franchetti); altri siamo sicuri che imparerete presto ad apprezzarli. Collaborano con noi diversi gruppi di ricerca nei campi delle discipline di frontiera: citiamo in particolare il Centro Ricerche "Leonardo da Vinci", la cui esperienza nel campo dell’indagine dei fenomeni anormali non è seconda a nessuno. Chi conta davvero, però, non sono gli autori bensì i lettori. La nostra ambizione, infatti, non è quella di fare un giornale per voi, ma con voi. Scriveteci numerosi, segnalando i nostri errori, valutando schiettamente gli articoli, emendando le manchevolezze: le "bacchettate" costruttive sono molto, molto più preziose, per migliorare il giornale, di quanto possano esserlo gli elogi scontati, seppur graditi. Soprattutto scriveteci per proporre argomenti, segnalarci casi insoliti, raccontarci esperienze personali, indicarci iniziative e novità nello sterminato campo dell’Impossibile. Terremo conto di ogni parere, cercheremo di approfondire ogni argomento. Dal prossimo numero, avrà inizio una regolare rubrica di posta dei lettori: pubblicheremo le lettere più interessanti e ci rivolgeremo a esperti per rispondere ai quesiti di maggiore interesse (non ho voluto piegarmi allo squallido trucchetto di inaugurare la rubrica già sul primo numero, utilizzando finte missive sollecitate da un fantomatico "numero zero"). Ospiteremo anche una rubrica di annunci: chi vuole contattare appassionati, cerca testi introvabili, ha qualcosa da offrire ci scriva e vedrà pubblicata la sua richiesta. Grazie a tutti, e aiutateci a tenere aperta la nostra finestra sull’ignoto. (s.f.)  

Mystero - La rivista dell’impossibile

Contenuti del numero 1

Il calcestruzzo dei faraoni
Dinosauri viventi sulle porte di Ishtar
Mostri d’Italia
Visione Remota
Von Braun a Roswell
Piogge di sangue
Immagini dal profondo
Gallerie verso l’ignoto
L’arca ritrovata
Profeta in provincia
Cerchi nel grano in 3-D
Dieci piaghe soprannaturali? Narrativa Il deserto dell’incubo
La decisione giusta Dossier Mondi dimenticati dal tempo Rubriche I misteri di Mystère
Testimonianze
Oltre il Millennio
Assurdo universo
Ai confini della realtà
Personaggi
Profondo rosso Inserto: Fantascienza Il pianeta proibito
Adieu, Monsieur Guieu!
L’Urania scomparso
Il mistero della terza fondazione (racconto di Antonio Bellomi) Editoriale Mondo Ignoto
Via dei Gracchi 278, 00192 Roma
Fax 0632505747 Direttore Sebastiano Fusco
Coordinamento redazionale Luigi Cozzi Hanno collaborato: Selene Ballerini, Antonio Bellomi, Antonio Bonifacio, Ray Campbell, Alfredo Castelli, Luisa de Giuli, Giada Cozzi, Giuseppe Festino, Giorgio Franchetti, Paola Giovetti, Nicola Lombardi, Ugo Malaguti, Clark C. McClelland, Simonetta Mostarda, Francesco Ravello, Maria Letizia Sercia, Frank Thierney, Barbara Tolfa

Mystero #2

Nel prossimo numero:

La luce mysteriosa delle piramidi
Enigmi marziani
Le case dei fantasmi
Oggetti fuori tempo
... e moltissime altre cose dall’universo dell’impossibile.

torna al sommario

Il gioco di Ender (O. Scott Card)

di Francesca Romana Fuxa Sadurny

Il libro che sto per commentarvi è, forse, uno dei più bei libri di fantascienza che io abbia mai letto. Si intitola "Il gioco di Ender" e l’autore è Orson Scott Card, noto ai lettori accaniti di fantascienza per aver scritto memorabili saghe come quella di "Alvin" in sette volumi di cui solo tre tradotti in italiano.

Il gioco di Ender è il primo e il più bello di quattro libri dedicati alla intensa e sconvolgente vita di Ender.

Questo libro ha vinto il premio Nebula, uno dei più importanti riconoscimenti letterari del genere fantastico e sono anni che alcuni produttori si contendono i diritti per poterlo trasporre nel cinema.

La storia è veramente avvincente: un ragazzino, maschio-secondogenito, con doti particolari viene reclutato per combattere i cattivi Scorpioni che stanno minacciando la terra.

La sua vita nell’Accademia- vissuta sulla Luna-, le sue eccezionali capacità di stratega, la nostalgia per la Terra e l’affetto per la sorella, Valentine, rendono Ender un personaggio determinato, dolce e triste che con forza e decisione riesce ad inserirsi nella vita difficile dell’Accademia, a lottare per la sopravvivenza, a farsi amici e a vincere la sua battaglia personale con il mondo e con gli adulti.

La particolarità di questa storia non è tanto data dall’ambientazione, per altro molto minuziosa e ben descritta dallo scrittore, né dalla vicenda della guerra contro gli Scorpioni, temibili insetti che ricordano i vecchi film di Fantascienza, ma è data dalla straordinaria caratterizzazione del personaggio di Ender, dal suo profilo psicologico e dalla sua forza interiore.

Ho trovato molto avvincenti tre passaggi del libro: il primo quando O. Scott Card spiega perché proprio Ender sia chiamato a salvare il mondo dal pericolo di una invasione degli Scorpioni; il secondo quando Ender riesce a vincere il programma interrattivo appositamente realizzato per lui dall’Accademia, con l’uso di software avanzatissimi, e il terzo quando Ender comprende che il gioco che sta facendo non è altro che la realtà. Quest’ultimo passaggio non può essere ulteriormente spiegato altrimenti il potenziale lettore potrebbe pensare che io voglia svelare il momento saliente del libro!

L’idea del gioco come strumento di lotta e come strumento di ricerca mi è parsa molto convincente: qui non si è di fronte ad un ragazzino dotato, semplicemente, di superiori capacità intellettive e strategiche ma si è di fronte a un bambino che ha tutte le paure, le debolezze e i dubbi di un normale coetaneo che vive sulla Terra. Come alleggerire il peso delle sue azioni? Come insegnare al fanciullo l’uso delle sue doti particolari? Come superare le avversità che minacciano la Terra senza che sia Lui a sentirsi direttamente responsabile della vittoria o della sconfitta?

Ecco l’escamotage: il gioco. L’allenamento in assenza di gravità, le lotte fra amici, le continue frustrazioni e la dura vita dell’Accademia sono solo il preludio della presa di coscienza della missione che Ender è chiamato a compiere attraverso un perverso gioco sul P.C.

Il gioco richiama nella memoria del lettore, anche meno giovane, i più moderni giochi elettronici pieni di odio e di rabbia.

Nel finale c’è la sorpresa che consente allo scrittore il "varco" per il successivo libro ma che il lettore non percepisce. Infatti la storia e la vicenda personale di Ender trovano compiuta narrazione nel primo grande libro che, ad avviso di chi scrive, è appassionante, bello e originale.

Lo scrittore vinse il premio Nebula anche con il secondo libro di Ender ma, credo, ciò sia dipeso molto dall’enorme successo che ebbe sui lettori il primo anche se non si può negare il valore del secondo che inventa una diversa e intrigante realtà fatta di Scorpioni- Pekeninos

e ...A voi la lettura.

torna al sommario

Fame spaziale

di Renato M. Fondi
Aprile 2000

Rinchiuso da mesi nel guscio protettivo della navicella spaziale, nutrito esclusivamente per via endovenosa, l’astronauta non sognava ormai altro che di mettere sotto i denti una succulenta bistecca.

Per questo motivo, quando sullo schermo apparve un pianeta in tutto e per tutto simile a quello che lo aveva visto nascere, ed i sensori rivelarono la possibile presenza di forme viventi, l’astronauta impartì alla nave i comandi per l’atterraggio, interruppe il flusso che lo nutriva attraverso la giugulare, e dispose lo stomaco alle sconosciute leccornie che lo aspettavano su quel mondo alieno.

Atterrò nel bel mezzo di quello che, immediatamente, riconobbe essere un terreno coltivato. A distanze estremamente regolari, allineati secondo una griglia di perfetti triangoli equilateri, spuntavano dal terreno alberi contorti e privi di fogliame, che protendevano in ogni direzione rami nerastri carichi di frutti rossi, blù, gialli raccolti in enormi grappoli.

L’astronauta manovrò il braccio meccanico esterno della navicella, raccolse qualche frutto, lo trasferì, con tutte le precauzioni d’uso, dentro l’abitacolo.

Si era aspettato un aroma di limone, un profumo di pesca, o d’albicocca, o di papaya. Rimase sconcertato, poiché dai frutti esalava un intenso odore di sangue. Ne saggiò il gusto prudentemente, con la punta della lingua.

Carne?!

C’era, davvero, una certa rassomiglianza.

Ma quei frutti erano molto, molto più saporiti.

Se ne abbuffò, senza curarsi del torpore che lo invadeva, senza più accorgersi di ciò che, là fuori, stava accadendo.

Lians I° aveva dormito male, quella notte.

Come si può dormire con ventimila cittadini accampati nel proprio podere, e in mezzo a tutta questa folla un lucente oggetto venuto dallo spazio?

Aspettavano tutti, schiamazzando ed ubriacandosi con il succo dei papgar variopinti, che il portello si aprisse e che ne uscisse un qualche essere gelatinoso, verde - questo, si sa, è il colore tipico dei mostri spaziali - e provvisto di almeno sessanta peduncoli oculari.

Fiorivano, al riguardo, le scommesse. Chi lo voleva del tutto privo di conchiglia, chi avvolto a spirale attorno ad un unico osso, chi completamente cieco, chi enorme e diafano e assolutamente insensibile alle leggi della morale.

Dopo aver dato un’ulteriore regolata alla temperatura dell’incubatore, ed un’occhiata carica di tenerezza alla doppia covata - le sue uova erano cenerine, quelle di Lians II° azzurrate - Lians I° raggiunse nel patio il compagno/compagna, lo/la colpì affettuosamente con un tocco delicato delle antenne. Entrambi volsero lo sguardo alla navicella. Brillava nelle prime luci dell’alba.

Quante ore, quanti giorni dovevano ancora passare? Per quanto tempo ancora quella folla immane, accorsa dalla città alla notizia dell’atterraggio, avrebbe continuato a mangiare, a calpestare, a distruggere il frutto faticoso del loro lavoro? Già gli alberi erano stati spogliati di oltre la metà dei loro frutti, i germogli spezzati, le insalate sanguigne divorate, le erbe aromatiche estirpate o calpestate. E cosa avrebbero mangiato, quando non fosse rimasto più nemmeno l’ultimo papgar a testimoniare lo scempio?

Negli ultimi tempi non erano mancati, in città, orripilanti episodi di cannibalismo e, per quanto si fossero verificati ad opera di esseri degenerati e comunque in circostanze che con questa non presentavano alcuna analogia, il pensiero che qualcosa di simile potesse accadere ora e qui, nel loro podere, non faceva che accrescere la preoccupazione di Lians I° e di Lians II°. Come avrebbero potuto resistere ad una folla d’invasori inferociti dalla fame? I quali, a dispetto della loro pacifica natura di erbivori, avrebbero finito per divorare qualunque cosa fosse giunta alla portata delle loro sei mandibole.

Di scappare non se ne parlava, con tutte quelle uova da incubare e proteggere.

E poi, la città era troppo lontana.

E poi, erano circondati.

E poi, come tutti gli altri, erano curiosi di vedere il mostro.

Dei due, fu Lians II° ad accorgersi per primo che qualcosa, sulla navicella, stava cominciando a muoversi. "Alla buon’ora!", pensò, poi avvertì Lians I° con un lungo suono bitonale, ripetuto finché tutti e dodici i peduncoli oculari del comagno/compagna furono indirizzati verso l’astronave.

Non era un’illusione prodotta dall’ansia dell’attesa: il portello stava realmente aprendosi.

La folla cominciò ad urlare per l’eccitazione, con una cacofonia di note, di bitonali, di accordi in tutte le seicentocinquantatre varianti della gamma.

Dal portello aperto emerse l’uomo, una figura argentea ancora barcollante per effetto del papgar. Guardò, con una smorfia di disgusto, il frutteto invaso dalla massa viscida e bavosa di quelle enormi lumache a tre teste. Emise un rutto solenne.

La folla tacque, terrorizzata.

Lians I° e II° guardarono orripilati. La creatura aliena aveva due lunghe appendici che lo allontanavano dal suolo; altre due appendici, ciascuna munita di cinque piccoli tentacoli, si staccavano dalla parte superiore del suo corpo; ma il fatto di possedere una sola testa ne rendeva ancora più ripugnante l’aspetto.

Era una testa enorme.

E, probabilmente, zeppa di cattive intenzioni.

Poi, un suono emerse dalla folla, si moltiplicò, divenne il frastuono di un’unica nota suonata da ventimila strumenti. Come un solo individuo, la massa delle lumache cominciò ad avanzare verso l’astronave.

Ci volle ancora qualche istante perché Lians I° e II° percepissero, con infinito sollievo, l’intenso, invitante, irresistibile profumo di frutta esotica emanato dal corpo dell’alieno.

torna al sommario