Nigralatebra (logo)Il Foglio di Fantafolio

Fantascienza italiana: Pestriniero dice la sua, Ditelo con la science fiction, Considerazioni sopra una naturale dissociazione nell'ambito della science-fiction italiana e Science-fiction sui generis sono tre saggi scritti da Renato Pestriniero negli anni passati. Insieme ne esce fuori un inedito quadro pennellato sull'argomento della fantascienza italiana che tanto appassiona noi di Nigralatebra.

Noi pubblicheremo integralmente sul Fantafolio la serie di saggi, per poi farne un'altra area fissa di Nigralatebra (LS).

Nel numero 23: Ditelo con la Science Fiction

Nel numero 24: Science fiction sui generis (parte I di III)

Nel numero 25: Science fiction sui generis (parte II di III)

SCIENCE FICTION "SUI GENERIS"

Parte III di III

COLLOCAZIONE DELLA SCIENCE FICTION

Quasi contemporaneamente all'articolo di Roberto Barbolini su "Panorama", ne è apparso un altro ('Il Gazzettino' 20.6.1991) il quale ha contribuito in uguale misura alla decisione di raccogliere il materiale sparso e stendere questo zibaldone: "Fantascienza, 'materia' prediletta", dove si parla della science fiction usata come tema per gli esami di maturità.

Anche in questo caso, come per il precedente articolo di Barbolini, la soddisfazione nel vedere la science fiction portata a livelli che potremmo definire 'ufficiali', viene temperata dalla constatazione che il suo significato, per il grosso pubblico, porta con sé un'ambiguità d'annata.

Nell'articolo apparso su "Panorama" si parla di 'generi' e, tra un poliziesco e un rosa, un eros e un horror, si dà per scontata la presenza della science fiction. Il punto è questo: per me la science fiction non è un genere (anche se in qualche scritto ho usato questo termine per non sottilizzare). In pectore l'ho sempre considerata una corrente, una branca, un aspetto o come altro si voglia definire quella componente che, affiancandosi alle produzioni letterarie mimetica e non mimetica, forma insieme ad esse la narrativa.

Data la peculiarità della science fiction in virtù della quale essa può agganciarsi ovunque, senza limiti di spazio e di tempo, sia agli stili che alle produzioni mimetiche e non, trovo inesatto oltre che limitato chiuderla nella casella dei generi, i quali rappresentano caratteri essenziali e distintivi di una determinata categoria secondo i canoni della sua particolare tradizione. Sappiamo tutti che la science fiction è molto di più. Essa è un vastissimo contenitore dove coabitano aspetti narrativi diversi i quali, partendo da un presupposto di scientificità e di logica, si espandono trasversalmente senza tener conto di alcun limite, e sconfinano in spazi che appartengono alle altre due componenti, la narrativa mimetica e quella non mimetica, stemperandosi in esse, diventandone parte integrante e creando un processo di palingenesi letteraria.

Allo scopo di visualizzare questo concetto, ho pensato di proporre un piccolo grafico. Ovviamente è difficile schematizzare i molteplici aspetti del pensiero scritto, per cui mi sono limitato a indicare i più rappresentativi e, per quanto riguarda la science fiction, soltanto i movimenti interni che hanno contribuito concretamente alla sua formazione. Alcune denominazioni di sfumatura si identificano nelle classificazioni citate - per esempio SF tecnologica in SF hard - mentre frange di subordine e/o sporadiche - per esempio archeologica, storica, dopobomba, religiosa, eccetera - si intendono incluse nella voce 'altre'. La linea tratteggiata indica il risultato a cui, secondo me, ogni scrittore di science fiction dovrebbe tendere.

Alla base di tutto ciò troviamo il solito contrasto, nella classificazione della science fiction, tra chi la vede limitata a espressione folklorica e pittoresca (cow-boy vestiti da astronauti) e chi la considera anche letteratura a tutti gli effetti. L'opinione di Ferruccio Parazzoli mi ha colpito per questa dicotomia secondo cui la science fiction, assieme alla fantasy, viene considerata una dei due media che oggi siano in grado di proporre problemi filosofici ed esistenziali, e contemporaneamente viene definita 'genere', sottolineando che 'il genere ha tutte le potenzialità del romanzo tradizionale con qualcosa in più: un elemento fisso che garantisce il lettore su quello che troverà nel libro'. Siamo ai due estremi: da un lato la science fiction come recupero filosofico-esistenziale (enunciato che, tra l'altro, la pone in una posizione diametralmente opposta a quella cara alla maggioranza che procede compatta al grido di 'roba da fantascienza') e, dall'altro, collocata a fianco del rosa et similia e ristretta come espressione di 'elemento fisso', pur nello sforzo di rivalutare la produzione italiana di genere in toto.

Ecco. Malgrado le buone intenzioni, il concetto radicato sulla science fiction è che essa sia una tessera nel mosaico dei generi, e ciò è dovuto - torno a dire - a come è stato gestito il suo sviluppo.

Ad ogni modo è già qualcosa, una delle brecce che si stanno formando nella muraglia del rifiuto e della non conoscenza. Sarebbe stato più gratificante se questa breccia si fosse formata motu proprio e non, come mi sembra di capire, a seguito della scoperta del giallo italiano, questo sì un genere appartenente alla letteratura mimetica. Ma bisogna accontentarsi.

Passando all'articolo riguardante i temi per gli esami di maturità, il cronista si sofferma sulla preferenza data dalla maggioranza degli studenti al dettato destinato all'indirizzo scientifico e tecnico. Esso recitava: "La fantascienza nella letteratura, nel cinema e nella televisione. L'interesse per l'immaginario fantascientifico è solo ricerca di svago? O vuol dire invece che l'uomo non può appagarsi solo di una realtà sperimentabile e verificabile?".

Innanzitutto due parole sul tema in sé: nella prima parte si chiede se l'interesse per la fantascienza è solo ricerca di svago. La risposta può essere affermativa o negativa. Potrebbe essere 'anche'. Ma nella seconda parte c'è l'avverbio 'invece' che indica opposizione o sostituzione del concetto precedente, il quale, di conseguenza, non può essere implicitamente che affermativo o tutt'al più possibilistico. Quindi la seconda parte del dettato rafforza il concetto che la science fiction sia puro escapismo dal momento che l'uomo non potrebbe 'appagarsi solo di una realtà sperimentabile e verificabile'.

Il discorso mi potrebbe andar bene se non ci fosse il riferimento specifico alla science fiction. Infatti, togliendo l'aggettivo 'fantascientifico', la domanda risulterebbe: "L'interesse per l'immaginario è solo ricerca di svago? O vuol dire invece che l'uomo non può appagarsi solo di una realtà sperimentabile e verificabile?".

Qui non ci pioverebbe sopra perché in proposito non ho dubbi: l'immaginario nasce con l'uomo, è una sua componente, ed esso è da considerare un mezzo che completa la visione portandola al di là delle strettoie del quotidiano piuttosto che un mero fuggire dalla realtà, con buona pace di etichette e di ideologie. Non dimentichiamoci che oggi, costretti come siamo a subire un fantastico imposto dove il grado di atrofizzazione delle nostre capacità immaginative aumenta a mano a mano che esse vengono sostituite da tecnologie olistiche, fantasticare costruttivamente in proprio diventa sempre più un diritto oltre che rimanere una necessità.

Torniamo al titolo: essendoci il riferimento alla science fiction, ecco che essa viene a dare una identità al significato di immaginario come unica contrapposizione di realtà sperimentabile e verificabile. E qui siamo alle solite. Siamo cioè al fatto che, anche a livello di cultura ufficiale, la concezione di fantascienza è quella di un genere, quindi espressione per niente poliedrica ma esclusivamente ludica, di evasione, quasi o del tutto priva di valori di contenuto e soprattutto di messaggi propri della letteratura, valori in realtà espressi in modo particolarmente intrigante dalla science fiction sociologica.

Da rilevare inoltre che la 'realtà sperimentabile e verificabile' rientra proprio nella natura della science fiction poiché quest'ultima, per svolgere i suoi schemi speculativi, parte da realtà sperimentate e verificate, spostando soprattutto a posteriori la verifica di ciò che essa dà per scontato o di ciò verso cui essa mette in guardia. E mi sembra che prove di maturità e di speculazione costruttiva finora ce ne siano state parecchie, basta guardarsi intorno.

Come detto, la maggior parte degli studenti ha scelto il tema di cui stiamo parlando. Posso riferirmi solo a risultati riportati dalla stampa locale che, per ciò, non sono indicativi in misura determinante, ma non credo che le opinioni qui di seguito riportate differiscano molto nel resto del Belpaese. Ecco alcune impressioni:

- "Ho scelto il tema sulla fantascienza perché era il più semplice";

- "Il quarto tema (sulla FS) mi è sembrato quello più interessante, di più tranquillo svolgimento";

- "Secondo me la fantascienza è sia uno svago sia un mezzo per fuggire la realtà, le due domande proposte nella formulazione del tema non si escludevano a vicenda";

- "Spero di non essere andata fuori tema perché secondo me la formulazione era un po' vaga".

E' sintomatico che la maggioranza abbia scelto la fantascienza in quanto 'creava meno problemi', era 'più semplice' e di 'più tranquillo svolgimento'. E' ancora una volta la conferma che la science fiction non è conosciuta nella sua componente di denuncia, né considerata una delle tre branche di narrativa in cui si suddivide il ceppo unico della letteratura, altrimenti lo svolgimento non sarebbe stato un'àncora di salvezza, uno escamotage di tutto riposo. Ed è ancora una volta la prova che, malgrado certi singulti di visioni filosofico- esistenziali e di letteratura 'alta', molti, troppi, insistono tuttora nel vedere nella science fiction lo stereotipo appropriato degli omini verdi.

Renato Pestriniero

Venezia, Luglio 1991/Aprile 1992