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Quando i mondi si scontrano:
George Pal "costruisce" la sua Arca di Noè

di Riccardo Rosati

Il cinema, di genere o meno, lo si può dividere con non troppa difficoltà in bello o brutto. Dico questo, perché se è vero che non condivido molto la distinzione tra cinema d'autore e commerciale. Provo addirittura un certo fastidio quando leggo critiche che cercano di scindere la cinematografia "alta" e colta, da quella "bassa" e stupida.
Spesso si fraintende la stupidità con l'ingenuità(1). Ad esempio, molti film ritenuti ingenui e commerciali dimostrano invece di essere avvincenti e gradevoli da seguire, mentre taluni che si distinguono come opere colte sono di una noia mortale. È importante non dimenticare che il cinema è Uno e che si divide sostanzialmente in pellicole belle o brutte e non in intellettuali o commerciali. È senz'altro vero che esistono opere con intenti alti, ma ciò non vuol dire che queste siano per forza formalmente migliori di quelle che si prefiggono esclusivamente di intrattenere lo spettatore.

Insomma, quale è la funzione di una premessa di questo tipo in una recensione su di un gran film sci-fi, per la precisione Quando i mondi si scontrano (tit. or. When Worlds Collide, 1951) diretto dall'onesto mestierante Rudolph Maté? Semplice, è successo che mentre ero intento a raccogliere la documentazione necessaria per scrivere l'articolo, mi sono imbattuto in una definizione di quest'opera che non mi ha garbato molto. Mi riferisco al primo volume sulla storia della fantascienza di Claudia e Giovanni Mongini(2) : opera secondo me con qualche limite, seppur di assoluta utilità, specialmente per chi con la science fiction ci lavora. Ciò nonostante, sebbene io consigli a chiunque di procurasi la serie di tomi che compongono il lavoro dei Mongini, non condivido il modo in cui i due autori liquidano il film oggetto del nostro ragionamento. Mi spiego, nella conclusione della recensione (pp-124-125) si elencano tutti gli "errori" scientifici presenti in Quando i mondi si scontrano. Francamente, sono un po' stufo di una mentalità del genere che ignora le basi: "fantascienza" vuol dire "scienza fantastica". Questo significa che è cento volte meglio un film "ignorante" da un punto di vista scientifico, ma bello, avvincente e soprattutto fantastico, di uno che invece presenta una storia noiosa, nella quale la narrazione serve esclusivamente per fare della divulgazione di bassa qualità.

Il geniale Pal è stato il vero "paladino" di questa fantascienza "per tutti", grazie alla sua fortunata, economicamente parlando, produzione di Uomini sulla Luna (1950). Malgrado ciò, dopo solo un anno (1951), il suddetto cineasta cambia decisamente atteggiamento e propone agli spettatori un'opera nella quale contano essenzialmente la storia, l'intreccio e la caratterizzazione dei personaggi. E poco importa se (cito sempre dal Mongini): "…siamo nel 1951, è vero, ma i telescopi potenti ve ne erano anche allora (Monte Palomar, per esempio) tali da poter frugare per bene la superficie di Zyra, vedere quindi se vi era vegetazione e capire…". Tutti fattori importanti, seppur di secondo piano, quando un film è divertente e la storia narrata godibile.

Il lavoro dell'accoppiata Pal-Maté è valido non solamente per il genere al quale è ascrivibile (la fantascienza), bensì come opera cinematografica in senso lato. Dunque mi chiedo, quale arcana e pignola motivazione spinge taluni a non apprezzare appieno questi aspetti? Ripropongo il mio solito mah?!
Bene termino qui la polemica. Però, questa ci ha permesso di ricordarci di un genio "tutto commerciale" come Pal. Lui è da considerarsi un vero maestro di una cinematografia erroneamente giudicata priva di meriti particolari. È sempre stato abile nel creare film pieni di effetti speciali, costruiti in modo da sbancare i botteghini; non disdegnando, per giunta, l'utilizzo di una buona dose di "demagogia scientifica".

Ritorniamo all'argomento principale della recensione. Devo dire che ho riscontrato una forte morale in Quando i mondi si scontrano. In effetti, gran parte della sua trama si può considerare come una sorta di monito nei confronti di un'umanità ormai irrimediabilmente corrotta. Un bel esempio di ciò è l'oltremodo cinico miliardario Stanton; il quale si finge incomprensibilmente paraplegico.
Il film trae la propria forza da aspetti mai troppo cari a chi ama la Settima Arte: la trama, l'intreccio e la caratterizzazione dei personaggi, qui davvero ottima. Ma c'è di più, visto che l'opera in questione è connotata da un forte tono religioso; tanto che la prima scena ci presenta un narratore fuori campo che legge un estratto della Genesi, quello narrante la storia dell'Arca di Noè. Per farla breve, When Worlds Collide può essere tranquillamente considerata come una trasposizione fantascientifica di questa fondamentale parte della Bibbia. Ritorneremo in seguito a parlare di questo film.
La narrazione è decisamente semplice, tanto da sembrare in una prima analisi perfino un po' scarna. Tuttavia, è solo una impressione, visto che il film è sì semplice e privo di veri picchi nell'intreccio, ma resta interessante per il pubblico, grazie alla grande fluidità della trama e all'eccellente descrizione dei vari personaggi.

Il protagonista è Dave Randall, un ottimo e spontaneo Richard Derr, pilota di ventura con un debole per i soldi e per le belle donne. La prima volta lo incontriamo al comando di un piccolo aereo da turismo, che egli pilota con una sola mano, mentre con l'altra è molto impegnato a palpeggiare una prosperosa signorina.

Ben presto lui viene a conoscenza di una gran brutta notizia: al mondo resta solo un anno di vita. Randall è incaricato dall'astronomo sudafricano Bronson, colui che scopre i due corpi celesti (Zyra e Bellus) che causeranno la distruzione del nostro pianeta, di consegnare una valigia contenente delle formule allo scienziato americano Hendron.

Giunto in America, Randall incontra Hendron; il quale però commette il grave errore di farsi accompagnare dalla figlia Joyce: la sensuale attrice Barbara Rush. "Errore" considerato il fatto che il pilota la prende subito di mira e la corteggia senza sosta. Purtroppo, anche lo scienziato statunitense conferma i dati elaborati da Bronson. Per il genere umano ora c'è solo una via di scampo: costruire il prima possibile un razzo spaziale che porti un gruppetto di superstiti su Zyra. State forse pensando all'Arca di Noè? Pensate bene, visto che come il personaggio biblico, Hendron non viene creduto; anzi l'intera comunità scientifica internazionale lo taccia di essere un delirante ciarlatano. Fortunatamente, non tutti lo reputano folle. Alcuni miliardari decidono di finanziare il suo progetto, tra questi c'è anche il sopracitato Stanton.

Fanno seguito lunghi preparativi, scanditi dall'approssimarsi del giorno in cui ci sarà la fine del mondo. In questa parte si delineano definitivamente i caratteri dei protagonisti e si consolida l'amore tra Joyce e Randall. L'opera si conclude con la distruzione del pianeta Terra, ma anche con il successo dell'impresa progettata da Hendron; Zyra è raggiunta ed è abitabile!

Le ultime sequenze sono più o meno arcadiche: Sole, natura incontaminata e i due protagonisti (Randall e Joyce) che si scambiano teneri sguardi. Sembra mieloso, ma non lo è. Si tratta semplicemente di una bella allegoria giudaico-cristiana, la quale ci fa capire che all'umanità è stata concessa un'altra possibilità; un nuovo Eden.

Pazienza se il film presenta delle sbavature scientifiche, un plot molto semplice e alcune gravi dimenticanze, segnatamente il non spiegato finto handicap di Stanton e, fatto ancora più grave, l'assenza di un nome per l'astronave che porta i superstiti su Zyra. Ripeto, ci si può passare sopra, giacché nel complesso si tratta di un ottimo prodotto; che non annoia. Come mai? Ma ovvio, lo ha ideato George Pal; in altre parole: "Mister so come si fa il Cinema"!

Vediamo allora come quest'ultimo è riuscito a far funzionare il tutto. Primo, lui ha usato attori di livello discreto, ma non eccezionale: un mattatore avrebbe in qualche modo messo in risalto l'eccessiva semplicità della trama. Così tutto è equilibrato, senza picchi, ma ben bilanciato. Secondo, ha mutuato un soggetto (dalla Bibbia) che suscita un interesse quasi automatico nello spettatore occidentale. Infine, ha formato una squadra di collaboratori di assoluto rilievo, particolarmente grazie agli stupendi bozzetti Chesley Bonestell e agli effetti speciali di Gordon Jennings (già curatore di quelli de Il dottor Cyclops). Il risultato è stato l'Oscar per gli effetti speciali.

When Worlds Collide ha anche il merito di aver aperto la strada a un filone della science fiction cinematografica che ha riscosso negli anni un successo considerevole con film come: La morte viene dallo spazio, Meteor, Armageddon e Deep Impact.

Infine, una curiosità. L'idea dell'opera prodotta da Pal era così buona da stuzzicare l'attenzione di un altro mostro sacro di Hollywood: Cecil B. De Mille, autore de I Dieci Comandamenti. Costui era fermamente intenzionato a girare il film, tratto dall'omonimo romanzo di Balmer e Wylie (1923), ma il produttore ungherese gli preferì Rudolph Maté. Certo De Mille, differentemente da Maté, è un regista eccezionale. Però, non dimentichiamoci che un artista di questo calibro non sarebbe certo stato facile da comandare a bacchetta; avrebbe giustamente voluto dire la sua. E ricordiamoci bene che il nostro Pal-Noè le sue Arche se le è sempre costruite come voleva lui e non sono mai affondate.

(1) A tal proposito, il caporedattore di Nigralatebra, Mssimo Mongai, è più volte intervenuto su questo argomento.

(2) " Storia del cinema di fantascienza", vol 1, di Claudia e Giovanni Mongini, Fanucci Editore, 1999, Roma.

Riccardo Rosati

morbius.r@tiscalinet.it