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Come si scrive?

di Massimo Mongai

Mi è arrivata una mail da uno dei miei lettori che oltre a farmi i soliti graditissimi "massaggini dell'ego" mi faceva una domanda.Che è qua sotto all'attacco dell'articolo. La risposta che gli ho dato mi è piaciuta tanto ma tanto che ho deciso di ammannirvela. Giudicate voi

Il consiglio che ti chiedo: è meglio scrivere di getto quando ti viene in mente qualche idea, e poi unire il tutto, o è meglio farsi una traccia della storia che si vuole raccontare e scriverla poi un po alla volta ?

Bella domanda!

Beh, diciamo che sono due scuole completamente diverse, fra loro opposte e che nessuno appartiene veramente solo all'una o all'altra.

Ti consiglio di leggere un libro, "Il lavoro intellettuale come professione" di Max Weber, noto sociologo tedesco di Gottinga, scritto credo bene nel 1936. Anche se sostanzialmente dice "solo" che le idee vengono quando vogliono loro sia al professionista che al dilettante, allo stesso modo, sotto forma di "lampo creativo" e che non si può fare nulla per farle venire obbligatoriamente, a comando, e che ore e ore passate al tavolo di studio per acquisire gli strumenti dell'arte non le favoriscono più di tanto; ma che la differenza fra il professionista ed il dilettante, quando il lampo arriva ad entrambi, è che il secondo non sa cosa farci, mentre il primo, grazie a quelle ore, sa cosa farci.

In altre parole per scrivere bene occorre scrivere e basta. E tanto. Scrivere, scrivere, scrivere. Più scrivi, più a lungo scrivi, più bravo diventi. E ovviamente leggere, leggere, leggere.

Io ad esempio negli ultimi 5 anni mi sono dedicato al 90% alla scrittura: da ottobre a maggio, da lunedì a venerdi, dalle 9 alle 18, sono stato in biblioteca a scrivere; non ha funzionato molto sul piano economico ma questo perché il mondo della FS in Italia è molto ristretto, per fortuna ho lavorato in RAI.

Ed ho scritto quasi sempre in questo modo: lampo, idea, buttata giù subito, trasformata in "soggetto" una storia alla meno peggio di due tre pagine, poi comincio a "strutturare" il racconto in capitoletti, usando parte del soggetto inserendolo in un vero e proprio schemino (dei molti possibili: ci sono dozzine di manuali ormai che dicono come si fa e vanno più o meno bene tutti); poi giù a scrivere, forzandomi, perché è fisicamente faticoso scrivere, fissandomi una media di almeno 5 cartelle al giorno. E la prima stesura viene fuori dopo due mesi, lavorando praticamente a tempo pieno. Poi un altro mese, più leggero per correzioni e stesura finale.

L'ho fatto per cinque anni ti ripeto, quindi ho lavorato "da professionista" e "in modo strutturato".

Poi a fine giugno una storia mi preso lei per le palle e mi ha fatto scrivere ininterrottamente per due settimane, senza smettere mai, senza strutturare niente, partendo dalla prima parola ed arrivando all'ultima senza fermarmi e senza pensare, progettare, strutturare, tutto e solo di getto, 100 cartelle, più 50 di revisione a settembre. E' un giallo ed esce a Marzo presso Malatempora.

Quindi? Qual è il modo migliore di scrivere? Non lo so. So però che quello che mi è successo a giugno non sarebbe stato possibile se non avessi scritto in quel modo metodico per 5 anni.Se uno non va in palestra per cinque anni, sollevando pesi tre volte a settimana, i muscoli non se li fa e quando gli servono non ce li ha.

Più o meno.