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La FS che ci è piaciuta:

di Marino De Pascalis

 

Titolo : Il 27° giorno (The twenty-seventh day)

Traduzione dall'inglese di Luigi Candia

Urania n. 154 del 20 giugno 1957

 

"Il 27° giorno" è uno di quei romanzi atipici di fantascienza in cui il rapporto con gli alieni non è conflittuale. E' ad di fuori di ogni dubbio, e lo sappiamo per aver letto migliaia di romanzi FS, che esiste nei paesi anglosassoni tutta una schiera di eroi pronti ad attivarsi in caso di invasione da parte di alieni animati da malevole intenzioni nei confronti della Terra e pronti a sconfiggerli e ricacciarli prontamente negli spazi profondi da cui provengono. Tutti questi eroi sono stranamente quiescenti nei confronti dei comuni mali di cui soffre la Terra, ma si attivano inesorabili non appena la sagoma di un astronave aliena sfiora l'orbita di Plutone. Senza porre problemi di superlavoro, straordinari o richieste sindacali i predetti eroi si spendono senza risparmio per la salvezza dell'umanità, e riescono regolarmente a salvare la Terra ed il Sistema Solare.

In pratica la premessa su cui si è fondata buona parte della produzione di romanzi di fantascienza in passato è che la Terra abita in universo ostile, in cui deve sopravvivere facendo appello alle sue risorse migliori, che poi sono i predetti eroi di schiatta anglosassone. Non che la fantascienza attuale ignori le invasioni aliene, ma ne fa un uso più moderato.

Sicuramente scrivere di rapporti conflittuali con alieni malevoli è anche un modo assai più facile di fare fantascienza. Si fa appello al patriottismo, l'adrenalina scorre, ci si mobilita contro la minaccia del diverso ed il lettore/spettatore è pronto a sospendere il suo spirito critico anche in situazioni che sarebbero parse stravaganti, come per esempio quando le enormi astronavi di Independence Day vengono distrutte da un modesto virus informatico. La citazione de "La guerra dei mondi " di Wells vorrebbe essere accattivante, ma potrebbe risultare eccessiva, perché è assai opinabile che gli alieni utilizzino piattaforme Windows sui loro computers. Il film però risulta ugualmente piacevole, perché da qualche parte c'è una strizzatina d'occhi e lo spettatore sospende complice la sua capacità critica.

Agli alieni cattivi è ricorsa senza risparmio tutta una fascia di scrittori FS di fascia decisamente bassa, sia anglosassoni che di altre nazionalità, con risultati spesso grotteschi. E da questi escludo gli autori italiani, non per sciovinismo, ma per la semplice ragione che gli autori italiani trovano ostacoli enormemente più insormontabili degli autori stranieri a pubblicare, per cui viene applicata una selezione spietata che consente di pubblicare solo materiale mediamente di qualità più elevata, ferme restando le opportune eccezioni che confermano la regola.

Contro la tendenza degli alieni malvagi va il " Il 27' giorno" di cui accenno la trama: alcuni terrestri ricevono in un incontro con alieni delle capsule d'oro finemente cesellate con l'avviso che le capsule hanno " il potere di vita e di morte". Usate come esplosivo le capsule hanno un'efficacia assai superiore alle bombe nucleari e quindi si scatena una spietata lotta per il loro possesso, con lo scopo da parte dei Sovietici di poter annichilire una volta per tutti gli avversari americani e da parte americana di poter contrastare la minaccia sovietica.

Gli alieni hanno dato una scadenza inderogabile all'efficacia delle capsule e uno scienziato occidentale cerca in ogni modo di carpire il loro tremendo segreto prima dello scadere del termine. Ovviamente ci riesce, ma solo per scoprire che le capsule non hanno solo potere di morte, ma hanno anche potere di vita, se opportunamente modificate. Procede quindi alla modifica e le lancia: istantaneamente l'umanità subisce un drastico cambiamento, perché le capsule sopprimono tutti coloro che posseduti dalla smania di potere hanno un totale disprezzo della vita umana, sono responsabili di genocidio ed mantengono sotto il tallone di crudeli dittature gran parte dell'umanità. La Terra si trasforma all'improvviso in un giardino in cui è piacevole vivere e l'umanità riscopre i valori troppo a lungo sopiti dell'amore e della solidarietà. Il romanzo si conclude con la visione di un altro pianeta dove un'altra razza litigiosa abita in un mondo percorso da vapori sulfurei. Un'astronave aliena atterra e contatta alcuni degli esponenti di quel mondo, consegnando le capsule dorate e cesellate… e un altro ciclo ricomincia.

Insomma una materia che scadrebbe facilmente nel dolciastro e nello sciropposo, se Mantley non riuscisse a governarla con mano sicura, scrivendo un libro piacevole che è anche uno stimolo a riflettere.

Mettere in campo alieni evoluti è una gravosa sfida per lo scrittore, perché deve renderli credibili e quindi tratteggiare un sistema filosofico-morale-etico altamente complesso, senza annoiare il lettore scadendo nell'ovvio, e far interagire i protagonisti terrestri all'interno di questo sistema con risultati letterari accettabili. E tendendo inoltre anche conto del fatto che una ben polposa fascia di lettori non chiede altro che effetti speciali e bang-bang, e quindi escogitare qualche trovata letterario che riesca a mantenere vivo anche il loro interesse.

Questo è il motivo per cui i libri (ed anche i film) con alieni etici costituiscono un numero assai contenuto. Tra questi possiamo mettere ovviamente i film "Ultimatum alla Terra" di Wise, "Incontri ravvicinati del terzo tipo" di Spielberg. Tra i romanzi ci sono "Le stelle ci amano " di Versins, di cui ho parlato in uno degli scorsi articoli, ed ovviamente "Il 27° giorno".

Un altro motivo che rende atipico questo tipo di libri/film è il riflettere su che tipo di risposta dovremmo dare alla domanda : come ci comporteremmo noi terrestri nella situazione rovesciata in cui noi disporremmo di astronavi e visiteremmo altri mondi meno evoluti tecnologicamente?

Cercheremo di inviare messaggi etici alle popolazioni aliene dei nuovi pianeti scoperti? Le potenti lobby del petrolio e dell'energia si limiterebbero ad attendere in silenzio di essere invitate a condividere le risorse dei pianeti scoperti? Le compagnie minerarie si limiterebbero a fare solo veloci comparse nei cieli con le loro astronavi al solo scopo di stimolare la crescita etica degli abitanti dei pianeti da loro visitati? Le concentrazioni industriali sarebbero più che liete di inviare solo di tanto in tanto degli uomini vestiti di nero (Men In Black) per lasciare messaggi sibillini ma non invasivi delle usanze e della vita dei pianeti visitati?

E le immense compagnie per lo sfruttamento agricolo si accontenterebbero di lasciare solo cerchi nel grano come messaggi, aspettando pazientemente per decenni e forse secoli che vengano compresi, come i cerchi nel grano, di cui accludo un esemplare, che troviamo noi sulla terra e che non siamo ancora riusciti a decifrare?

O ci comporteremmo né più né meno di come si sono comportati Cortés e Pizarro nel Nuovo Mondo, visto che da allora i nostri livelli etici non sono migliorati granché?

Marino De Pascalis marinodepa@libero.it