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"L'età della guerra "
(The man who pulled down the sky)
by John Barnes

di Fabrizio Gandino

Con il tempismio che lo contraddistingue, Fabrizio Gandino ci accompagna a considerazioni sulla 'guerra giusta' in chiave SF.

Esistono guerre giuste? Cause che meritano di essere combattute al di là di ogni conseguenza? Il fine giustifica sempre i mezzi? Barnes si pone queste domande e cerca di darvi una risposta.

"L'Età della guerra", pubblicato per la prima volta nell' 86, porta il lettore in un epoca molto vicina alla nostra durante la quale l'umanità è suddivisa in tre entità ben distinte: La Terra, il pianeta madre della nostra specie, le Repubbliche Orbitali, in assoluto la più grande potenza economico-militare e per ultima la Confederazione che raggruppa diverse colonie extramondo.

Lo strapotere delle Repubbliche Orbitali (trattasi di gigantesche stazioni spaziali orbitanti attorno alla Terra) porta inevitabilmente al conflitto con la giovane Confederazione; la Terra ormai dilaniata dalle guerre mondiali è succube delle Repubbliche che la tengono sotto controllo grazie ad uno spietato mercato monopolistico teso a proibire qualsiasi pratica collettiva ed ad annientare l'identità stessa della civiltà terrestre utilizzando i Cosmorines.

La visione apocalittica di questo futuro viene illustrata crudemente dall'autore dando alla Terra la classica figura del protettorato nel quale il Paese occupante sfrutta ogni cosa a suo vantaggio senza alcuna moralità siano esse risorse o uomini, impossibile non pensare ai tanti protettorati degli ultimi quarant'anni di guerra fredda, una sorta di moderno feudalesimo nella quale la storia umana è solita ciclicamente a cadere.

La condizione è apparentemente senza via d'uscita. La Terra non è in grado di opporre resistenza, non ha neppure un governo che la rappresenti, la confederazione delle colonie extramondo (site sulle lune di Giove e Saturno) è troppo lontana e soggette alla dipendenza di materie prime dalle Repubbliche al punto che anche un'improbabile vittoria militare non risolverebbe nulla perché non ne cancellerebbe la dipendenza per le materie prime.

L'autore sembra strizzare l'occhio e prendere spunto da "La Fondazione" di Isaac Asimov, sostituendo Hari Seldon con il dott. Mendenhall ma mantendendo il concetto di psicostoria: in buona parte del racconto si parla di complessi calcoli per determinare con certezza matematica il verificarsi di eventi sociali e su come sia possibile influenzarli per cambiare il corso della Storia.

Il protagonista, Saul Pareto, un insegnante e veterano delle guerre di indipendenza, si ritrova suo malgrado a venire impiegato come agente agitatore oltre le linee nemiche sulla Terra, ma neppure i suoi studi e la sua preparazione potranno prepararlo del tutto a quello che lo aspetta e alle atrocità che fino a quel momento aveva solamente conosciuto come freddi e impersonali calcoli di qualche equazione sulla carta.

La sua avventura lo porterà a vivere sulla propria pelle orrori che credeva dimenticati ed ai quali non potrà sottravisi, solo per scoprire di far parte di una partita la cui posta è inimmaginabile.

Il libro è piacevole da leggere sebbene la prima parte che parla strettamente di calcoli e di argomenti pertinenti la spedizioni di materiali attraverso i pozzi gravitazionali sia abbastanza tediosa e un po' ostica.

La visione di questo futuro, contesto fantascientifico a parte, come detto precedentemente ricorda fin troppo da vicino questioni a noi vicine nel tempo e mai totalmente risolte, in particolare la guerra tra Stati Uniti ed Irak, con la 'colonia' mediorientale ricca di materie prime e il suo antagonista (l'ONU) che non riesce ad avere neanche un rappresentante accettato.

Per saperne di più sui legami tra fantascienza e medio oriente, con un accenno alla storia della questione mediorientale, sul Fantafolio n. 22 è stato pubblicato l'articolo I fantasmi della fantascienza, di Teofilo Nengappi.