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La Fantascienza che ci è piaciuta

di Marino De Pascalis

Robert A. Heinlein

Il terrore della sesta luna (The Puppett Masters -1951)

I Romanzi di Urania n. 6 del 1952, Urania classici n. 74 del 1983

Traduttrice : Maria Gallone

Il 12 luglio 2007 cominciò troppo presto, col telefono che mi strillava nella testa… così comincia uno dei più bei romanzi di Heinlein, autore poliedrico, dalla fantasia scintillante e straordinariamente feconda, beniamino di almeno un paio di generazioni di lettori di SF ed autore di alcuni dei più grandi classici della SF avventurosa. La storia non è molto complessa: da Titano, la sesta luna di Saturno, sono arrivati degli orribili parassiti alieni, esseri che si installano sulla schiena degli esseri viventi della Terra e ne dominano le facoltà mentali, facendone degli schiavi. E' presto chiaro che il loro fine è dominare tutta la terra. Fin qui niente di straordinario, questi alieni agiscono proprio come ci si aspetta che agiscano tutti gli alieni malefici e minacciosi che il lettore scafato ha incontrato da che ha cominciato a leggere SF. Il romanzo è narrato in prima persona da un protagonista che fa parte delle forze di sicurezza degli Stati Uniti, stato della Terra da sempre in prima linea nella lotta agli alieni (si è mai visto il Pakistan o lo Zimbabwe sconfiggere una formazione aliena? Ma a dire il vero neanche l'Italia ha la patente per condurre lotte di qualsiasi genere contro alieni ed astronavi provenienti dallo spazio esterno. Anzi sembra che l'unica città al mondo costituzionalmente inadatta a fronteggiare alieni di ogni sorta sia proprio in Italia ed è una certa Lucca.) Comunque lasciando da parte la distribuzione dei ruoli nella lotta agli alieni tra gli stati della Terra, il romanzo parte subito come un treno ad alta velocità, trascinando l'incauto lettore a rotta di collo in una serie di avventure coinvolgenti e spesso spassosissime, fino all'inevitabile finale in cui i malefici alieni vengono sconfitti per sempre, mentre gli USA trionfano e si preparano a dare sonore legnate ai prossimi alieni tanto incauti da sfidarli.

L'ironia, la scelta dei tempi e degli eventi della narrazione, le situazioni che si vengono a creare (tra l'altro per cercare di debellare gli immondi parassiti viene emessa un ordinanza per cui tutti devono girare nudi, in modo da mostrare di non avere parassiti. Il che consente di dire al protagonista, quando si crea una emergenza: "…il mio capo uscì precipitosamente dall'ufficio, vestito solo del suo mitra…" Tutto si viene a fondere felicemente in una narrazione coinvolgente e grintosa, che non lascia nessuna scelta al lettore, se non lasciarsi coinvolgere nel vortice degli eventi e rassegnarsi ad essere mollato dalla presa del libro solo quando arriva alla parola fine.

Umberto Eco ha detto che il romanzo è una macchina pigra, perché per poter svolgere il suo effetto sul lettore ha bisogno della sua collaborazione. Ma i migliori romanzi di Henlein non sono affatto macchine pigre, sono invece squali avidi della carne di lettore, che lo azzannano alla prima parola e non lo mollano che quando è arrivato all'ultima pagina. Nonostante siano passati quaranta anni ricordo ancora benissimo l'effetto di un altro bel romanzo di Heinlein, "Fanteria dello Spazio", che qui cito perché ha con "Il terrore della sesta luna" alcune forti analogie di cui parlerò tra poco. Quando lo lessi la prima volta ( poi ovviamente l'ho letto altre volte, come pure "Terrore della sesta luna". Come si fa a non rileggere dei libri così?). Comunque quella prima volta avevo quattordici anni, avevo fatto sega a scuola in una bella mattinata di primavera ed avevo quindi il problema di come passare cinque ore fino al ritorno a casa. In lontananza vedevo passare altri reprobi nella flagranza del mio stesso delitto, ma che non erano della mia scuola e quindi non ero in grado di farci quattro chiacchiere. Non restava che l'edicola: i miei magri fondi non mi consentivano l'acquisto regolare di Urania, anche perché avevo anche da comprare Tex, fumetti vari, oltre ai biglietti del cinema. Una società saltuaria con un amico mi consentiva ogni tanto di comprare Urania al 50%, cioè alla spropositata somma di 75 lire. Ma era un accordo traballante, che lasciava molti buchi nella raccolta, così fui molto lieto quando l'edicolante mi propose l'acquisto di un reso, cioè un numero di Urania cui era stata tagliata la copertina e resa al distributore per comprovare la mancata vendita. Il libro senza copertina mi venne venduto per 15 lire, giusto l'importo che potevano sopportare le mie esauste finanze. Presi il libro, che anche senza copertina era un'arma letale, per la cui diffusione la redazione di Urania si assumeva un terribile rischio, mi scelsi una buona panchina ombreggiata nel parco comunale ed aprii la prima pagina.

Il reso era proprio "Fanteria dello spazio" e mi bastò leggere le prime parole " Mi viene sempre la tremarella prima del lancio." per essere risucchiato nello spazio, sull'astronave "Rodger Young" dove gli uomini della Fanteria Spaziale si stavano preparando per lanciarsi, con le celeberrime tute potenziate, agli ordini del sergente Jelal, detto Gelatina. A fine mattinata avevo il sedere della stessa forma della panchina, ma ero arrivato alla parola fine con una terribile risoluzione: entro la settimana successiva lo avrei riletto.

Ed ora le analogie: entrambi i libri hanno avuto una riduzione cinematografica alcuni decenni dopo la loro uscita. Quando venne annunciata l'uscita del film "Il terrore della sesta luna" la mia aspettativa non era per niente attutita dal lungo tempo trascorso. Perciò entrai nella sala buia del cinema pregustando un bello spettacolo. 109 minuti dopo uscii mogio come un panno bagnato. Ancora più moscio si era dimostrato il film, un caso evidente di lesa maestà Heinleniana, che in altri tempi sarebbe stata punita con terribili torture, per finire con il taglio della testa.

Così quando più tardi venne annunciata l'uscita del film tratto da "Fanteria dello spazio", pensavo di aver già toccato il fondo e subito tutto il peggio che la vita poteva riservarmi. Purtroppo non sapevo che la sala buia aveva ancora altre amarezze in serbo per me e cioè quando, accese le luci, apparve la parola fine, una cosa mi si era rivelata in tutta la sua devastante evidenza : né il regista, Verhoeven, né gli sceneggiatori, né i produttori e nemmeno gli attori avevano letto il libro di Heinlein. E sicuramente nemmeno gli elettricisti, i tecnici del suono, le truccatrici ed i ciacchisti. Forse solo la cagnetta del regista aveva dato un'annusata al libro nel camerino e quindi si poneva come l'unica vera esperta in fatto di "Fanteria dello spazio". Tutti gli altri avevano rappresentato una cosa completamente diversa. Poi fu evidente che neanche i critici avevano letto il libro, perché si erano lanciati in iperboliche lodi delle doti di satira antimilitaresca del film. Senza accorgersi che sullo schermo erano passati un mucchio di belle ragazze e ragazzi abbronzati e palestrati, ma purtroppo non era passato Heinlein.

La seconda analogia riguarda l'assetto politico di Heinlein, che notoriamente era di destra. Il che non mi ha mai impedito di leggere con piacere i suoi libri, anche se le mie simpatie sono sempre andate all'altro versante. Ma per questi due libri le critiche si erano dimostrate particolarmente feroci: "Fanteria dello spazio" veniva considerato un film militarista ed antidemocratico per l'elogio della vita militare che faceva e poi per il particolarissimo approccio all'esercizio dei diritti politici degli abitanti della Terra: solo chi aveva servito nelle forze armate della Terra aveva il diritto di votare, perché aveva guadagnato questo diritto rischiando la vita a favore della collettività. Ricordo che contro questo concetto si scatenò un'alluvione di critiche ferocissime, secondo me del tutto eccessive, perché il concetto, opportunamente depurato delle sue valenze destrorse era affascinante: solo un preciso impegno civile e militare consentiva l'esercizio dei diritti civili, il che escludeva corrotti, inerti, disinteressati alla cosa pubblica, etc. anche se sicuramente poi all'atto pratico la cosa sarebbe difficilmente applicabile nelle nostre incasinate democrazie.

Le critiche ad "Il terrore della sesta luna" erano poi ancora più feroci, e probabilmente non del tutto infondate. Bisogna considerare il momento in cui il libro esce: l'America è in piena crisi xenofoba contro l'URSS ed il comunismo. Una famigerata commissione si è insediata e filtra i comportamenti degli americani in ragione della loro valenza anticomunista. Intellettuali di valore come Fast (Spartacus, e molti bei libri di SF) vengono emarginati. La caccia alle streghe infuria ed infiamma gli animi spingendo a comportamenti simili a quelli di una nuova inquisizione. Perciò molti vedono negli immondi alieni provenienti dalla sesta luna di Saturno una allegoria dei comunisti e forse Heinlein ha fatto ben poco per smentire questa sinistra identificazione.

Ma fortunatamente quegli eventi ora sono lontani. Il libro, depurato del clima da caccia alle streghe, rimane sempre affascinante ed intendo considerarlo solo in quest'ottica quando lo rileggerò ( come fare a resistergli?)

Del resto non intendo privarmi del piacere di rivedere "Un dollaro d'onore", "Sentieri selvaggi" ed "Ombre rosse" anche se so che John Wayne era spiccatamente di destra, mentre girerò alla larga da "Berretti verdi", che a prescindere dall'impostazione politica è una menata terrificante.

Marino De Pascalis (marinodepa@libero.it)