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I fantasmi della fantascienza

Di Teofilo Nengappi

E’ passato ormai un anno da quando il mondo arabo è venuto nuovamente a collidere con l’Occidente. Stiamo parlando dell’11 settembre 2001 (a questo infausto giorno l’editore Malatempora ha dedicato un libro di racconti brevi di SF, dal titolo Oltre il reale, NdR), giorno dell’attacco alle Twin Towers, quello che è stato per ora l’ultimo atto di una lunga serie di avvenimenti nati oltre venti anni fa nell’Afganistan più interno che resisteva all’attacco sovietico, e poi nella guerra tra Iran e Iraq.

Sembra tutto chiaro, ma non è così. Per gli Stati occidentali, che allora erano solo europei, la questione mediorientale nasce nel 1683, con una fase di debolezza della Turchia che nel frattempo era assurta a unica potenza musulmana. Da allora non c’è stato altro che una serie di errori di valutazione nel considerare un universo che oggi ci è noto solo per il suo fanatismo religioso, da sempre una minoranza –certo rumorosa- nel mondo musulmano.

Ma quello che mi ospita è un periodico di fantascienza e del fantastico. Cosa c’entrano Islam e Arabi con questi argomenti? E’ presto detto. Gli avvenimenti anche recenti hanno reso nuovamente impellente la frequentazione della cultura araba, che traghetta l’Umanità –vecchia Europa compresa- dalla fine dell’Impero romano d’Occidente al secolo dei Lumi, veicolandogli informazioni e metodi che molti secoli dopo sarebbero stati propalati come invenzioni europee. Altro strano anello, per dirla con <http://www.psych.indiana.edu/people/homepages/hofstadter.html> Hofstadter: Islam vuol dire proprio Età dei lumi!

Ma quello che ci ospita è un sito  -così si dice oggi- dedicato alla science fiction, ovvero al racconto della scienza, che –in termini recenti- inizia con il Kosmotheoros dell’olandese Huygens (http://www.nigralatebra.it/archivio/file16/huygens.htm) e in Italia con l’Anno 3000 di Mantegazza (http://www.nigralatebra.it/archivio/foglio9.htm#3000). Quindi è di fantascienza che dobbiamo parlare. La fantascienza è il romanzo della scienza nell’accezione anglosassone del termine; la sua versione italiana, però, ha ben altro suono. Fantascienza, infatti, collega fantasia e scienza; se la seconda parola resta la stessa, la prima è completamente diversa. In italia non si racconta la scienza, ma la si ricorda: fantasia era infatti il termine greco con cui si designava l’evocazione di ricordi e figure (a quel punto forzatamente mitiche). Nelle lingue neolatine la radice greca è rimasta nelle parole fantasmi, dall’equivalente diretto greco (phantasma che voleva dire visione); in francese, per esempio, vivre de fantasmes vuol dire vivere di illusioni, un’espressione che calza a pennello, mi sia consentito il dire, agli scrittori italiani di fantascienza.

Dallo Shahnama al Necronomicon

Il mondo arabo intreccia la science fiction solo di rado, come si può desumere dalla storia della scienza araba, quasi integralmente ignota all’Occidente nonostante una recente fioritura di opere originali e recuperi di materiale più antico. Più frequentemente intreccia la fantascienza, ovvero la fantasia, grazie a opere quali Le mille e una notte e La lampada di Aladino, note in Occidente e stridenti con l’errata interpretazione in senso integralista del credo musulmano nel mondo d’oggi; ma molto più con opere quali lo Shahnama, l’equivalente dell’Odissea. La fantasia nel mondo musulmano proveniva quasi integralmente dalla Persia, che aveva una lingua molto più ricca dell’arabo e una millenaria tradizione filosofica, lo Zoroastrismo, che fungeva anche da religione prima dell’avvento dell’Islam.

Sempre alla ventata di conquiste arabe arrivano dottrine quali l’algebra e l’alchimia, che nel nostro Medioevo muovono passi importanti. All’epoca la parola scienza non esisteva in quanto tale, ma c’era la più generale conoscenza, che comprendeva una serie di verità descritte a parole in generale piuttosto sibilline. La stessa magia era in realtà una forma di conoscenza, e già ne esistevano vari tipi, per così dire. In quest’ambito Esistono però dei casi di testi mai esistiti che sono stati ascritti alle varie tradizioni; tra questi il posto principale lo occupa senz’altro il Necronomicon di Abdul Alhazred, reso famoso dallo scrittore statunitense Howard Phillips Lovecraft (link ai nostri link, correggendo quella cazzo di loveRcraft!). Si tratta di una delle più grandi opere d’ingegno della Terra, soprattutto visto che non fu mai scritto! Ogni tanto ne ricompare una versione apocrifa, sviluppata appositamente per scherzi, o peggio imbrogli, ai danni dei gonzi di turno. Su questo argomento è stato versato un fiume d’inchiostro che non accenna a perdere di velocità, travolgendo con il suo color nero tutto ciò che incontra. A mettere ordine nella materia si è cimentato Sebastiano Fusco (link alla sua pagina), studioso di Lovecraft tra i più noti al mondo, curatore di collane e saggi e anche divulgatore di testi indeiti (si vedano The Night Ocean, in Sfida dall'infinito (Renato Fanucci, 1976) la breve citazione relativa all’introvabile Il vento nelle stelle (Agphapress), ma soprattutto la recensione a Il terrore viene dall’Est, (Mystero 2000)).

Da Gilgamesh al Corano

Più avanti riportiamo la recensione di questo testo e anche dell’inedito citato. Vogliamo però dedicare due parole ai legami tra Occidente e Oriente. Questa divisione, nel senso odierno, nasce con la fine dell’Impero romano d’Occidente (476 dC), ma non è certo stata l’unica. Tra le due guerre mondiali, nel periodo riformista della nuova scienza nata in Inghilterra nella prima metà del XIX secolo, si diffusero mappe del mondo che mettevano il centro, e quindi l’Oriente e l’Occidente, non in Europa ma in Mesopotamia o in Antartide, e anche altrove.

D’altronde è del tutto aleatoria la disposizione Est/Ovest. 

E a ben pensarci, è piuttosto strano che l’uomo moderno trovi una dicotomia tra Europa ed Arabia. Le due parole, infatti, derivano dalla stessa radice, vocale-liquida-labiale: Eu e A sono suoni vocalici, r è una liquida, B e P sono labiali (come V e F, nello schema greco che trae spunto dall’alfabeto fenicio ante invasioni di Iksos ed Achei). Insomma, Arabia ed Europa hanno la stessa origine: ‘tutto ciò che sta ad Occidente’ nella lingua di Uruk, la prima e più importante delle capitali di Sumer, cinquemila anni fa. E anche in questo caso c’è un legame con la fantascienza: il centro della mezzaluna fertile, come all’epoca si chiamava la terra compresa tra Egitto, Iraq e monti dell’Anatolia, è la terra nella quale la nascita della scrittura permise anche l’apparizione del primo romanzo di fantascienza della storia (recente) dell’umanità: l’Epopea di Gilgamesh.

Ma non basta. Arricchita dalla grande fantasia degli accadiani di Babilonia, ma anche dagli innumerevoli trabocchetti che la semplicità del sumero imponeva ai traduttori, una forma molto più ricca dell’Epopea giunse alle orecchie degli Ebrei, che nella doppia deportazione (Sargon II nel 721 aC e Nabuconodosor nel 586 aC) lo acquisirono per farne la base descrittiva dei loro viaggi di sofferenza. Questo primo romanzo, entrato a vario titolo nei testi sacri,  divenne nientemeno che parte della Bibbia.

E fu proprio contro il Vecchio Testamento che Maometto, autoproclamantosi profeta della divinità unica (come avevano già fatto Gesù, Mosè e ancor prima Akenaton), iniziò a declamare le sura, i versetti che poi avrebbero formato il Corano.

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