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RXM, destinazione Luna: prima di Tom Hanks e del "suo" Apollo 13

di Riccardo Rosati

Che la fantascienza degli ultimi dieci anni, salvo rare eccezioni (Matrix, per esempio), abbia mutuato temi, trame e idee da quella del passato, si tratta di un fatto che non può sfuggire a un conoscitore medio del genere. In poche parole, non bisogna essere un esperto per capire quanto Independence Day (di R. Emmerich, 1996), tanto per citare un film a caso, debba alla celebre pellicola La Guerra dei Mondi (1953) di Byron Haskin. Basta fare un po' di attenzione, per riuscire a notare che la stragrande maggioranza dei film sci-fi usciti di recente presenti raramente spunti davvero originali. Per giunta, è possibile dividere questo tipo di produzioni in due gruppi ben distinti: le opere che si limitano a trarre spunto dai film del passato e quelle che, invece, "copiano" i capolavori degli anni d'oro del cinema fantastico ('40-'60), limitandosi ad attualizzarne alcuni aspetti, come accade, a mio parere, per il film di Emmerich.

Bene, detto ciò, parliamo dell'argomento che mi ha spinto a scrivere l'articolo: il "viaggio spaziale realistico". Quasi tutti conosciamo il "blockbuster" di Ron Howard, Apollo 13, che vede il bravo Tom Hanks come protagonista. Il film in questione tratta proprio del viaggio "realistico" nello spazio e dei problemi che questo comporta. Tuttavia, Howard & Co. non sono stati certamente i primi ad aver affrontato una tematica del genere. Difatti, la ritroviamo già nel lontano 1949, sviscerata con "mestiere" da Kurt Neumann con il film RXM, destinazione Luna (tit. or. Rocketship XM). Il suddetto regista, di origine tedesca, è anche l'autore del celeberrimo L'esperimento del dottor K (1958), una vera pietra miliare del cinema fantastico. In Rocketship XM, che presenta purtroppo diversi fastidiosi errori scientifici e astronomici, ci viene proposto con estremo vigore un messaggio pacifista e, soprattutto, anti-atomico; teniamo a mente che sono passati pochi anni dalle tragedie di Hiroshima e Nagasaki!

La storia di questo film è abbastanza interessante anche se non proprio appassionante e suggestiva. Dunque, assistiamo al lancio del primo "razzo astrale" (ah, quanto era bello il linguaggio della fantascienza di un tempo) verso la Luna. La narrazione ci proietta immediatamente in un'atmosfera pre-lancio. L'equipaggio del velivolo (lo RXM) è composto da: il pilota Floyd Oldham (un simpatico Lloyd Bridges), lo scienziato Karl Eckstrom (l'ideatore della spedizione) e la sua aiutante, la bella e glaciale dottoressa Van Horn, un astronomo e un ingegnere. Effettivamente, gli attori rappresentano uno degli aspetti migliori dell'opera; particolarmente accattivante è la caratterizzazione del "texanissimo" ingegnere William Corrigan, da parte di Noah Berry Jr. I quattro tengono una breve, quanto confusionaria, conferenza, durante la quale illustrano tutti gli aspetti della spedizione. Qui, iniziamo a notare le prime superficialità scientifiche, ma sono dette con una tale scioltezza e sicurezza che gliele perdoniamo. Arriviamo velocemente alla scena del lancio, che, udite, udite, altro non è che materiale riciclato dalle riprese degli esperimenti americani condotti sui razzi V-2, nella base missilistica di White Sands. Che dire? Bravo Neumann! Decisamente un bel esempio di furbizia e Mestiere (M maiuscola).

Partenza via! Il viaggio fila liscio, fin quando un incidente a bordo fa cambiare direzione al razzo. I cosmonauti scoprono che il velivolo spaziale si dirige ora verso Marte. Presto detto, l'equipaggio decide di non farsi scappare l'occasione e punta deciso vero il "pianeta rosso". Mah, il carburante? La distanza che separa la Terra dalla Luna, non è paragonabile a quella con Marte. Come detto precedentemente, le ingenuità scientifiche si sprecano, ma si trattava pur sempre del 1949! Arrivati sul pianeta, i quattro comprendono che Marte un tempo era la patria di una avanzatissima civiltà; la quale si è auto-distrutta per colpa dell'energia nucleare. Eccoci servito il primo messaggio pacifista. In ogni caso, glissiamo su come Lloyd Briges e compagni siano riusciti a ricostruire l'intera evoluzione di questa cultura in meno di cinque minuti. Credo risulti palese che la forza del film non sia la sceneggiatura! Ben presto, Il gruppo si trova a confrontarsi con i barbari abitanti del pianeta, i quali sono un esempio del degrado di una civiltà un tempo avanzatissima; monito anti-atomico N°2. Purtroppo, qui perdono la vita lo scienziato Eckstrom e il simpatico texano Corrigan. Allora, I tre decidono di far subito ritorno sullo RXM e partire. Durante la fase di lancio (ennesimo materiale riciclato dal lancio di V2), viene ferito il navigatore, il quale perde in sensi. Adesso, resta al pubblico una bella scena di "intimità spaziale" con il pilota Oldham che seduce, con il suo "fascino d'aviere", la granitica e asessuata scienziata Van Horn. Sciaguratamente per loro, l'idillio dura pochissimo, perché il carburante sta per finire e non ce la faranno mai ad atterrare sani e salvi sulla Terra. I due decidono di assaporare ogni istante di questo giovanissimo amore, non prima però di aver lanciato un monito ai terrestri: il nucleare ha già causato la fine della civiltà marziana e la stessa sorte potrebbe toccare al nostro bel pianeta. Comunque, il film finisce in poesia, con gli innamorati che muoiono abbracciati, decidendo di non svegliare il navigatore ferito: per risparmiargli l'angoscia di una morte oramai imminente. Da notare che si tratta di un finale decisamente atipico per il cinema Usa dell'epoca, così affezionato agli Happy Ending. E i terrestri come la prendono? Se ne fregano altamente! Basta dire che il direttore dei lanci, subito dopo lo sfracellamento dell'astronave sulla superficie terrestre, annuncia che questo è solo l'inizio e che avremo ben presto un RXM 2. In poche parole, l'equipaggio della spedizione lunare è morto per niente!

In conclusione, oltre alle dovute perplessità per le troppe ingenuità scientifiche e una sceneggiatura che lascia un po' a desiderare, RXM, destinazione Luna è un film con una sua precisa rilevanza cinematografica. Certo, non si tratta di un gran film di fantascienza e lo si guarda più per avere un'idea dell'evoluzione del cinema sci-fi, che per vero piacere o intrattenimento. Tuttavia, ritengo che Kurt Neumann abbia mostrato coraggio, nel trattare in modo "realistico" la tematica del viaggio spaziale, quando tutti gli altri film di genere narravano storie inverosimili e fantastiche. Non c'è riuscito benissimo, ma il suo tentativo è sicuramente da apprezzare. Inoltre, questa pellicola ha il merito di aver contribuito a gettare le basi per un nuovo cinema fantascientifico; nel quale la scienza e non la "fantascienza" la fa da padrona. Una lezione importante che il talentuoso, ma discontinuo, Ron Howard ha messo a frutto in uno dei suoi film migliori: il già citato Apollo 13.

Riccardo Rosati