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Vorrei
cominciare questo articolo con un concetto che mi è particolarmente caro:
gli effetti speciali sono parte di un film fantascientifico e non tutto il film.
Ritengo che questi debbano essere integrati nella storia. Ovvero, non si può
assoggettare l'opera all'effetto; non si fa fantascienza solo con le astronavi
e i mostri alieni. Pellicole di enorme qualità come: Ultimatum alla Terra,
La "Cosa" da un altro mondo e L'invasione dei mostri verdi ce l'hanno chiaramente
dimostrato. In questi film, che sono dei veri capolavori del cinema sci-fi, l'effetto
speciale è secondario. Per esempio, La "Cosa" da un altro mondo trae la
propria forza dai dialoghi. L'uso di effetti praticamente non esiste; eppure,
è uno dei film fantastici tra i più innovativi e suggestivi. Seconde
me, il tanto ricercato sense of wonder in un film fantascientifico non è
dato esclusivamente dalla tecnologia in esso rappresentata, ma anche, e soprattutto,
dalla sua storia.
Un'opera
che ci dimostra come si possano fondere alla perfezione, effetti speciali assolutamente
sbalorditivi (per l'epoca) e una narrazione con i fiocchi è il film di
Ernest Beaumont Schoedsack, Il dottor Cyclops (tit. or. Dr. Cyclops, 1939/40).
Il regista in questione ha inoltre firmato la co-regia della celebre produzione
RKO, King Kong (1933. L'altro regista del film era Merian C. Cooper).
Dunque,
il nome di Schoedsack è una garanzia, per quanto riguarda la ricerca di
effetti speciali strabilianti. Tuttavia, con le sue opere, egli ci ha anche mostrato
come la "meraviglia" suscitata dal "trucco" debba essere strettamente funzionale
alla storia. In Il dottor Cyclops troviamo confermata tale mentalità. Anche
se la pellicola del regista americano è una vera pietra miliare degli special
effects: si tratta del primo film di fantascienza a colori, grazie all'uso del
Technicolor. Presenta inoltre un lavoro di sovrapposizione di immagini eccellente,
tanto far avere la nomination all'Oscar ai due curatori di questa parte del film,
Farciot Edourd e Gordon Jennings. Ciò che è importante è
il fatto che la storia è bella, gli attori bravi e c'è pure una
morale sull'etica della ricerca scientifica. Cavolo! Niente male. Allora, mi viene
spontaneo chiedere: ma perché molti registi e produttori di film di FS
oggigiorno non curano adeguatamente la narrazione, per puntare tutto sugli effetti?
Mah
non sarà forse anche colpa del pubblico che guarda produzioni
fatte in questa maniera?
Comunque,
polemiche a parte, veniamo alla storia de Il dottor Cyclops. Uno dei più
brillanti ed eccentrici biologi del mondo, il dottor Torkel, si è isolato
per due anni in una remota zona del Perù. Le ricerche segrete che sta conducendo
si basano sulla manipolazione molecolare di esseri viventi, grazie all'uso di
radiazioni atomiche. Però, c'è un piccolo particolare, Torkel (interpretato
da un mastodontico e bravissimo Albert Dekker) è impazzito a causa dell'ossessione
per i suoi esperimenti e per il prolungato isolamento. Inoltre, lui ha un problema,
la vista gli impedisce di continuare lo studio al microscopio. Decide, allora,
di chiamare in suo aiuto una piccola équipe di scienziati. Si presentano
in quattro: il distinto biologo Bulfinch, la sua aiutante (un'attraente e precisa
Janice Logan), un minerologo che sembra tutto tranne che un uomo di scienza e,
infine, un texano che si è autoinvitato, in vigore del fatto che i muli
usati per il viaggio sono i suoi. Tutto fila liscio, fin quando raggiunto Torkel,
quest'ultimo fa dare una rapida occhiata al microscopio ai suoi "ospiti" e poi
gli ordina di levarsi dai piedi. Be', dopo centinaia di chilometri, fatti sopra
degli scomodissimi muli per venire in aiuto dell'eccentrico biologo, è
ovvio che Bulfinch e compagni si aspettassero un trattamento diverso. Infatti,
la loro indignazione li spinge a restare, contro il volere della scienziato. Non
gli ci vorrà molto per carpire la vera natura degli esperimenti condotti
dal personaggio a cui Dekker dà il volto; dato che loro stessi verranno
rimpiccioliti dal folle Torkel. Seguono vari scontri tra il biologo e i suoi minuscoli
nemici, durante i quali lo scienziato perde una lente degli occhiali; ragione
per cui gli verrà dato il soprannome di Cyclops (Ciclope). Le cose si aggravano
quando egli scopre che le cavie umane stanno lentamente tornando alle loro normali
dimensioni. Oramai, essi sono solo una scomoda prova vivente del fallimento della
sua teoria. Perciò, Cyclops inizia a dargli una caccia spietata, fino a
uccidere Bulfinch e un bracciante messicano; il quale è stato miniaturizzato
insieme agli altri quattro, solo perché si trovava lì. L'ultima
parte del film mostra la morte di Torkel, che cade in un pozzo e un accenno di
love story tra il minerologo e l'aiutante del defunto Bulfinch. Del resto, in
un film americano una storiella d'amore di qualche tipo non poteva certo mancare!
Come
si vede la storia è tutt'altro che banale: uno scienziato impazzito per
le sue ricerche, la messa in discussione dell'etica scientifica, la "citazione"
omerica della lotta tra Ulisse e il Ciclope. Andrebbe già bene così.
Difatti, la narrazione è talmente ben costruita che dalla sceneggiatura
di Tom Kilpatrick, lo scrittore Henry Kuttner ne trarrà un libro. Ma ecco
la ciliegina sulla torta: gli effetti speciali
superbi! Badate bene però!
Il tutto funziona, perché il film vive di vita propria, grazie alla trama.
Il trucco di scena e solo l'aggiunta che contribuisce a renderlo ancora più
affascinante. Tanto di cappello a Schoedsack per quello che ha saputo fare e,
ancora di più, per la lezione che ci ha dato: il cosiddetto sense of wonder,
la "meraviglia" per capirci, deve essere armoniosamente integrato con una narrazione
che coinvolga lo spettatore. Un film di fantascienza è principalmente un'opera
cinematografica e non una serie di esplosioni, raggi laser e mostri orripilanti
che divorano un umano dopo l'altro.
Per
finire, voglio aggiungere che ogni volta che ho il piacere di guardare Il dottor
Cyclops, mi viene da fare una riflessione. Si possono dire tante cose di questo
film. In effetti, è stato uno dei primi film a colori e il primo di genere
fantastico. Esso presenta anche una delle scenografie più elaborate mai
prodotte in quegli anni, basta pensare che molte location sono state fatte in
modo da far sembrare i protagonisti dei lillipuziani. Tuttavia, durante la visione,
anche se tutto ciò ha il suo peso, uno non ci pensa. Perché? Credo
che questo sia dovuto al fatto che si è troppo presi a seguire l'evoluzione
degli eventi narrati. Ecco, questa, a mio modestissimo parere, è una lezione
di cinema. Un film di FS è un film come un altro e necessita di veri registi.
Tanto per capirci, il già citato capolavoro La "Cosa" da un altro mondo
è firmato da un certo Howard Hawks, il quale è tutto tranne che
un regista di genere.