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Benvenuti in un Nuovo Mondo

di Mario Farneti

Valerio Evangelisti si chiede, sul mensile francese Le Monde Diplomatique (*), se la letteratura di fantascienza rifletta il mondo reale meglio della letteratura classica. La risposta non è univoca, né il quesito può essere risolto con facilità. Ritengo però che la letteratura sia, prima di tutto, riflesso dell'uomo. Il resto viene dopo.

Per vizio innato, la cultura di sinistra ama valutare l'uomo nell'ambito di una stretta contestualizzazione sociale. Non è provato che sia così, anzi, è ormai ampiamente dimostrato il contrario.

E' inoltre incontestabile che l'articolo di Evangelisti non rifletta la realtà. Paradossalmente, è una vera e propria ucronia.

Descrive l'Italia come un arretrato paese latino-americano, nel quale non vigono le regole della convivenza civile e dove la gente è costretta a vivere in un perenne stato di anomìa. Nel delineare l'inquietante affresco, raggiunge toni di alto lirismo, degni del transfuga, che, dall'esilio, piange sulle disgrazie dell'ingrata patria. Un bel soggetto per il suo prossimo romanzo di fantascienza. Niente di più.

Vecchi fantasmi escono dagli avelli e turbano i sonni degli epigoni del politicamente corretto; il più terrificante di tutti, il fascismo.

E' utile il fascismo, soprattutto per chi ha esaurito gli argomenti (tanto che non gli rimane altro da fare che girare in tondo) e pratica l'accanimento terapeutico sul suo cadavere, iniettandogli fleboclisi ideologiche rivitalizzanti, perché la sopravvivenza del fascismo implica anche la necessità dell'esistenza dell'antifascismo. Come potrebbe giustificarsi la presenza degli antifascisti senza il fascismo? A quale altra meritoria attività rivolgerebbero le loro cure questi benefattori dell'umanità? Con cos'altro riempirebbero il vuoto ideale nel quale vegetano? In sostanza: di che vivrebbero? Meglio praticare il mestiere dell'antifascista, che andare a lavorare.

Per quello che mi riguarda, non ho mai inteso fare apologie di un evento storico esauritosi il 28 aprile 1945 con la morte di Mussolini: dopo di lui il fascismo non è risorto in nessun'altra parte del mondo. La Storia fa giustizia meglio degli uomini.

Qualcuno potrebbe obiettare che di regimi autoritari ce ne sono stati a decine dal '45 ad oggi. E' vero, ma l'autoritarismo non è necessariamente figlio del fascismo. E' una malattia sociale che può contagiare chiunque, anche le persone animate dai più nobili propositi, come, per esempio, i comunisti (inutile fare esempi) o i recenti socialisti nostrani di craxiana memoria.

Benvenuti in un nuovo mondo, potrebbe essere il titolo di una fotografia apparsa sulla prima pagina del quotidiano La Repubblica, dopo la disfatta di Jospin. L'immagine è rivelatrice della realtà virtuale nella quale viveva la sinistra fino all'altroieri: un gruppo di seguaci di Jospin è immortalato nel momento del risveglio. Una ragazza si stringe la testa tra le mani, un altro personaggio si copre il volto, un ragazzo si chiude la bocca (ricordate le tre scimmiette?), una signora spalanca gli occhi allucinata davanti alla realtà. La realtà , proprio quella che il popolo di sinistra ha perso di vista, impegnato ad elucubrare su modelli politici virtuali, sviluppati nei salotti più esclusivi dai rappresentanti della Kultura. Modelli che la gente di tutti i giorni non comprende (meschina!), o dai quali è stata addirittura vessata a causa della loro inattuabilità effettiva.

E qual è il pericolo di tutto questo: che se un'opposizione suicida è ridotta alla caricatura di se stessa, non c'è più un controllo serio sull'operato della maggioranza.

Allora, cari amici della Sinistra, detentori della vera cultura, della vera fede, della Verità, aprite gli occhi: la gente è matura ed esprime democraticamente col voto le proprie opinioni. Perciò rispettatela e non ergetevi a tutori e censori: non ne avete alcun titolo. Nessuno ne ha titolo. E non accusate rabbiosamente di fascismo chi non la pensa come voi ed esprime questo pensiero col voto, perchè allora diventate voi i veri fascisti, e la vostra cultura una sottocultura.

Nello scrivere Occidente pensavo di ricevere attacchi ideologici, che, tranne quello di Evangelisti, non sono arrivati. La gente è ben più matura e responsabile di quanto i detentori della Verità ritengano. I lettori hanno capito la mia completa equidistanza da fascismo e antifascismo e la mia totale estraneità alle due ideologie.

Io non ho paura di cantare fuori del coro, soprattutto se il suo repertorio spazia in un ambito assai ristretto: da Allarmi siam fascisti a Bella ciao.

Ho scritto Occidente anche per trasmettere questo messaggio: facciamo prevalere le idee sulle ideologie, liberiamoci dei dogmatismi espressi da una cultura bolsa e imbalsamata, incapace di comprendere ed esprimere la novità. Quella novità contro la quale si è perpetuata la congiura del silenzio, di chi ha preteso, senza averne titolo, di praticare una vera e propria dittatura ideologica nell'ambito vastissimo dell'editoria, dell'informazione e del cinema.

Per concludere, caro Evangelisti: non gettare mai un libro sul rogo, specialmente se non l'hai neanche letto. E' roba da Inquisizione.