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"Non per la gloria" di Joel Rosemberg

di Fabrizio Gandino

Fabrizio Gandino ci propone una lettura attuale e drammatica: il destino del lontano Metazda, una metafora della sopravvivenza di Israele.

La cronaca di questi ultimi mesi ci ripropone drammaticamente gli eventi della Palestina e del suo ruolo di campo di battaglia che ha insanguinato gli ultimi quarant'anni. La fantascienza, genere letterario spesso disprezzato e sottovalutato, nel 1988 aveva già dato sentore di questo evento con un libro scritto da Joel Rosemberg.

In un futuro lontano il pianeta Metazda, il secondo del sistema di Epsylon Indi, è diventato la patria dei discendenti di quella che un tempo fu la nazione di Israele. Il pianeta prende il nome da un'antica fortezza setrapia della Palestina situata a circa 20km da En-Gedi, meglio nota come Masada.
Il pianeta, attualmente desertico e inospitale, povero di risorse, è il mondo di quella che viene universalmente riconosciuta come la migliore forza mercenaria dell'universo: I Corpi Mercenari Metazdiani.

Tuttavia, anche questa comunità chiusa, agguerrita e disperatamente attaccata all'onore, ha i suoi problemi quando il generale Shimon Bar-El, uno dei più brillanti e astuti strateghi di Metazda, viene bollato come traditore. Sebbene a suo carico non vi siano prove certe, verrà allontanato dal suo mondo e dai suoi cari. Il destino è una ruota che gira con perverso umorismo, a volte, e Tetsuo -nipote del leggendario veterano- riceve l'incarico di rintracciare lo scomodo parente per una missione apparentemente di secondaria priorità. La posta in gioco è altissima, molto più alta di quanto l'autore lasci intuire fino all'ultima pagina: la sopravvivenza stessa di Metazda.

Rosemberg tratteggia con maestria e spietato cinismo la falsa moralità delle nazioni capaci di esiliare un popolo per le sue peculiarità, salvo servirsi delle stesse per fare quello che viene comunemente definito "Il Lavoro Sporco", condendo il tutto con un po' di filosofia Yiddish spicciola. Il parallelismo con il ruolo di Israele come guardiano dell'occidente nel medio Oriente è evidente, quasi scontato; da leggere senz'altro, anche solo per riflettere un po'.