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Dalla Italcon 28:

Il pericolo di perdere la memoria storica

di Ernesto VEGETTI

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La presente relazione, in forma ridotta, è stata presentata a Fiuggi nel corso dell'Italcon 2002.

Ho iniziato ad occuparmi di calcolatori quando il termine informatica probabilmente non esisteva ancora.

Correva l'anno 1964 e riparavo le macchine UR (Unit Record ovvero perforatrici, verificatrici, selezionatrici, tabulatrici, ecc...) per l'IBM.

Il primo calcolatore su cui posai lo sguardo era un 620, a valvole, che serviva solo a fare calcoli (era un residuato della Campagna d'Italia ed era servito agli americani per elaborare le tabelle di tiro; allora i "calcolatori" duravano per un po').

Successivamente ebbi occasione di vedere in azione il 1401 (con ben 4 K di RAM, leggete bene).

I casi della vita fecero sì che abbandonai l'IBM ed incominciai ad occuparmi di organizzazioni e contabilità industriale. Avendo la necessità di elaborare numerosi dati avevo a disposizione quasi sempre il meglio delle macchine calcolatrici e poi dei calcolatori con capacità di programmazione e di memorizzazione (molto limitata).

Una parte consistente del mio tempo era dedicato a riscrivere i programmi e le procedure per seguire l'evoluzione delle macchine messe a disposizione. I supporti di memorizzazione, quando esistevano, non erano utilizzabili per trasferire dati e programmi e questo è stato vero fino all'arrivo dei PC (sui grossi elaboratori era possibile migrare i dati, ma spesso era più semplice riprendere i dati dai tabulati; spesso il supporto di memorizzazione era la scheda perforata, che esisteva praticamente inalterata da 70 anni, ma che nonostante la cura nella conservazione, spesso subiva i danni del tempo e l'ingiuria delle macchine che a dovevano elaborare).

I primi supporti magnetici (nastri, tamburi, padelle, floppy da 8") furono ovviamente utilizzati dapprima sui grossi elaboratori, ma era praticamente impossibile utilizzare il supporto di un modello su un altro modello senza interventi (costosi) ad hoc.

Non è sufficiente conservare solo i dati; occorre anche conservare i programmi e le macchine che consentano l'accesso ai dati. Il trasferimento dei dati da un modello all'altro è costoso e quindi c'è qualcuno che decide cosa è importante o meno e molti dati sono andati "naturalmente" persi.

Ammesso che le schede perforate utilizzate da Erwin S. Strauss per compilare il suo Index to the S-F Magazines 1951-1965 fossero state conservate, l'unico modo di riutilizzarle sarebbe di riprendere i dati a mano dalle schede stesse (ovvero riprendere i dati dal tabulato) in quanto le macchine che le potrebbero utilizzare sarebbero reperibili al massimo in qualche museo.

Il tema dei calcolatori in fantascienza è molto trascurato.

Nello spazio si naviga praticamente a vista, come navigavano gli antichi greci (romanzi dell'era pre informatica) oppure si leggono i risultati di un processo di elaborazione complicato che non viene nemmeno ricordato e amen (romanzi dell'era informatica).

Qualche problema se lo pongono John W. Campbell jr. nelle avventure di Aarn Munro o Heinlein in Starman Jones (dove si ipotizza che tutti i possibili risultati sono tabellati e gli appartenenti alla Gilda degli Astronavigatori siano gli unici abilitati a leggere questi dati), ma sono mosche bianche.

Il problema di come conservare i dati in genere non si pone; solo Keith Laumer, Il segno dei due mondi (A Trace of Memory, 1963), affronta come memorizzare i ricordi di esseri immortali che periodicamente (all'atto del ringiovanimento) perdono la memoria. Ma anche qui la tecnica di memorizzazione rischia di andare perduta.

E questo è il problema che abbiamo tutti.

Dicevamo prima dell'avvento dei PC. Anche qui, prima che si imponesse lo standard di IBM, il passaggio dei dati da una piattaforma hardware all'altra erano un problema non da poco. E quando i dati erano stati trasferiti non sempre era facile leggerli; di norma occorrevano costosi programmi proprietari, anche se erano abbastanza diffusi visualizzatori universali che in alcuni casi consentivano di passare i dati (in genere testo) da un formato all'altro.

Con il tempo si sono venuti a creare degli standard di fatto che rendono più semplice la lettura dei dati, ma il problema della memorizzazione degli stessi rimane insoluto.

Molti dei dati registrati su dischetti da 5"_ (da 180, 360 o 1200 Kb) sono perduti se non si è provveduto a suo tempo a passarli su dischetti da 3"_. Oramai i vari sistemi operativi in voga ora non supportano più i dischetti flessibili della prima generazione e già si parla di una prossima scomparsa di quelli da 3"_.

Molti dei giochi (su dischetti protetti che nella nostra innocenza trovavamo impossibili da duplicare) su dischetti grandi non sono più giocabili (per fortuna, su internet, si possono trovare, come abandoware e si può riprovare il brivido di rigiocare i vecchi giochi).

Nessuno comunque ha dedicato risorse a passare le varie informazioni da un formato all'altro.

Sarà internet la soluzione dei nostri problemi?

È possibile. Tutti quelli che possiedono un collegamento alla rete e che quindi dispongono di uno sfogliatore (browser) possono reperire e visualizzare informazioni.

Testi in rete. Per i libri fuori diritto, è possibile trovare in rete numerosi testi (la maggioranza in lingua inglese). Ma il problema non è ovviamente la scarsezza dei testi in rete. Il problema è la volatilità delle risorse messe in rete. La mortalità delle pagine personali è elevatissima. Anche sui siti che controllano frequentemente la bontà dei collegamenti, si trova un 10% di collegamenti (link) che danno errore o puntano sul nulla.

Da esperienza personale (e quindi necessariamente limitata) il tasso di mortalità dei collegamenti nel corso di un anno è del 75% ovvero da un anno all'altro tre quarti dei collegamenti non sono più utilizzabili.

Ne consegue che l'unico modo per avere certezza di accedere ai testi disponibili in rete è quello di salvarli sul proprio computer (che non risolve il problema della conservazione e della futura disponibilità)

È possibile che le istituzioni si decidano a mettere a disposizione le risorse per conservare quello che presente in rete, meriti di essere conservate. Una sorta di biblioteche elettroniche.

Per il momento questa funzione, è svolta gratuitamente da alcuni motori di ricerca che registrano terabyte di dati sui loro calcolatori e mettono a disposizione dati che altrimenti sarebbero perduti (ma il conservato è una minima parte dell'esistente).

Il modello tutto gratis in rete incomincia a perder colpi. Sembra che si stia tornando ai vecchi tempi, quando, tutto quello che era interessante era a pagamento.

Questa tendenza aggraverà ulteriormente il problema della conservazione dei dati.

Paradossalmente il supporto cartaceo è il metodo di memorizzazione più stabile e più facilmente riproducibile (fotocopia o scansione) e nonostante la deperibilità della carta, questa ha dimostrato una durata maggiore dei supporti elettronici.

In attesa che i libri elettronici trovino finalmente uno standard e sperando in internet, per il futuro prevediamo che la nostra memoria sarà ancora preservata dalla buona e vecchia carta.