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Un parere personale

di Donato Altomare
(Premio Urania 2001 per chi non lo sapesse)

FIUGGI, ITALCON 2002

E così abbiamo fatto una scoperta sconcertante. Dopo alcuni decenni (chi venti, chi trenta, chi persino quarant'anni) durante i quali noi autori italiani del fantastico ci siamo dannati l'anima per caratterizzare i nostri personaggi, per dare consistenza narrativa alle nostre storie ci siamo resi conto di aver fallito. Per fortuna c'è l'ultima arrivata che ha risolto il problema.

Perdonatemi se inizio dalla fine, ma forse l'unica nota stonata di una convention ottima su tutti gli aspetti è stata suonata da una principiante che si è lasciato sfuggire un paio di fregnacce e che dimostra come bisogna accendere il cervello prima di aprire la bocca. Ma sia chiaro, va scusata, perché probabilmente era emozionata, o non si rendeva conto che ad ascoltarla non c'era la famigliola di sempre o un pugno di amici contenti di farla felice.

La tavola rotonda delle nuove leve della Nord è stata normale, senza lode e senza infamia per i 5/6 dei partecipanti ad essa. I neo autori si sono alternati a dare risposte che ciascuno di noi conosceva già in partenza anche se è bello rendersi conto come le molle che ti spingono a scrivere e i criteri che dettano il percorso delle tue opere siano più o meno rimasti inalterati. Alcuni di quegli autori faranno strada, specie quelli tenaci, mi ha colpito positivamente più di tutti Fabio Novel che ha imboccato un paio di risposte intelligenti emergendo dalle ovvietà (per carità comune a tutti noi) di quelle del gruppo.

Ma chi più si è distinta è stata la signora subito a sinistra di Viviani, (non quella che lavora in tribunale che è stata molto simpatica) della quale mi sfugge il nome e questo è un grave inconveniente perché devo procurarmi i suoi libri e imparare.

La signora, con aria di indifferente superiorità, ha prima sparato una affermazione che ha gettato lo sconcerto tra i vari Catani, Pestriniero, Curtoni, ecc. ecc. presenti ad ascoltarla. Ha affermato che lo scopo dei suoi romanzi è quello di 'dare spessore ai personaggi e alle storie del fantasy'. E noi ci siamo guardati pensando tutti la stessa cosa: avevamo fallito. Tutte le nostre storie senza spessore hanno personaggi senza spessore. Ma lo sconforto si è trasformato in sconcerto quando la signora ha dopo poco confessato candidamente di non aver letto nulla del genere fantasy (sì, proprio NULLA), ma di aver letto soltanto autori non proprio recentissimi come Verne, Salgari, ecc.. Ma allora non è al nostro fantasy che voleva 'dare spessore', no, era alle storie e ai personaggi di quegli autori. E' nata una stella!

Ma non tiriamola lunga, la poverina era nel pallone, lo si è verificato quando ha sparato poco dopo un'altra stupidaggine grande quanto il palazzo che ci ospitava. Ha affermato candidamente che non scrive racconti perché i racconti sviluppano un'idea, mentre i romanzi sono più complessi.

E Curtoni non ha resistito e dal fondo della sala è esploso ricordando che ci sono più idee in un racconto di Calvino che in decine di romanzi.

Va be', bisogna capirla. Si è trovata sbalzata dal suo piccolo mondo antico in un consesso di vecchi marpioni della narrativa e si è lasciata sfuggire quattro idiozie. Bisogna perdonarla, qualche volta è capitato anche a noi di dire stupidaggini. Speriamo soltanto che si renda conto di questo e che cominci a masticare pane duro (come abbiamo fatto noi per decenni anche per permettere a lei si essere seduta lì), prima di svettare dalla sua altezza di autrice e spiegarci ciò che NON siamo stati capaci di fare.

Un neo che non inficia però l'iniziativa della Nord, attenta agli autori italiani. Un po' tardi, ma così bisogna fare perché si inverta una certa tendenza, che pare già in risalita. Gli autori italiani vendono, quanto quelli stranieri. Finalmente gli editori l'hanno capito e si sono resi conto che pubblicare un italiano non è più (ammettiamolo, lo era un tempo non tanto lontano) un'azione di puro mecenatismo, ma c'è da guadagnarci.

Quindi tanto di cappello a Viviani e alla sua Nord alla quale la narrativa italiana deve moltissimo. Tanto di cappello anche a Lippi e a tutte le case editrici che investono negli autori italiani. Peccato che nessuno abbia però il coraggio di tuffarsi in quella miniera d'oro che è la narrativa breve. Si dice che non piace al grosso pubblico. Come si diceva che al grosso pubblico non piacevano gli autori italiani.

Ma prima o poi qualcuno scoprirà gli autentici tesori celati dalle 'insignificanti' fanzine e affonderà le mani nel miele della narrativa breve italiana.

In generale una cosa va detta. L'Italcon senza dubbio è stata un successo, per organizzazione, per sostanza e per una buona frequenza. Gli aspetti negativi, pochissimi per la verità, sono più legati a singoli che all'intera manifestazione. Molto interessanti globalmente le relazioni con un grande pregio: non essere espressamente indirizzate ad esperti del settore o a pochi neofiti, com'è successo tante &endash; troppe? - volte. I nuovi e persino i pochissimi estranei sono rimasti ad ascoltare i relatori con interesse. Che sia questo l'anno della svolta? Che ci si sia finalmente reso conto che è inutile parlarci addosso ma è necessario proporci anche al di fuori del nostro stagno dorato? Speriamolo.

L'unico errore organizzativo è che non si poteva né si doveva relegare la proiezione della trasmissione di Leo Sorge, Futuristico, in un orario così infame. Alle 14,30 di sabato, quando la maggior parte della gente era ancora intorno al tavolo chiacchierando del più e del meno e quindi in sala non c'erano gli spettatori che la proiezione avrebbe meritato. Non solo, ma il bravo Sorge è stato costretto ad interromperla prima del suo naturale termine proprio per esigenze di programma.

La proiezione era assolutamente da vedere, poiché realizzata con grande professionalità. Ma mi fermo perché il mio intervento passerebbe per bassa piaggeria, mentre è assolutamente sincero, basterebbe chiederlo a quelli che hanno avuto la fortuna di osservare il filmato quasi per intero.

Infine solo un rammarico. La comparsa delle pubblicazioni telematiche hanno di fatto decretato la condanna a morte delle fanzine di carta. Basterebbe dare un'occhiata alle 'candidature' al premio Italia (anche nelle categoria saggi e racconti). Durante l'assemblea degli iscritti di domenica mattina si è voluto separare nella categoria fanzine quelle cartacee da quella telematiche. E' giusto anche se si tratta semplicemente di prolungare l'agonia.

Mi spiego.

Se dovessi scegliere di far pubblicare un mio racconto o un mio saggio da una fanzine cosa sceglierei? Naturalmente sto parlando come se non fossi Altomare (la mia scelta sarebbe e sarà sempre condizionata dal tatto). Insomma, un bravo autore che magari aspiri al Premio Italia cercherebbe spazio su Delos o su una rivista tradizionale? Su Intercom o su una fanzine di carta? Se ha cervello la risposta è sin troppo ovvia, quanti lettori e possibili votanti hanno le pubblicazioni su carta? E quanti quelle su Internet? Di conseguenza le fanzine cartacee potranno aspirare al Premio Italia come pubblicazioni amatoriali, ma difficilmente, molto difficilmente i loro racconti o i loro saggi comparirebbero tra i papabili. Allora sarebbero col tempo sempre più relegate ad accogliere i principianti o roba 'di seconda scelta' con la conseguenza di scomparire.

Insomma le fanzine di carta non avranno, tra poco, più candidati nella rosa dei finalisti al Premio Italia.

Del resto è il progresso che avanza.

(Non potrebbero pensare ad un apparecchio per leggere gli e-book che profumi anche di carta e di stampa?!)

Approposito di e-book.

Silvio ci ha fatto capire senza perifrasi che la loro diffusione seguirà un percorso molto più lungo e difficile del previsto, tanto che gli investimenti hanno in qualche modo subito una battuta d'arresto.

Io sarei molto più drastico: lasciateli perdere.

E se proprio volete fare davvero un balzo in avanti optate per un altro senso: l'udito.

Dopo una giornata trascorsa di fronte ad un computer, con gli occhi grossi quanto due fanali, spesso rossi come quelli dei vampiri, con stelle e stelline (purtroppo non di varietà) che baluginano davanti, riesce difficile persino leggere la Settimana Enigmistica, figuriamoci un e-book.

Ebbene, sarebbe bellissimo sedersi (anche davanti al televisore senza audio guardandolo soltanto… molto meglio), prendere un lettore CD e ascoltare un ottimo racconto letto da un attore dalla voce calda e carezzevole. Magari un racconto breve che ti faccia sognare per una decina di minuti, prima di tornare a immergerti nel canale (di fogna?) televisivo.

Ma, si badi bene, che si faccia una scelta eccellente di racconti, che si cerchi il meglio. Insomma che sul CD sia scritto a lettere cubitali: RACCONTI ESCLUSIVAMENTE ITALIANI D.O.C.. (Materiale pregiato d'esportazione, ve l'assicuro).

Concludendo. Fiuggi per me è stato un ritorno, un ritorno ad una frequentazione che negli anni scorsi avevo sospeso per ragioni personali. Ed è stato un piacevole ritorno, per gli amici ritrovati, amici che non vedevo da un decennio ma che è parso ci fossimo lasciati la sera prima. Ma principalmente per i nuovi amici con i quali abbiamo diviso tavolo e discussioni, pareri profondi e barzellette.

Insomma, un piacevole connubio di serio e faceto, di interesse e intrecci di future collaborazioni.

Ernesto Vegetti mentre io e Loredana andavamo via ha detto: 'sono davvero felice di avervi rivisto qui.'

E la risposta: 'la felicità è tutta nostra.' non è stata affatto una risposta convenzionale.

Donato ALTOMARE