Il Foglio di Fantafolio

La FS che mi é piaciuta...

di Marino De Pascalis

 

  

La legge dei Vardda. (The galactic breed)

Edizioni : Better Publications Inc. 1951 Short Version (The starmen)
Gnome Press 1952 Versione completa (The galactic breed)
Mondadori Urania n. 26 del 1953
Libra editrice 1973/1977

Autrice : Leigh Brackett, scrittrice e sceneggiatrice americana, autrice de "La città proibita", dei cicli marziani di Rhiannon e di John Stark, ambientati su un pianeta Marte ancora giovane e brulicante di vita, dalle città fiabesche e misteriose. Sceneggiatrice di successo che ha curato la sceneggiatura di film famosissimi come : Un dollaro d'onore, Rio Bravo, Il grande sonno, L'impero colpisce ancora, ed altri ancora.

Il libro di fantascienza che mi ha più colpito.

Nell'ottobre del 1953 veniva pubblicato il n. 26 di Urania, con il titolo "La legge dei Vardda" di Leigh Brackett. All'epoca io avevo ancora cinque anni ed andavo all'asilo, dove al massimo guardavo le figure dei pupazzi da colorare, del tutto ignaro dell'esistenza del predetto N. 26. Che pure esisteva e si apprestava a cambiare profondamente la mia vita. Il libro rimase quiescente per qualche anno, come quelle bombe d'aereo inesplose che restano tranquille sotto terra anche per decenni prima di decidersi di esplodere, fino a quando un amichetto della mia età (sto parlando dei miei undici anni) non me lo dette in uno di quei periodici scambi di giornalini, figurine di calciatori, biglie, fionde e altri essenziali componenti della vita di un ragazzino. Chi me lo stava cedendo non lo aveva letto e lo aveva trovato in un mucchio di libri e fumetti di cui il fratello maggiore voleva liberarsi. Senza aver la minima sensazione di cosa stava per scatenare prese i due albi dell'Intrepido che gli avevo dato in cambio e andò placidamente a leggerseli in santa pace.

Così pensavo di fare anch'io, ma non sapevo di avere tra le mani una terribile minaccia che aveva sonnecchiato falsamente tranquilla negli anni per scatenare improvvisamente contro di me tutto il suo tremendo potenziale. Ho aperto la copertina e iniziato a leggere e leggendolo sono passato bruscamente dal tranquillo tran-tran delle avventure salgariane, con uno stile piacevole ma senz'altro funzionale alle avventure narrate ad un libro che allargava spaventosamente i miei orizzonti, passando dalla giungla nera, i mari malesi e l'isola di Mompracem, alle incommensurabili immensità della galassia con i suoi miliardi di stelle e con migliaia e migliaia di popoli, razze, culture, una diversa dall'altra, a diversi gradi di intelligenza e civiltà, dove i cattivi non assumevano i connotati limitati degli strangolatori thug e degli imperialisti inglesi, ma potevano assumere tutte le gradazioni della malvagità calata nelle forme più improbabili e insospettabili. Tutto questo immerso in una trama straordinaria e raccontato con uno stile ricchissimo, immaginifico, colorato e personalissimo.

Quanto bastava perché il libro sia stato la causa di un inestinguibile contagio da fantascienza galoppante, da cui, ahimè, non sono mai guarito. Anche a distanza di molti anni il morbo SF mantiene sempre un suo decorso sfrenato ed ormai è troppo cronico perché possa pensare di liberarmene.

La legge dei Vardda è una legge crudele, che impedisce il volo interstellare a pressoché tutti gli esseri della galassia, con eccezione dei Vardda, che sono i soli a poter viaggiare liberamente tra le stelle perché sono i soli che riescano a sopportare le tremende accelerazione del volo interstellare. I Vardda costituiscono quindi un'oligarchia arrogante e conservatrice, che intende utilizzare a suo esclusivo vantaggio una rivoluzionaria scoperta scientifica che li rende capaci del volo a velocità ultraluce. Contro di loro si batte un mezzosangue, figlio di una terrestre e di un Vardda, per aprire le porte della galassia a tutti i pianeti abitati, e per farlo dovrà affrontare pericoli ed avventure straordinarie che lo porteranno su molti mondi e tra molte razze, dove dovrà lottare ferocemente per la sua vita, fino all'inevitabile felice conclusione che porterà al dono a tutti i popoli della galassia della capacità di viaggiare tra le stelle.

Insomma una space opera, ma con personaggi di molto ben definiti, con sufficiente spessore psicologico, descritti con una capacità stilistica straordinaria, con una ricchezza di ideazione e descrizione dei mondi che non ha nulla da invidiare al creatore di mondi, Jack Vance, Un succedersi di eventi e situazioni che si incastrano perfettamente tra loro grazie ad una sapiente regia, ed alla capacità di tenere il lettore con il fiato sospeso fino all'ultima parola del libro.

All'età di 11 anni, quando il modo di vedere la vita è ancora fresco ed intatto, e la mente non è ancora inquinata dalle innumerevoli stratificazioni culturali che si andranno successivamente e fatalmente ad accumulare, il libro ha avuto su di me l'effetto di una tagliola, catturandomi inesorabilmente e non lasciandomi nessuna capacità di reazione fino a quando non l'ebbi finito di leggere. Da allora l'ho riletto ancora un altro paio di volte e poi con il tempo e con l'accumulo delle letture di migliaia di altri libri di SF avevo finito per relegarlo in qualche lontano angolino della mia mente, insieme a qualche ragnatela e un po' di polvere. Quando l'ho ritrovato nell'edizione Libra del 1977, si sono improvvisamente risvegliate lontane reminiscenze. Durante il periodo del servizio militare, nel 1974, avevo perso l'edizione del 1953. (ma più che una perdita era colpa di mio fratello, che approfittando della mia assenza aveva prodotto vuoti paurosi nelle mie raccolte di Urania e Tex, prestandoli inconsultamente ai suoi amici) Quindi ho ricomprato il libro nell'edizione del 1977, che recepiva una versione successiva e più ampliata, e la magia si ripetuta, la tagliola è scattata ancora e ho finito di leggere il libro in pochissimo tempo, perché la capacità evocativa della Brackett non mi lasciava libero di fare altro. Certo la magia era un po' appannata e le ganasce della tagliola si erano rimpicciolite oltre a presentare qualche traccia di ruggine e di usura, ma complessivamente il libro aveva ancora su di me un effetto notevole. E prima o poi lo rileggerò ancora una volta per verificare il grado di mordacità della tagliola.

L'autrice del libro, Leigh Brackett, è anche l'autrice dei cicli marziani di Rhiannon e di John Stark, ambientati su un pianeta Marte ancora giovane e pieno di vita, dalle città fiabesche e misteriose. Ma è anche stata una sceneggiatrice di successo, ricercatissima ad Hollywood, cui si debbono tra le altre le sceneggiature di classici del cinema come Un dollaro d'onore, Rio Bravo, Il grande sonno, oltre al secondo film della prima trilogia di Guerre Stellari e cioè L'impero colpisce ancora, che a mio parere è il migliore dei tre ( e aggiungerei anche dei quattro, dato che comprenderei anche l'ultimo film della serie che non mi pare abbia dato prestazioni eccelse). La Brackett è stata anche la maestra di Ray Bradbury, che seguendo le sue orme ha replicato l'ambientazione marziana, come in Cronache Marziane, senza però riuscire a mio avviso a superare la maestra. Quindi un'autrice eclettica, in grado di rinnovarsi costantemente e di spaziare sulle tematiche più disparate con indiscutibile capacità. Un'autrice in grado di gestire temi avventurosi con competenza e spessore, facendone, come in questo caso, un autentico classico, paragonabile ad altri classici celeberrimi come La legione dello spazio ed I sovrani delle stelle.

C'è un seguito:

Per completare il testo con i dati opportuni avevo chiesto via e-mail al mio amico Francesco, che è l'unico che io conosca ad avere la collezione completa di Urania, di comunicarmi la data di stampa del n. 26 di Urania e se inoltre poteva inviarmi un file con la copertina dello stesso. Il giorno dopo Francesco mi ha chiamato al telefono per dirmi che la settimana precedente era andato a Porta Portese, dove per combinazione aveva trovato proprio una copia in ottime condizioni del famoso n. 26, e poiché il prezzo era irrisorio (duemila lire) lo aveva comprato anche se lo aveva già nella sua collezione. A questo punto, visto che io ne ero sprovvisto, aveva pensato bene di regalarmelo.

Così ora sono di nuovo tornato in possesso del n. 26. La magia continua…