Il Foglio di Fantafolio

Fantascienza Europea: il caso Quatermass (I)

QUATERMASS: fantascienza all'europea

di Riccardo Rosati

Una cittadina "per bene" in uno stato centrale d'America. Una finta meteora incandescente che cade nei suoi paraggi. Un bambino curioso, con il pallino per la scienza, che nota il tutto. Degli alieni cattivi-cattivi che vogliono invadere il nostro pianeta e uno scienziato, coadiuvato da una bella assistente, che sventerà questa terribile minaccia galattica. Bene, questo è il plot più classico della fantascienza made in USA che possiamo trovare, con le varianti del caso, in decine di produzioni statunitensi tra gli anni '40-'60; un titolo tra tutti? "Gli invasori spaziali" di Cameron Menzies; il quale, anche se privo di particolari meriti, è da considerarsi un vero archetipo del cinema di fantascienza di questo fortunato periodo.

Ma cosa succede quando la fantascienza la fanno gli europei, più precisamente gli inglesi? Di fatto, questa perde quell'alone di moralità tutto americano e cambia completamente. I due bellissimi film del regista Val Guest: "L'Astronave Atomica del dottor Quatermass" e "I Vampiri dello Spazio"( i titoli originali sono "The Quatermass Experiment" e "Quatermass II") sono un esempio di come la sci-fi possa essere narrata e intesa in un modo diametralmente opposto, se vista con i meno romantici occhi europei. Per prima cosa il protagonista non è più quel brillante paladino che piace tanto alle mamme americane. Difatti, "l'eroe" in questione, il dott. Quatermass (interpretato dal granitico Brian Donlevy), è cinico, bruttino e per niente intenzionato a salvare il mondo; anzi, l'unica cosa che gli preme veramente è continuare i suoi esperimenti, anche a costo di sacrificare delle vite umane.

Nei due episodi di questa serie, prodotto dalla mitica Hammer Studios, la fantascienza diventa più umana, meno eroica. Tutti i protagonisti hanno le loro magagne e/o difetti; Quatermass in prima persona. Ai bambini curiosi dell'Arkansas, si sostituiscono bobbies un po' tonti e ubriaconi degli slums londinesi. La scienza stessa viene mostrata in modo tutt'altro che edificante. Quest'ultima sempre pronta a mettere la "scoperta" davanti la salvaguardia del genere umano. Però, c'è da dire che film come quelli del bravissimo Val Guest, autore anche di uno splendido "Il mostruoso uomo delle nevi" (di produzione americana) hanno il grande merito di essere più avvincenti delle produzioni Usa. Questo perché la storia diventa più vera, meno mielosa. Intendiamoci, non è che si voglia negare la capacità degli americani di fare fantascienza, tutt'altro, noi gli saremmo eternamente grati per capolavori come: Il Pianeta proibito, L'invasione degli ultracorpi e Ultimatum alla Terra. Rimane da dire, però, che sebbene loro siano da considerarsi i grandi "narratori" di questo genere, anche noi in Europa abbiamo creato delle vere e proprie chicche: il sopra citati film di Quatermass, per esempio.

Perciò, quali sono i pregi delle due opere di Val Guest? L'atmosfera principalmente. Sì, la cosa che colpisce è che per una volta la fantascienza la possiamo sentire più vicina a noi. Sapere che almeno una volta Londra e non Washington è il bersaglio principale degli invasori è un vero toccasana per i cultori del genere. Un'altra cosa è da notare poi. Ovvero, il regista mette insieme due storie diverse dalla solita sci-fi coeva. Sarebbe a dire, che intorno al fatto fantascientifico vero e proprio, si dipanano delle storie reali e meno romanzate di quelle americane. Non c'è niente di eroico negli esperimenti del dottor Quatermass e questi non sembrano portare altro che guai: come il contagio spaziale del primo episodio che giunge in Inghilterra attraverso un'astronave progettata dal nostro "eroe". Entrambi i film, poi, finiscono con il suddetto scienziato che, incurante dei "casini" da lui provocati, continua imperterrito i suoi esperimenti. L'esperimento scientifico è mostrato quasi in modo egoistico da Val Guest. Quatermass stesso è egoista e scorbutico, a volte con un atteggiamento a tratti perfino militareggiante.

In conclusione, perchè si vuole considerare Quatermass 1 & 2 come due vere perle nel mare delle produzioni degli anni '50? Semplicemente, per il fatto che per una volta la fantascienza l'abbiamo fatta "noi" e l'abbiamo fatta differentemente dagli americani e si vede. Essenzialmente, c'è meno eroismo e più realtà; se di realtà si può parlare in un film fantascientifico. Poi, alla battaglia tra il bene (i terrestri) e il Male (gli alieni), si sostituisce l'inquietudine per la scoperta scientifica. Alla fine di entrambi i film, ci chiediamo: ma questo Quatermass non è un po' tocco a fare questi esperimenti? Guardate che non è cosa da poco la scelta fatta in questi film, perché contrasta con un archetipo narrativo che era consolidato in modo quasi ossessivo nelle menti dei produttori e registi statunitensi; tanto da spingere il geniale Tim Burton a ridicolizzarlo decenni dopo in quella gemma di film che è Mars Attacks. Parliamoci chiaro, per diverse produzioni americane degli anni '50 la trama vera e propria si può ridurre allo slogan che troviamo nel film di Burton: è un bel pianeta, conquistiamolo!