Il Foglio di Fantafolio

  Ho letto il romanzo di Laura Iorio ecco perché mi è piaciuto

di Carlo Benedetti

L'ho letto. Ebbene si! Bisogna leggerli i libri degli autori italiani di FS, sono convinto che, come per il cinema, se si escludono i film italiani "intellettuali", sono mediamente migliori, o perlomeno, più belli di quelli americani. Certo anche nei libri si vede la mancanza dei soldi.

Ovvero un autore USA scrive un libro e considera la vendita di 15-20 copie come un flop, un italiano che raggiunge certe vette lo considera come un successo strepitoso.

Vanno letti perché mediamente sono buoni, vanno letti perché così le case editrici capiscono di dover aiutare questo mercato, vanno letti perché è sempre bello leggere un libro di una persona che potrai facilmente incontrare e conoscere, vanno letti perché in fondo ci siamo un po' rotti tutti di questa nostra esterofilia tipicamente italiana, vanno letti perché spesso, non sempre, quello che scrivono appartiene di più alla nostra cultura classica, vanno letti perché se no il buon Mongai come fa' ad invitarmi a cena (considerato quello che mangio)!!!

Comunque ritorniamo al libro in oggetto, di cui abbiamo gia presentato un'intervista all'autrice nel numero 11, dico subito per chiarire le mie idee in materia che non posso e non voglio analizzare il libro nei suoi aspetti più profondi, a me un libro, come un film o un quadro, mi piace o non mi piace non mi interessano contenuti nascosti o cose del genere; mi sovviene sempre una intervista famosa ad uno dei Beatles (mi pare Harrison ma potrei sbagliare) il quale disse più o meno "vorrei sapere come fanno i critici a trovare tutti questi significati nelle nostre canzoni".

A me "Il sicario" è piaciuto, la storia anche se frammentata in più episodi seppur legati tra di loro, scorre bene e la lettura è godibilissima, è un libro che si fa leggere dall'inizio alla fine, il che per quello che mi è capitato di leggere negli anni passati (vedi gli scorsi premi Urania) è gia sufficiente a dire che è un buon libro. E' una storia d'azione ambientata un po' in tutto il mondo, un mondo dove le distanze sono quasi sparite, non solo in Italia a differenza dell'altro premio letterario di questo anno il premio Urania vinto da Francesco Grasso con, guarda caso un'altra storia d'azione, altro romanzo tra l'altro molto valido.

Se vogliamo trovare un paio di difetti, visto che li dobbiamo trovare se no che critica è?, non mi piace il fatto che il romanzo siano in realtà almeno tre episodi che accadono allo stesso protagonista ovvero dopo la prima vicissitudine, che serve per descrivere il personaggio, il nostro uomo si trova coinvolto in tre diversi episodi, anzi quattro se consideriamo quello conclusivo ma sono portato a considerarlo la conclusione, che potrebbero tranquillamente essere presi e letti separatamente e quindi dato il mio odio profondo per tutto ciò che viene fatto ad episodi, puntate, fascicoli e così via la cosa mi ha un po' dato fastidio, in realtà non così tanto da pregiudicare il buon giudizio finale che il romanzo ha riscosso.

Secondo difetto, più tecnico visto che tocca direttamente il mio campo, è che nel mondo costruito dall'autrice i trasporti sono eccezionali (si prende la metro per andare da Roma in America etc.), le prigioni stanno in stazioni orbitanti e si utilizzano sofisticate apparecchiature di collegamento mentale per "curare" i detenuti, il cibo viene preparato da dei dispensatori automatici e così via eppure il salvataggio di un file dal computer viene fatto su un "dischetto" e per interagire con il computer si utilizza la tastiera. Con i passi avanti che dovrebbe aver fatto la tecnologia l'unica interazione con un PC, o quello che ci sarà, dovrà avvenire nemmeno in maniera vocale ma solo tramite collegamento diretto col cervello della persona, il salvataggio di file non dovrà avvenire su dei supporti fisici tipo dischi ma distanza, tipo dischi virtuali nella rete, oppure se proprio si deve cercare un supporto fisico da portarsi dietro vedrei più adatto pensare ad una evoluzione di supporti piccolissimi tipo SmartMedia o CompactFlash se non vogliamo arrivare addirittura a delle memorie montate direttamente sulla persona tipo Johnny Mnemonic.

Il libro è fondamentalmente un giallo, ma lei stessa ammette di essere una lettrice di romanzi gialli nell'intervista di cui sopra, e questo mi porta più che a fare una vera e propria recensione a fare piuttosto una considerazione più generale sulla FS in generale.

La FS viene considerata un genere letterario in realtà, secondo me si tratta più di un sopragenere, penso di averlo già detto ma mi ripeterò, la considerazione viene proprio dal fatto che il libro è un giallo, ovvero pensate un attimo se noi prendiamo dei bellissimi libri gialli tipo la serie ambientata nell'antica Roma scritta da Danila Comastri Montanari con il suo divertentissimo senatore-investigatore Publio Aurelio, oppure i bei romanzi della serie di Owen Archer scritti da Candace Robb e ambientati nel medioevo in Inghilterra o ancora tutta la produzione di Ellis Peters con il suo fratello Cadfael anch'essi ambientati nel medioevo inglese, tutti questi romanzi sono considerati "gialli" a pieno titolo a prescindere dall'ambientazione storica e geografica.

Prendiamo ora il libro della Iorio, è un giallo (forse più spy-story o d'azione) ma la sua ambientazione è palesemente nel futuro e in parte non sulla terra (stazioni orbitali intorno alla terra non altri pianeti) e quindi da giallo passa automaticamente libro di FS, seguendo la stessa logica i libri di cui sopra dovrebbero essere "romanzi storici" e non gialli.

Quindi concludendo se io scrivo una storia d'amore e la ambiento in un altro pianeta o nel futuro non sto scrivendo un libro di Liala o un Harmony (senza fare valutazioni di qualità) ma sto scrivendo un romanzo di FS e guarda caso mi riviene in mente il bellissimo "Un amore a Siddo" di Philip Farmer che oltre ad essere un bellissimo libro di FS in realtà racconta anche una bella storia d'amore.