Il Foglio di Fantafolio

In occasione della prossima uscita del suo libro intervista a Sergio Valzania

di Massimo Mongai

 

MM
Tu e Valerio Evangelisti siete gli unici due "serial writer" italiani nel settore della letteratura fantastica. In un articolo di due anni fa su "L'Indice" lui diceva che il vantaggio era di sottrarsi alla critica mainstream. E' difficile essere seriali? O più facile? Come ti ci trovi tu?

SV
La questione non e' se e' facile o no.Il problema e' la necessita' di una formula.Intendo la necessita' interiore, che si ribalta sulla prassi.Cerco di spiegarmi.Il ciclo di Keerg ha comportato un lavoro di alcuni anni.L'energia per continuare e' venuta anche dal fatto che ricevevo la gratificazione dell'uscita dei primi volumi. Aggiungerei che tutti gli scrittori sono fondamentalmente seriali.Pensa alla Austin o a Dick.Personaggi e stile non cambiano, almeno nelle opere maggiori.Nel fantasy la serialita' consente di spremere a fondo il mondo che hai creato, ma Il signore degli anelli e' da solo piu' lungo di tutta la mia saga, Guerra e Pace ancora di piu'.Insomma, si rischia di ragionare su etichette linguistiche, su parole, non su fatti.E le parole si sfasciano sotto il peso della realta' che cercano di descrivere.

MM
Ne abbiamo parlato diverse volte, tu non credi nell'essitenza autonoma del genere. Eppure stavolta il tuo romanzo esce in una collana che si chiama "Fantasy" con il nome di un genere. Per la letteratura fantastica in generale, è un vantaggio? E' irrilevante?

SV
I miei romanzi sono usciti tutti in formati diversi.In teoria questo significa che non sono nemmeno seriali.Noi comunichiamo attraverso parole, nessuna delle quali significa qualcosa di esatto, nel senso che non si identifica mai perfettamente con un oggetto reale, posto che la realta' esista.Ma questo e' un discorso autoreferenziale, irrisolvibile.Tutto il pesiero medievale si arrovella su questi temi, che sono quelli del Nome della rosa.Noi moderni abbiamo cercato di uscire da tutto questo non occupandocene.Per questo ha senso la tua domanda su quanto una cosa del genere puo' essere utile per la letteratura fantastica.Ti confesso pero' che non ho la risposta.Come sai ho dei dubbi sull'esistenza di una letteratura fantastica, perche' non so quale letteratura non lo sia.L'atto fondamentale e' quello della coppia leggere/scrivere.Andare piu' in la' mi lascia perplesso.I materiali fondamentali sono gli stessi qualunque cosa si scriva.Sei sempre davanti a ricordi, sentimenti, emozioni.E' su questo che lavori.In un saggio di storia antica come in un romanzo di fantasy.Altrimenti sei pazzo.Non escludo di esserlo.

MM
De Turris ha scritto un articolo anni fa in cui sosteneva che la distinzione fra FS di sinistra e FY di destra è falsa, sciocca ed esclusivamente italiana. In linea di massima sono d'accordo. Ma nell'anima di un racconto fantasy , diciamo di quelli che scrivi tu, c'è o non c'è amore per la tradizione, per il passato, per le utopie, per i re e le principesse, per i valori eterni della patria e dell'eroe, come dicevano i Nomadi? Sì, no, ti ci ritrovi?

SV
Qui hai superato te stesso.Non e' la distinzione fra Fs di destra e sinistra ad essere falsa, e' quella fra destra e sinistra tout coutr che non sta piu' in piedi.Persa ai temi dell'ecologia, della liberta', della vita.Il problema della contemporaneita', del ventunesimo secolo se vuoi, e' proprio la difficolta' di organizzare schemi efficaci di comprensione del mondo.Pretendere di applicare categorie quasi inutilizzabili proprio alla FS. Posso farti una domanda io?

MM
Prego.

SV
Non ti sembra di avermi fatto domande un po' astratte? Mi sembra riguardino poco il libro che ho scritto e molto l'ambiente di quelli che scrivono fantasy in genere.Avresti potuto rivolgermele in qualsiasi momento, in un discorso che sappiamo bene non finira' mai.

MM
Hai ragione. Ma io il libro non l'ho ancora letto, visto che non è ancora uscito.Lo farò appena uscirà.

SV
Grazie.

MM
Grazie.