Il Foglio di Fantafolio |
MM
Tu e Valerio Evangelisti siete gli unici due "serial writer" italiani nel
settore della letteratura fantastica. In un articolo di due anni fa su "L'Indice"
lui diceva che il vantaggio era di sottrarsi alla critica mainstream. E' difficile
essere seriali? O più facile? Come ti ci trovi tu?
SV
La questione non e' se e' facile o no.Il problema e' la necessita' di una
formula.Intendo la necessita' interiore, che si ribalta sulla prassi.Cerco di
spiegarmi.Il ciclo di Keerg ha comportato un lavoro di alcuni anni.L'energia
per continuare e' venuta anche dal fatto che ricevevo la gratificazione dell'uscita
dei primi volumi. Aggiungerei che tutti gli scrittori sono fondamentalmente
seriali.Pensa alla Austin o a Dick.Personaggi e stile non cambiano, almeno nelle
opere maggiori.Nel fantasy la serialita' consente di spremere a fondo il mondo
che hai creato, ma Il signore degli anelli e' da solo piu' lungo di tutta la
mia saga, Guerra e Pace ancora di piu'.Insomma, si rischia di ragionare su etichette
linguistiche, su parole, non su fatti.E le parole si sfasciano sotto il peso
della realta' che cercano di descrivere.
MM
Ne abbiamo parlato diverse volte, tu non credi nell'essitenza autonoma
del genere. Eppure stavolta il tuo romanzo esce in una collana che si chiama
"Fantasy" con il nome di un genere. Per la letteratura fantastica in generale,
è un vantaggio? E' irrilevante?
SV
I miei romanzi sono usciti tutti in formati diversi.In teoria questo significa
che non sono nemmeno seriali.Noi comunichiamo attraverso parole, nessuna delle
quali significa qualcosa di esatto, nel senso che non si identifica mai perfettamente
con un oggetto reale, posto che la realta' esista.Ma questo e' un discorso autoreferenziale,
irrisolvibile.Tutto il pesiero medievale si arrovella su questi temi, che sono
quelli del Nome della rosa.Noi moderni abbiamo cercato di uscire da tutto questo
non occupandocene.Per questo ha senso la tua domanda su quanto una cosa del
genere puo' essere utile per la letteratura fantastica.Ti confesso pero' che
non ho la risposta.Come sai ho dei dubbi sull'esistenza di una letteratura fantastica,
perche' non so quale letteratura non lo sia.L'atto fondamentale e' quello della
coppia leggere/scrivere.Andare piu' in la' mi lascia perplesso.I materiali fondamentali
sono gli stessi qualunque cosa si scriva.Sei sempre davanti a ricordi, sentimenti,
emozioni.E' su questo che lavori.In un saggio di storia antica come in un romanzo
di fantasy.Altrimenti sei pazzo.Non escludo di esserlo.
MM
De Turris ha scritto un articolo anni fa in cui sosteneva che la distinzione
fra FS di sinistra e FY di destra è falsa, sciocca ed esclusivamente
italiana. In linea di massima sono d'accordo. Ma nell'anima di un racconto fantasy
, diciamo di quelli che scrivi tu, c'è o non c'è amore per la
tradizione, per il passato, per le utopie, per i re e le principesse, per i
valori eterni della patria e dell'eroe, come dicevano i Nomadi? Sì, no,
ti ci ritrovi?
SV
Qui hai superato te stesso.Non e' la distinzione fra Fs di destra e sinistra
ad essere falsa, e' quella fra destra e sinistra tout coutr che non sta piu'
in piedi.Persa ai temi dell'ecologia, della liberta', della vita.Il problema
della contemporaneita', del ventunesimo secolo se vuoi, e' proprio la difficolta'
di organizzare schemi efficaci di comprensione del mondo.Pretendere di applicare
categorie quasi inutilizzabili proprio alla FS. Posso farti una domanda io?
MM
Prego.
SV
Non ti sembra di avermi fatto domande un po' astratte? Mi sembra riguardino
poco il libro che ho scritto e molto l'ambiente di quelli che scrivono fantasy
in genere.Avresti potuto rivolgermele in qualsiasi momento, in un discorso che
sappiamo bene non finira' mai.
MM
Hai ragione. Ma io il libro non l'ho ancora letto, visto che non è
ancora uscito.Lo farò appena uscirà.
SV
Grazie.
MM
Grazie.