Il Foglio di Fantafolio

CNR, Consiglio Nazionale delle Ricerche
Stromboli Workshop
The Bridge Between the Big Bang and Biology
(Stars, Planetary Sistems, Atmospheres, Volcanoes: Their ink To Life)

Stromboli, Italy, September 13-17,1999

 

La Buona Cucina, lo Zen e l'Arte di Manutenzione dell'Universo
Uno Strumento per la lotta all'Entropia.

Intervento di
Massimo Mongai
13 Settembre 1999

Signore e signori, buonasera. Mi chiamo Massimo Mongai e come probabilmente saprete io non sono uno scienziato, ma un italiano scrittore di romanzi di fantascienza. Esordisco quindi subito con quella che i miei antenati romani chiamavano "captatio benevolentiae", il tentativo di catturare la benevolenza del pubblico.

Saro' esplicito: abbiate pieta' di me. Non solo non sono uno scienziato ma non sono nemmeno abituato a parlare in pubblico e, poi, parlare di un argomento come quello indicato dal titolo, beh, forse nell'accettare di farlo ho esagerato. Ma e' la storia della mia vita esagerare, di nuovo quindi abbiate comprensione e pieta'.

Cominciamo dalle definizioni dei nostri lavori, scienziati voi, scrittore di fantascienza io. La parola scienza ci accomuna in parte nella definizione ed anche voi scrivete: di scienza anche se non di fiction, o non delle due cose insieme ; e' evidente pero' che il vostro modo di scrivere e' radicalmente diverso dal mio.

Ma una cosa l'abbiamo in comune. Io ad esempio se voglio descrivere i pianeti di Altair o di Deneb non ho bisogno di verificare "scientificamente" se intorno ad Altair o Deneb ci sono o no dei pianeti. Se mi serve, se mi va, scrivo che ci sono e basta. Non solo: poi ci metto l'atmosfera che mi pare e perfino le forme di vita che mi pare. Faccio il gioco di Dio, che sulla carta e' facile. Pero' se una qualche sonda, un qualche telescopio, un qualche scienziato scopra che cosi' di sicuro non e', che non ci sono pianeti intorno ad Altair, allora dovro' scegliere un altra stella per ambientare i miei pianeti e la mia storia.

Questa e' una delle prime regole dello scrivere di fantascienza, codificata per quel che so, da Isaac Asimov che era al tempo stesso uno scrittore di fantascienza ed uno scienziato: uno scrittore di fantascienza deve comunque rispettare (e quindi conoscere in gran parte) le conoscenze scientifiche del momento in cui scrive. (esempio di John Carter di E.R.Bourroughs). Questo vuol dire che se voglio scrivere la storia di un vampiro potro' parlare di un mutante, o di un essere umano affetto da una specifica malattia che lo obbliga a nutrirsi di sangue e che gli causa fotofobia. Questa malattia in parte esiste, e' la porfiria, e ne fu affetto fra gli altri unre inglese (avete visto "La pazzia di re Giorgio"?) Ma, appunto un malato o un mutante o un alieno umaniforme, non un non-morto. Se e' un non morto non e' fantascienza, e' fiction, e' fantasy, e' horror, e' letteratura non mimetica, ma non fantascienza.

Ora cosa c'entra tutto questo con il titolo del mio intervento, cosa c'entrano lo zen e l'entropia, la buona cucina e l'arte di manutenzione dell'universo? Poco, lo ammetto, sto divagando, ma da qualche parte dovevo cominciare e questa definizione di fantascienza mi e' utile. Comunque datemi un po' di tempo e ve lo dimostrero' che il legame fra gli elementi del titolo esiste

Continuiamo a parlare di me, ma ormai per poco ancora, ve lo giuro. Io ho scritto un romanzo di fantascienza che si chiama "Memorie di un Cuoco d'Astronave". Il libro ha vinto il premio Urania non per il fatto che fosse ben scritto ma soprattutto grazie alla originalita' dell'argomento dato che nessuno prima aveva mai parlato dei problemi del cucinare nello spazio e del mangiare di e fra razze aliene: ad esempio, si puo' fare un souffle' di formaggio in assenza di gravita'? Ed e' corretto mangiare un pollo davanti ad una razza che abbia la forma di un grosso uccello? Sarebbe come mangiare un neonato davanti ad un uomo. Queste alcune delle tematiche.

La buona fantascienza non parla del futuro ma del presente.La buona fantascienza non necessariamente predice il futuro, anzi. Quando Verne scrisse il 20.000 leghe sotto i mari, nel 1870 in realta' in America, durante la Guerra Civile erano gia' state combattute almeno tre battaglie fra sottomarini sudisti e navi nordiste, ed una di esse era finita con l'affondamento sia della nave (nordista) che del sottomarino (sudista). Verne non aveva previsto altro che una evoluzione tecnologia di un mezzo esistente. Ed io ho fatto lo stesso: la Mir e' stata in volo, lo e' tutt'ora anche se non per molto ancora, per oltre quindici, ed il record di permanenza nello spazio non so di chi sia, ma tutto cio' ha reso necessario scaldare, salare, condire, in altre parole cucinare in assenza di gravita'.

Uno dei miei lettori e' stato Franco Giovannelli, senior scientist del CNR di Roma. Ci siamo incontrati, abbiamo simpatizzato e lui mi ha proposto di intervenire a questo convegno con una breve conferenza su un tema a mia scelta. Io mi sono sentito onorato della proposta ed ho suggerito quello che avrebbe potuto essere il primo titolo di questo intervento: lo scopo cosmico dell'aglio. Non vi sembri un titolo esagerato: l'aglio ha probabilmente un suo scopo ben preciso nella visione globale del cosmo. Ma il tema in un secondo momento mi e' sembrato, diciamo cosi', riduttivo.

L'ho quindi allargato, perche' mi e' venuto in mente un proverbio italiano, che sicuramente ha l'equivalente in altre lingue. "A tavola non si invecchia mai". Non e' vero e lo sappiamo, ma forse qui c'e la "nuce", l'hardcore di una intuizione. Forse la buona cucina, il ben mangiare, l'allegra convivialita' sono uno strumento per fermare l'entropia.

Qui c'e' energia positiva, qui c'e' forse una forma di energia non ancora calcolata o conosciuta, una forma di energia a campo: un campo di energia come quello gravitazionale che si crea ad esempio fra la Terra e la Luna se entrambi sono presenti, ma se uno dei due non c'e', non c'e' il campo. Ora l'energia di campo esiste secondo un mio amico psicoanalista anche fra esseri umani che entrano in relazione fra loro. Se questo e' vero, da dove viene questa energia? Quello delle energie umane e' senza dubbio un campo nuovo e tutto da studiare. Esiste una energia che si crea nella convivialita' e per la convivialita'? Se questo e' vero, vuol dire che la buona cucina e' un necessario punto d'arrivo dell'evoluzione dell'universo.

E non vi nascondo che questa e' la mia tesi. Cerchero di dimostrarla: cerchero' di dimostrare che cucinare bene e mangiare in compagnia ed in allegria e' un mezzo per allontanare la fine dell'universo e, forse, con l'aiuto di altri comportamenti, addirittura invertirla. Sconfiggere l'entropia con "la buona cucina", ma necessariamente con un altro ingrediente di cui vi parlero' alla fine.

E badate la buona cucina. Non l'alta, la haute, la buona, perche' il meglio e' nemico del bene: a mio parere occorre puntare piu' al piacere di stare a tavola in compagnia piuttosto che alla perfetta esecuzione della ricetta fine a se stessa. Ma questo e' un mio difetto personale, lo riconosco e forse degli italiani che sono notoriamente un popolo di cicale.

Diamo qualche definizione. Cosa sia il Big Bang lo sapete tutti e non saro' io a ripetervelo. Vi accennero' ad una possibile definizione in piu', anch'essa di ordine culinario gastronomico. Se volete si puo' definire il Big Bang come un fenomeno culinario multiplo in cui ingredienti, ricetta ed esecuzione del piatto sono la stessa cosa ed accadono contemporaneamente.

E questa e' la ricetta: prendi molto idrogeno, anzi, gia' che ci sei prendilo tutto, prenditi molto tempo, anzi gia' che ci sei prendilo tutto, e fai apparire tutto all'interno di una pentola con molto, molto spazio, anzi gia' che ci sei, lo spazio prenditelo tutto. Accendi il fuoco, anzi accendili tutti, ma non tutti insieme, uno dietro l'altro, stella dopo stella, e lascia che tutto vada a posto per conto suo, dall'idrogeno all'ultimo elemento della scala, fino a che tutto sia spento. E questa e' l'entropia. Alla fine tutto e' spento e fermo.

Ma c'e' un altro modo anch'esso gastronomico di definire l'entropia: l'entropia e' quella cosa per cui se prendi un acquario puoi farne una zuppa di pesce, ma se prendi una zuppa di pesce non puoi farne un acquario. Eppure questo forse non e' vero, come cerchero' di dimostrarvi fra poco.

Lo Zen. Abbiamo bisogno dello Zen per chiarire cio' che voglio dire, o per meglio dire io ho bisogno dello zen. Ah, lo zen. A molti sembra facile definirlo, ad altri impossibile. A me sembra facilissimo almeno capirlo io; ma so quanto e' difficile dirlo agli altri. Io non ho raggiunto ancora il "nirvana, non sono Budda e nemmeno un "bodhisatva", ma credo di aver capito molto dello Zen. Ad esempio ho capito perche' se incontro il Budda, lo devo uccidere come dice un antico koan zen.

Per farvi capire la mia posizione vi diro' il parere di mia moglie: io non trovo niente di male nell'idea di reincarnarmi, trovo che i piaceri della vita valgano il rischio del dolore, e l'idea di morire e rivivere mille vite non mi convince, non ci credo proprio, non credo nell'aldila'; ma se fosse vero ne sarei ben contento; lei dice che questa e' la prova del fatto che io sono un'anima giovane, metre lei e' un'anima vecchia e dice tu lo zen lo capisci perche' dato che lo scopo dello zen e' il raggiungimento del nirvana, cosa che a te non importa, lo affronti con indifferenza e con indifferenza e leggerezza lo fai tuo; tanto che non te ne accorgi, non ti importa.

Non so se sia vero. Io so che quando ho letto il koan che diceva: se incontri il buddha uccidilo, io l'ho capito subito. Non ho intenzione di spiegarvelo, ma ho detto tutto questo solo per dirvi cosa e' lo zen per me, dato che qui, in questo momento, davanti a questo microfono e' l'unico che conti. Io credo che questa idea dell'entropia limitabile con la buona cucina sia una idea zen. Forse sbagliero', ma non credo.

Prima di tutto la cucina in se e' gia' un punto di arrivo successivo, in una evoluzione che comincia con la pura e semplice nutrizione. Non esiste vita senza nutrizione. La natura non e' ne' buona madre ne' perfida matrigna, e' solo un enorme ristorante dove figuriamo tutti sul menu' e siamo tutti seduti al tavolo. Ogni forma di vita su questo pianeta, tutti noi siamo pietanza e commensali al tempo stesso nel ristorante natura.

Questo vale anche per noi esseri umani e non pensate solo a tigri o leoni, ci sono batteri e virus che si nutrono di noi e ci obbligano a morire per continuare a riprodursi. La vita, si nutre di vita. E' vero che la vita vegetale per lo piu' si nutre di luce e di sali minerali, ma e' vero che anche fra le piante vi sono piante che si nutrono di altre pianete o di animali. Comunque almeno la vita animale si nutre di vita.

Ma anche le stelle si nutrono, in fondo: nascono, si evolvono, si nutrono di idrogeno che trasformano in elio ed altri materiali, forse, a volte, si riproducono, lanciando materia nello spazio che crea pianeti, infine muoiono, lasciando puri e semplici cadaveri sotto forma di stelle di neutroni o qualcosa di piu' imbarazzante come i buchi neri. Non so se buco nero suona leggermente osceno o ridicolo in Inglese come in italiano, ma questo e' il motivo per cui il sito mio e di Carlo Benedetti e Francesco Romeo si chiama in latino Nigralatebra.

Luomo mangia, come tutti i mammiferi, i vertebrati e le forme di vita animali e molte non animali di questo pianeta. Ma l'uomo ha alcune radicali differenze dalle altre forme di vita: alcune di esse sono evidenti e notorie, dal linguaggio estremamente complesso alla cosidetta intelligenza, dal pollice opponibile che solo noi fra i primati abbiamo ad altre particolarita' fisiche.

Ma fra le poche o molte cose che ci differenziano dagli animali nel loro insieme, forse l'unica che gli esseri umani fanno e gli altri viventi non e' come molti credono l'uso degli attrezzi ( gli scimpanze' ma anche gli avvoltoi capovaccai o le lon tre usano e creano atttrezzi, perfino per mangiare) ma il fatto che noi cuciniamo il cibo che mangiamo.

Gi animali possono arrivare a cercare, produrre perfino il loro cibo. Ma NON cucinano. Badate che ci sono perfino animali agricoltori: ci sono formiche che coltivano spore di funghi su foglie messe a macerare e mangiano i funghi: li coltivano, li mangiano ma non li cucinano. Gli scimpanze', non provvisti della lingua del formichiere, fabbricano un vero e proprio attrezzo, un rametto sottile da introdurre nel formicaio, per catturare le formiche. Ma non le cucinano. Gli avvoltoi capovaccai usano pietre per rompere i gusci delle uova di cui si nutrono e le lontre fanno altrettanto per le conchiglie. Ma non le cucinano.

E se e' vero che l'uomo cucina, e gli animali no, c'e' quindi fra noi e loro un ulteriore scatto di livello. Brillat-Savarin diceva: l'animale si nutre, l'uomo mangia, l'uomo di gusto sa mangiare. E qui c'e' gia' una traccia della validita' della mia tesi: una cosa che la forma di vita piu' evoluta del pianeta fa e nessuna delle altre, no potrebbe avere una sua necessita' cosmica.

E' vero che non e' detto che noi si sopravviva a noi stessi, e che se anche siamo la forma piu' evoluta ora, non e' detto che lo saremo ancora fra 100.000 anni o fra un milione. Personalmente pero' io sono ottimista. Sopravviveremo e ci evolveremo e resteremo umani finche' mangeremo e finche' mangeremo non potremo non cucinare. Quando non cucineremo piu' e quando non mangeremo piu' ma ci nutriremo di energia pura saremo forse molto cool (=fico), molto trendy, ma senza dubbio non piu' umani. E allora non ci interessa.

Ma per arrivare a quel punto dovremo mangiare e cucinare molto lungo la strada. E' vero che come in tutte le sue attivita' anche nel cucinare e nel mangiare l'uomo mette tutta la sua follia, che' siamo senza dubbio razionali ma anche folli.

Parte dell'idea del mio libro mi e' venuta avendo visto su una rivista italiana United Colors of Benetton questa foto. Il titolo dell'articolo dice che questo piatto offende il 67% delle religioni del pianeta ed oltre 2800 milioni di esseri umani: ed e' un semplice hamburgher, con pancetta, formaggio cipolle, coca-cola, una birra e poco altro.

D'altra parte a mio parere, e nel pieno rispetto di ogni religione, i divieti religiosi nei confronti di questo o quel cibo (tutti) non sono altro che piccoli, grandi momenti di paranoia. Fermo restando che ognuno ha il sacrosanto diritto di mangiare a gusto proprio e quello che gli pare sempre e comunque.

Restano comunque i tabu alimentari anche non di origine religiosa, e sia culturali sia assolutamente individuali.

Mangereste questo piatto di pasta? Mangereste degli insetti? Eppure gli insetti vengono mangiati in moltissime culture: le locuste di cui si nutre San Giovanni nel Deserto non sono una prova di fede nel mangiare un cibo disgustoso ma probabilmente un cibo iniziatico, e comunque un cibo perfettamente commestibile, ipercalorico e all'epoca molto apprezzato come una raffinatezza. A parita' di peso fra carne rossa e larve commestibili, ad esempio la quantita' di un hamburger, le larve danno tre volte le calorie i sali minerali e le proteine rispetto alla carne di manzo. Un antropologo ha mangiato i ragni insieme agli indiani Yanoami, e dice che sanno di nocciola. Io non ne mangerei, ma mangio il miele che in fondo e' la secrezione di una ghiandola perianale di un insetto.

Torniamo all'esempio di entropia che ho fatto prima: un acquario puo' dare una buona zuppa, ma una buona zuppa non puo' dare un acquario. Vero: nella trasformazione da acquario a zuppa si perdono troppi elementi, in molti modi: scartati, tagliati, evaporati e soprattutto in qualunque trasformazione chimica o biochimica una certa quantita' di energia si perde. Nemmeno prendendo altra energia, all'esterno del sistema "zuppa" si potrebbe ricreare l'acquario.

Ma un sistema c'e'. Unico metodo perche' questo accada e' far si che la zuppa sia cosi' buona da essere venduta ad alto prezzo, cosi' da avere soldi per ricomprare l'acquario. Forse e' solo un gioco di parole, un artifizio retorico. Ma forse no. Diciamo che se l'acquario da cui ho tratto la zuppa, o meglio il suo contenuto aveva un valore di 100 dollari, io devo solo cucinare quel contenuto cosi' bene da trovare qualcuno disposto a pagare 100 dollari per mangiarlo o forse anche piu'. Acquario che produce zuppa che produce denaro che produce acquario e' il percorso. E questo potrebbe accadere perche' come ha scritto qualcuno su Scientific American piu' di 18 anni fa, non ricordo chi, scusatemi " il denaro e' la massima concentrazione di energia mai prodotta dall'uomo"

Concetto affascinante, non trovate? Con del denaro io produco una centrale elettrica che produce energia che serve a produrre oggetti che venduti diventano denaro con il quale posso scatenare una guerra o creare un ospedale. O finanziare una ricerca. Che potrebbe produrre altra ricchezza sotto forma di energia e poi di denaro.e cosi' via all'infinito.

Ma se questo accade, accade perche' il denaro ha un'anima. Premesso, sia chiaro, che io sono un agnostico e non so se esista nemmeno la mia di anima, mi ha molto convinto un libro di un mio amico, Sergio Valzania, che raccontando di un suo viaggio in Grecia, dianzi alle monete raccolte in un museo ha scritto proprio questo: nella moneta invetata dai greci non aveva valore la quantita' di metallo (mai adeguata ai valori acquistati, al contrario di quanto si crede normalmente) ma il conio, tant'e' vero che il conio veniva copiato, falsificato altrove, su altri metalii piu' o meno preziosi>

Il denaro e' forse il primo oggetto che nasce con un'anima, il primo e forse l'unico. Ed ormai potremmo addirittura dire che, con l'esistenza del denaro elettronico, forse il denaro, se ha un'anima, e' l'unico fenomeno energetico puramente spirituale o almeno immateriale che si dia sul nostro pianeta: un fenomeno, una energia, in grado di spostare montagne ma che esiste solo sotto forma di bit, energia pura, all'interno di un computer. Solo che la quantita' di energia che rappresenta un milione di dollari in un computer di una banca ammonta probabilmente a pochi erg, pochi watt o quel che sia: poca roba. Ma un milione di dollari puo' spostare una montagna.

Potrebbe perfino essere vero che sara' il denaro a salvare l'universo dall'entropia, perche' no? Non vi sembri una bestemmia, anche se puo' sembrare troppo materialistico, non e' forse vero che e' il denaro che fa girare il mondo? Non la forza di gravita'. il denaro! Cessate di considerarlo come l'obiettivo dell'impenditore, del capitalista, come la caratteristica dell'uomo ricco, e consideratelo come una delle forze della natura, come la forza elettromagnetica, o la luce o quelle deboli.

Dato che e' il denaro che fa si' che voi possiate fare ricerca e sara' il denaro renderlo possibile nel futuro, sara' forse un adeguato ammontare di denaro che permettera' di scoprire il sistema per sconfiggere l'entropia e mantenere l'universo per come e' e permettergli di continuare ad evolversi o di crearne altri all'infinito. Chissa' forse il "big bang: oltre ad essere una ricetta ben eseguita e' stato anche il progetto ben realizzato e ben finanziato di qualcun altro, forse di Dio o di un qualche dio.

Se e' cosi' viene da pensare che la scoperta del modo di fermare l'entropia si realizzera' quando sara' economicamente conveniente che accada. O forse quando ci sara' qualcuno abbastanza ricco da decidere di comprarsi l'immortalita'. Per ora nemmeno Bill Gates ci potrebbe riuscire. O se ci puo' gia' riuscire, fra cento anni sara' ancora li' a comandare la Microsoft. Certo esiste sempre la possibilita' teorica di un patto con il diavolo. Anche se c'e' gia' chi dice che il diavolo e' proprio Bill Gates

E' anche possibile che in futuro, cosi' come non mangeremo piu', non cucineremo piu', non avremo piu' bisogno di denaro e ci sara' una qualche forma di societa' e di economia in cui non ci sara' bisogno di denaro in qualunque forma. Ma probabilmente anche in quel caso, non saremo piu' umani.

Altra considerazione interessante da fare a proposito del cibo, dell'entropia e del denaro. Molti di noi non credono di essere soli, in questo universo; molti credono che la' fuori ci siano altre forme di vita in assoluto e probabilmente, sperabilmente, altre forme di vita intelligente. Anzi, tanto vale sperare che siano forme di vita piu' intelligenti della nostra.

foto di star trek, men in black, indipendence day, ET

Tutti sappiamo, per lo meno fra gli appassionati di fantascienza, che esistono teorie che vogliono che gli alieni, se esistono, siano necessariamente intelligenti e pacifici, perche' altrimenti si sarebbero autodistrutti e, come noi, non potrebbero nemmeno sperare di poter raggiungere lo spazio se non con forme di cooperazione complessa. Investendo molto denaro e pensando a cosa portarsi appresso da mangiare durante il viaggio.

Mi sembra pero' evidente che questi alieni, buoni o cattivi che siano non sono altro che nostre proiezioni. A seconda dei momenti storici, nei film come nella letteratura di fantascienza, gli alieni rappresentano i nostri sogni o i nostri incubi, desideri e paure. Non sono un appassionato di ufologia, non credo esista una Area 51 piena di cadaveri di omini verdi; ed ho idea che, dato che c'e' un momento per ogni cosa sotto il Sole, come dice l'Ecclesiaste, vedremo poi quando sara' il momento; nel frattempo occorre solo aspettare o leggere buoni romanzi di fantascienza per puro divetimento e qui possiamo fare tutte le supposizioni che vogliamo.

E, per me, le domande sono state non tanto che forma hanno o se saranno capaci di costruire navi spaziali; quanto e soprattutto se saranno o meno capaci di (oppure obbligati a ) cucinare e ridere . Se sono vivi si devono nutrire in qualche modo. Cucineranno? Se sono vivi, sono al 99,9% destinati a riprodursi ed a morire. Saranno capaci di riderne?

Lo zen, spesso, racconta una storia per raccontarne un'altra; lo sto facendo anche io anche sto parlando di cucina

I fatto e' che la buona cucina e' la migliore premessa per la convivialita' e per l' allegria (che e' energia di campo che nace dal nulla) e quando si mangia in allegria si ride.

Io credo che sia il riso che combatte l'entropia , e' il riso ed il piacere che rallentano l'entropia tant'e' vero che il massimo assoluto del divertimento per molti e' raccontare barzellette dopo una ottima cena passata con sinceri amici.

Ma occorre chiedersi anche: perche' si ride?

Perche' Budda ride? Cosa c'e' da ridere? Se tutto e' illusione e quindi anche il piacere non e' che la premessa alla sofferenza, cosa c'e' da ridere? Ridere e' un piacere, e allora perche' il Budda ride?

Perche' sul fatto che il budda rida non c'e' dubbio, anzi. Le rappresentazioni del budda ridente sono molte, ma una delle piu' diffuse e' quella del budda seduto, panciuto e ridente, che in cinese viene chiamato Mi-lo-fo, in indiano Maytreia, in giappone Ho-tei, ed ovunque rappresenta la gaiezza e spesso viene rappresentato con un sacco colmo di doni e circondato da bambini.

Proprio come Santa Klaus, certo. Sapevate che "Babbo Natale", Santa Klaus e' seppelito in Italia, non molto lontano da qui, a Bari? Santa Klaus e' San nicola, era un russo del VI secolo dopo cristo, fu seppellito in Armenia, dopo molti viaggi, fra cui alcuni per cristianizzare il nord della Germania; faceva la "dote" come dono alle donne povere, ed i pirati italiani ne rubarono nel mediovevo il corpo e lo portarono nella cattedrale di bari.

Ma ho divagato.Torniamo a Budda, a Gotama, a Siddartha.

Lui aveva scoperto che la vita e' gioia ma anche sofferenza ed che occorre uscire dalla ruota della vita per raggiungere il nirvana o samadhi, anche se come sapete a me questo non pare molto convincente.

Pero' budda ride. Questo e' poco ma certo. Ed il saggio zen fra le tante cose che dovrebbe sapere dovrebbe anche sapere perche' se incontri il budda, devi ucciderlo. Perche? Puro nonsense asiatico? Hanno gli occhi stretti e ci vedono male? Non credo. Credo che attraverso la fimosi palpebrale, gli asiatici abbiano imparato a vederci anche meglio degli occidentali.

Io non ne sono sicuro, ma credo di aver capito. So cosa deve fare un saggio zen quando cucina: ho letto un bellisimo libro di Suzuki, nel quale. e' detto che fra le molte cose, la piu' importante e' cucinare in letizia. E credo anche che dietro ogni koan si ode una risata di qualcuno: forse e' una presa in giro, forse e' una risata di sollievo, forse e' divertimento puro, forse Siddartha ha veramente raggiunto la pace, e quello e' l'ultimo suo suono personale chissa'.

In conclusione: la fine dell'universo e' per ora certa, cosi' come e' certo che e' lontana e che molto probabilmente non saremo li' a vederla, non solo come individui, ma nemmeno come specie. Se avremo dei discendenti che fra diciamo 15 miliardi di anni saranno li' a vedere cosa succede, quasi sicuramente non avranno molto in comune con la specie umana, e' un periodo di tempo troppo lungo. Ma per arrivarci avranno bisogno di noi, della nostra capacita' di convivialita', delle nostre ricette e della nostra autorironia. Se no non ci arrivano.Non vivi.

Non va di moda dirlo ma io sono un postivista, un materialsita, ed un agnostico. Ho anzi l'impressione che in questa fine di secolo e di millennio i valori di fine secolo scorso siano piu' che mai validi, quindi di essere un positivista eccetera me ne vanto.

Qual'e' lo stato del nirvana per cui il budda ride? Non lo so e non lo sapro' mai.Ma visto che gli opposti si toccano, qual'e' allora il suo opposto, la negazione del nirvana, della felicita' del perdersi nel nulla? La felicita' della convivialita'.

Questa foto e' tratta dal "Pranzo di Babette", un film danese, di Gabriel Axel, tratto da un racconto di Karen Blixen (o se preferite Isak Dinesen), film che nel 1987 ha vinto il premio oscar come miglior film straniero. Nel caso non lo aveste visto ve lo racconto io brevemente. Babette e' una cuoca francese ospitata ed adottata ai tempi della Comune di parigi da una famiglia di luteraniossrvanti ed un po' bigotti anche se non aspri o cattivi. Dopo un certo numero di anni passati a cucinare cibi poverissimi per loro, Babette che e; una grande cuoca vince 10.000 franchi e li spende tutti per un pranzo da lei cucinato per far vedere a quelle brave ma un po' ottuse persone cosa vuol dire mangiare bene davvero. Alla fine del pranzo, affrontato con paura e diffidenza dai bravi ma ottusi danesi, il risultato e' la felicita' piu' totale, il piacere di stare insime ad altri amici per mangiare, il piacere di condividere un ottimo pasto, il migliore mai assaggiato nella loro onesta ma un po' ottusa vita.

Considerate la scena. E' una scena di gioia conviviale. E' una scena sempice, umana, che chiunque puo' comprendere: il buon cibo, ben preparato e ben servito, rallegra l'animo di tutti, anche di coloro che non ci sono abituati. E chi veramente non ama la buona tavola e chi non ama i bamini o gli animali (o Cameron Diaz), beh, secondo me non c'e' da fidarsene.

Ma considerate anche altre implicazioni di quella scena e di tutto il film.La cuoca viene letteralmente da un'altro mondo. E' una aliena, o alieni sono i danesi super religiosi ed un po' bigotti che la ospitano. La sua Parigi ed il suo ambiente sono letteralmente su un altro pianeta rispetto a quel luogo ed a quelle persone. Due mondi fra loro separati ed inconciliabili. Non comunicanti. Eppure, in quel momento non solo c'e' gioia. Io credo ci sia anche un forte ralentamento dell'entropia, non esisto a dire che credo vi sia un suo arresto, sia pur momentaneo.

Forse e' di questo che ride budda? Non lo so. Che esista poi un rapporto strettissimo fra la buona tavola, l'allegria e la felicita' ed il sesso, beh, e' cosa che come dicono i francesi, ca va sans dir. E notoriamente per i francesi il sesso, o l'amore se preferite, si accompagna con pane, formaggio e vino: il che vuol dire proteine, sali minerali, fibra, amidi, ed un extra di ebnergia disinibitoria, un vero e proprio sostentamento energetico rapido ed efficace all'attivita' sessuale. Vi lascio liberi di fare tutte le considerazioni che preferite da soli, parlarne io sarebbe un'altra conferenza. Credo pero' sia evidente che il sesso ben fatto aiuti a combattere l'entropia tanto quanto una cena ben fatta. Anzi: io ritengo di piu', ma veramente non voglio avventurarmi su questo scivoloso e scabroso percorso.

L'universo come tutte le cose, come tutti i meccanismi va "mantenuto", va curato, va alimentato, nutrito, protetto, sostenuto nella sua evoluzione. E quella della manutenzione dell'universo in qualche modo piu' che una scienza non puo' che essere arte, cioe' intuito, quindi razionalita' pura, libera da condizionamenti tecnici. Eppure arte in greco era tecne'.

L'intuito non ha nulla di irrazionale o di emotivo, l'intuito e' un gomitolo di filo, se lo si dipana e si tende il filo si vedra' la linearita' del ragionamento. Mentre spesso, troppo spesso, dietro la dichiarata razionalita' di una affermazione o di un comportamento si nascondono paure e pregiudizi, desideri e pulsioni quelle si' irrazionali. Non sempre, ma spesso si'. Io penso che sara' quindi l'arte a salvare l'universo, attraverso il suo mantenimento, e gli strumenti saranno per noi umani finche' saremo tali, umani, anche al buona tavola. Anzi, anche e soprattutto la buona tavola, giacche' vivere di soli elementi organici digeribili e sintetici, o di flebo, in ipotesi, e' senza dubbio possibile ma non credo ne valga la pena. Nero Wolfe diffidava di Voltarie, perche' era troppo magro.

L'arte in gnerare ed in particolare l'arte di ridere, di far ridere e soprattutto quella di saper ridere di se stessi.

L'autoironia, io credo, e' a massima forma di ralentamento dell'entropia.

Devo concludere e non so come farlo. Ho detto sia pure disordinatamente tutto quello che volevo dire. La vita si nutre di vita, la vita cosciente di se' e' probabilemente una scommessa che dio, o chi per lui, ha fatto contro se' stesso, sempre se c'e dio e se ama scommettere.

Da un lato il progettista dell'universo, perche' a occhio questo universo e' stato progettato, anche se non so da chi, si e' detto: ecco io metto le cose in modo che siano destinate a finire, ci vorra' tempo, tutto il tempo necessario ma finiranno, il gioco finira'; pero' faccio anche in modo che in questo tutto che finisce ci sia qualcuno che prenda coscienza di se e, se sara' abbastanza intelligente capira' come funziona tutto, in modo che se ne spaventi e poi riesca a riderne. E che riesca a riderne a tavola, mangiando con gli amici. In questo modo, ridendo, mangiando, comprendendo che certi problemi si risolvono dopo, forse trovera' il modo di invertire il corso delle cose.

Io scommetto che ce la faranno, si e' detto, e poi ha scommesso con se stesso che non ce l'avremmo fatta. E' evidente che lui, o lei, bara, dato che vincera' comunque: ma questo modo di giocare e' come andare alla roulette e puntare un dollaro su tutti e 36 i numeri. Uno solo uscira' e paghera' 36 volte la posta: pari e patta. Non mi sembra molto intelligente, quindi non dev'essere proprio cosi'.

Non so piu' che dire. Concludo allora con le parole di uno che non amava la buona tavola, ma che diceva di conoscere l'universo meglio di tutti, che lo zen praticamente se non lo ha inventato lui ma quasi, e che doveva essere comunque una persona simpatica, di nuovo lui, Siddharta, Gauthama, il Budda, e per l'esattezza finiro' con le sue ultime parole, che sono state, secondo la tradizione osservata da tutti i buddisti, queste: orsu' monaci io vi esorto, periscono tutte le cose; lottate senza tregua.