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Ci
siamo mai chiesti a che cosa servono i "generi narrativi?" Credo proprio di sì!
Ognuno ha la sua opinione in materia; anche io, ovviamente, ho la mia e ve la
"servo" qui calda, calda. Il sottoscritto ritiene che i generi non debbano essere
una specie di visione ortodossa che vada seguita con dogmatica devozione. Questi
ci devono essere d'aiuto per capire meglio una storia. Più che discutere
se un film sia più o meno fantascientifico, chiediamoci: che cos'è
la fantascienza? Come funziona e quali sono i suoi limiti e i suoi punti di forza?
Poi, domandiamoci la cosa più importante, ovvero: quale è il nostro
modo di vedere la sci-fi? Questa mentalità mi porta a ricercare sempre
nuovi collegamenti tra i vari generi narrativi e, ancora più spesso, a
ricercare dei "sotto-generi"; cosa che ho fatto in questo caso.
Dunque,
per "invasione biologica" io intendo quella tipologia di storia o film che parla
di un fenomeno naturale o di un'entità biologica extra terreste che entra
in conflitto con il nostro ecosistema e con la stessa razza umana. Non si trattano
di storie basate sulla classica invasione aliena, oppure, come accade per la space
opera (genere che io amo moltissimo), ambientate su galassie lontane. In questo
caso, è la terra il centro della narrazione e le astronavi spaziali e i
cannoni laser non giocano più il ruolo dei protagonisti. Per chiarire un
po' le idee, si possono citare dei film che rientrano in questa tipologia narrativa,
come ad esempio: L'invasione degli ultracorpi e La "cosa" da un altro mondo. Sempre
e comunque film americani! Tuttavia, dato che è un po' che mi occupo della
sci-fi della Regina, sono riuscito a pescare ancora una volta un film britannico;
il quale dimostra che il cinema europeo non ha poi molto da invidiare alle migliori
produzioni statunitensi di fantascienza. Sto parlando del bellissimo film L'invasione
dei mostri verdi una co-regia di Steve Sekely e del "non accreditato" Feddy Francis
(tit. or. The Day of the Triffids, 1963). Verrà successivamente ridistribuito
in Italia con il titolo Il giorno dei trifidi. Comunque, il film in questione
è tratto dal bel romanzo di John Wyndham, The Day of the Triffids.
Per
prima cosa, lasciatemi dire che si tratta di una pellicola di grande valore narrativo.
Difatti, la storia si sviluppa con fluidità e naturalezza, risultando sempre
e comunque intrigante. È un bel esempio di film di fantascienza senza un
vero punto morto, ovvero non ci si annoia mai! Si tratta di una prerogativa comune
ha molti film che trattano questo sotto-genere della sci-fi; basta pensare ai
due film americani precedentemente citati. Bene, si può tranquillamente
dire che opere di questo tipo trovano la propria forza nella storia e non negli
effetti speciali. Tutto ciò e molto lontano dalle odierne produzioni fantastiche,
che cercano di colmare enormi buchi narrativi, rimpinzando il povero spettatore
con luci, tric e trac, urla e tanta, troppa spettacolarità.
Parlando
della storia dei L'invasione dei mostri verdi, questa si basa su di un'idea eccellente.
Ovvero, un'improvvisa, quanto inspiegabile, pioggia di meteoriti ha reso praticamente
cieca la popolazione del pianeta. Sono rimaste pochissime le persone che hanno
mantenuto salva la vista e ciò è dovuto alle più curiose
e fortunate coincidenze. Il film vede come protagonista un burbero ufficiale della
Marina Mercantile di nome Mason (interpretato da un affascinante Howard Keel).
Lui, ad esempio, è scampato alla cecità, perché era ricoverato
in ospedale, con tanto di bende sugli occhi. Quando se le è tolte, si è
trovato davanti a un paesaggio agghiacciante, una Londra semi deserta e gran parte
dei londinesi ciechi che brancolano senza meta per le strade della città.
Mason decide allora di darsela e durante la sua fuga incontrerà prima un
ragazzina e poi un'avvenente biondona, a cui, da buon marinaio, farà il
filo. Ma la "cecità globale" non è l'unico problema per i terrestri:
dato che il pianeta è assediato dai trifidi (una pianta carnivora mutata
dalla stessa pioggia di meteoriti che ha accecato la Terra).
Contemporaneamente,
su di un faro perso in mezzo al mare un biologo marino corroso dall'alcol e sua
moglie vengono attaccati da un gruppo di trifidi inferociti. Durante il loro disperato
tentativo di difesa, i due scoprono l'arma che può liberare l'umanità
da questa terribile minaccia venuta da un altro mondo (già, perché
si sospetta che i trifidi siano di origine extra terrestre): l'acqua marina. Questa
è in sostanza la trama della pellicola. Anche con questo stringato riassunto
si può intravedere la dinamicità della storia.
Personalmente,
ritengo che il film di Sekely di punti forti ne abbia parecchi. Per esempio, esso
ci dimostra come sia possibile fare della buona fantascienza anche senza l'apporto
di una miriade di effetti speciali. Cosa che vale anche per capolavori come Ultimatum
alla Terra e il sopra citato L'invasione degli ultracorpi. La pellicola inglese
mischia abilmente fantascienza, tematiche ambientaliste: con la natura che si
rivolta contro l'uomo e, dulcis in fundo, una narrazione da vero e proprio road
movie. In effetti, gran parte del film mostra la fuga di Mason & co. attraverso
mezza Europa, alla disperata ricerca di qualche sopravvissuto che li possa portare
in salvo. I tre partono dall'Inghilterra per arrivare fino in Spagna. Durante
questa estenuante fuga dai trifidi, loro fanno diversi incontri e quello che scoprono
è sempre la stessa cosa: la Terra è oramai un limbo in mano a questa
piante sconosciute.
In
ogni caso, la bellezza dell'opera sta proprio nell'ottima caratterizzazione dei
personaggi. Questo è decisamente un aspetto comune a buona parte della
cinematografia fantastica britannica. Inoltre, si può notare come i personaggi
principali non siano proprio quegli stinchi di santo che troviamo a volte nella
sci-fi americana dello stesso periodo. Mason per primo è un vecchio lupo
di mare, il quale, anche se di poche parole, lascia tranquillamente intendere
che ne ha viste e fatte di cose. Per non parlare poi del biologo marino che salverà
l'umanità, scoprendo che i trifidi possono essere distrutti dall'acqua
marina. Costui è un alcolizzato depresso e scontroso, il quale ha deciso
di fuggire dal mondo e di sfogare tutta la propria delusione su di una moglie
innamorata che funge da sacco alle sue paranoie. Ancora una volta, possiamo notare
come in Europa, tra gli anni 50-70, la sci-fi fosse molto meno "eroica" di quella
americana. A mio avviso, si tratta di una "bella differenza" che tende a evidenziare
due culture diverse. Da una parte gli eroi statunitensi belli, senza macchia e
difetti. Dall'atra gli "eroi europei": scienziati scontrosi e intrattabili (il
Dott. Quatermass della serie omonima, per esempio) e protagonisti taciturni e
mica tanto puliti; come l'ufficiale Mason del film di Sekely.
In definitiva, un gran bel film. Bello perché può piacere a tutti; anche a quelle persone che con la fantascienza: "proprio no! Grazie!" La storia è coinvolgente e movimentata. Il soggetto ottimo e, in parte, innovativo. Tuttavia, quello che è veramente da apprezzare de L'invasione dei mostri verdi è la narrazione: dialoghi avvincenti, inquadrature chiare e sviluppo della storia fluido e continuativo. Un vero film e non solo un "film di fantascienza"; come del resto è quella pellicola immensa (opinione mia eh!) che è Ultimatum alla Terra, nella quale la fantascienza altro non è che una "scusa" per affrontare argomenti di ben altra natura; ma questo è un altro film e, forse, un altro articolo!
Riccardo Rosati